La palma d’oro della settimana va al Te­st­imonial Universale e valoroso onco­logo Umberto Veronesi che ha detto: l’amore più puro è quello omosessuale, perché è fine a se stesso e non mira a pro­creare. Capisco il professor Veronesi, e non mi riferisco all’età grave, ma con la sua fama di tombeur de femmes e di pa­dre plurimo aggravato, con tanti figli, for­se vorrà scusarsi di aver ingravidato trop­po. Da estremista solitario, radicalizzo la sua tesi e la porto alle conseguenze estreme: se è così, l’amore più puro è quello del masturbatore che non conta­mina eros con i corpi ma vive la passione erotica allo stato ideale, nell’immagina­zione, appena aiutato da una mano. Ev­viva Onan, che non è la posizione eroti­ca del nano capovolto, ma è il biblico per­sonaggio che amava il sesso solitario, o se vogliamo elevarlo, il vizio leopardia­no. Quella sarebbe la vera purezza, pro­fessore, il sesso autarchico e idealista, al­tro che quel groviglio di corpi, quel pa­sticcio di saliva, sudore e sperma. Per non gettare il bambino con l’acqua spor­ca, Veronesi getta il bambino, così l’ac­qua torna pulita.

A nobilitarla, la sua tesi è l’applicazione della teoria di Scho­penhauer: per lui l’amore è una trappola della specie, si serve dell’istinto sessua­le per perpetuarsi tramite gli arrapati. Ma la teoria di Schopenhauer è caduta miseramente sul preservativo: con il condom, la pillola o la spirale, si aggira l’astuzia della specie per riprodursi, ep­pure non è cessato l’impulso erotico. Il suo messaggio, professore, è brutto, in una società senza figli e con famiglie in crisi. E non perché sia una marchetta ai gay, ma perché degrada il ruolo dei genitori e la procreazione.

Se l’omoses­sualità è pura, la paternità è sporca. Leg­gevo la battuta di Veronesi la mattina del 24 giugno. Era San Giovanni e per la prima volta nella mia vita non potevo fa­re gli auguri a mio padre e sentire ogni anno più flebile e accorato il suo ringra­ziamento. Se non ci fosse stato il suo amore impuro con mia madre, non sarei qui. E così i miei figli, e voi tutti, e lei, professore. Se quell’amore era impuro, preferisco vivere in una sporca società. Al diavolo la purezza. Il Giornale, 27 giugno 2011