E  alla fine della storia la P4 potrebbe anche mangiarsi i pm. Avrebbe potuto essere l’atteso colpo fatale a Berlusconi, dopo Bunga Bunga, elezioni e referendum: l’inchiesta basata sul nulla, in cui si contesta l’impalpabile reato di associazione segreta al lobbista Luigi Bisignani, intimo del vicepresidente del Consiglio Gianni Letta. Poco più di un pretesto attraverso il quale sputtanare tutto il governo, dando in pasto all’opinione pubblica giudizi sui colleghi, sulle leggi, critiche a Berlusconi, insulti, arrabbiature. Il grimaldello è quello solito, le intercettazioni usate per fotografare lo squallore della politica,  mettere nero su bianco odi e rivalità e far saltare tutto il sistema berlusconiano. Questa volta però nel copione si è inserito un fuori programma. Certo il contenuto delle telefonate non dà del governo un’immagine idilliaca ma l’opinione pubblica nel complesso no deplora, l’indignazione non è quella sperata, le geremiadi dei vari Flores D’Arcais e Travaglio scaldano solo gli anti-berlusconiani più estremi.
E la politica, anche quella di sinistra, non cavalca l’indagine. Anzi: Antonio Di Pietro dichiara che nelle intercettazioni dei ministri non si ravvisano profili di reato. Massimo D’Alema lo segue a ruota. Francesco Rutelli arriva addirittura a proporre una legge che istituzionalizzi e regolamenti le lobby, cioè l’oggetto dell’inchiesta sulla P4.  Il paladino dell’Associazione nazionale magistrati Fini sentenzia che «sarebbe brutto se il governo cadesse per interferenze esterne alla politica» e arriva a chiedere una norma che regolamenti le sbobinature. Il vicepresidente del Csm, il terzo polista Vietti, si unisce: «non è mai troppo tardi per una legge del genere».  È fin troppo facile per il pdl Cicchitto chiedere «la fine del gioco al massacro»,  e per il ministro uscente Alfano presentare il conto: le intercettazioni costano tanto e rendono poco, e lo Stato ha un debito di un miliardo di euro causato dalle spese folli delle procure.

Stavolta il tiro al piccione Silvio non sembra riuscire. Una novità in parte possibile proprio per le attuali difficoltà del premier. Indagini e pm sono stati determinanti nel fiaccarlo. Adesso però il Caimano fa meno paura. Adesso anche la sinistra sente l’odore del potere e, con esso, la minaccia che le Procure libere di colpire impunemente rappresentano. L’obiettivo di ridimensionarle e rendere il Palazzo meno ricattabile sembra contagiare tutto il sistema politico. L’inconsistenza penale dell’inchiesta P4, la vacuità dell’attività investigativa, il velleitarismo di certe toghe appaiono così  evidenti a tutti. E non è da escludere che tutti spingeranno per rimettere nel loro recinto i pm. Lo strapotere dell’Anm rischierebbe di finire quindi come tutti gli strapoteri: per bulimia.
Chiunque mastichi e viva di politica si rende conto che l’inchiesta P4 manca delle basi, perché va a indagare le relazioni, le strategie, il dare-avere, in ultima sostanza l’essenza della politica. Ne dà un quadro sconfortante, certo ma non sufficientemente terribile da far crollare il sistema. E la politica reagirà  per sopravvivere. Speriamo sia la volta buona. di Pietro Senaldi,24/06/2011, Libero