Saremo venali, ma la cosa più interessante emersa fin qui dall’indagine sulla P4,una loggia talmente segreta da essere sulla bocca di tutti, è il costo delle intercettazioni telefoni­che che, trascritte su carta, hanno riempito la bellezza di 19mila pagine, al confronto delle quali Guerra e Pace è una «breve». Il debito accumulato dalla Giustizia con le aziende spe­cializzate nell’a­scolto delle conversazioni pri­vate ammonta a oltre un miliardo di euro. La sbalorditiva cifra non riguarderebbe soltanto l’inchiesta relativa ai presunti intrighi di Luigi Bisignani, che si ignora come facesse a intriga­re, visto che trascorreva tutto il suo tempo a dire bischerate al cellulare, anziché a conclu­dere affari.

Vabbè, transeat. Non siamo stati noi del Giornale ad accerta­re la somma investita dagli inquirenti per sa­pere la rava e la fava, più fava che rava, bensì il guardasigilli,Angelino Alfano,che ne ha rive­lato l’­entità durante una tavola rotonda orga­nizzata da Confindustria. La fonte della noti­zia è dunque autorevole. Speriamo che Giu­lio Tremonti venga informato della spesa. Co­sì si renderà conto dove prendere il soldi per abbassare le tasse: basta eliminare le intercet­tazioni inutili, stavo per dire cretine, e automa­ticamente le aliquote Irpef possono scendere almeno di un punto. Altro che spaccarsi la te­sta per individuare altri sprechi. Più spreco di questo… Sempre per essere precisi e documentati, aggiungiamo che non siamo noi ad afferma­re l’inutilità delle «spiate» elargite alla stampa negli ultimi giorni, ma addirittura il rappre­sentante di maggior spicco dell’opposizione: Massimo D’Alema,un politico con i baffi.Del quale riportiamo la dichiarazione: «Leggia­mo una valanga di intercettazioni che nulla hanno a che fare con vicende penali ma sono sgradevolmente riferite a vicende personali. Non è una cosa positiva».

E se lo dice lui, che è di sinistra e pertanto intelligente per definizio­ne, bisogna credergli. Concludiamo il nostro pistolotto giudizia­rio con una curiosità. Nelle pagine interne, il lettore avrà modo di dare un’occhiata ad alcu­ne fotografie. Ritraggono parlamentari (Scajola e Papa del Pdl) intenti a farsi i cavoli loro. Chi e perché li ha immortalati? I segugi di una Procura incaricati di tenerli sotto osser­vazione. Tutto regolare? Ci piacerebbe avere una risposta dal Csm, cioè dal Consiglio superiore della magistratu­ra. Al quale auguriamo buon lavoro. Il Giornale, 24 giugno 2011