Chi rinuncerebbe a un bel gelato quando la temperatura sale a trentacinque gradi? Pochi, pochissimi. La stragrande degli italiani è infatti golosa e ama il cono anche se costa quasi come una pizza margherita. Già, perché il giro di affari attorno a cialde e coppette ha sfiorato i 2 miliardi di euro nel 2010 e c’è da scommettere che quest’anno la cifra sarà superata per i rincari che non guardano in faccia a nessuno. Ma gli appassionati sono capaci di rinunciare alla verdura o alla frutta o all’intero pranzo pur di gustarsi il loro alimento calorico preferito. E poi si sa, un gelato può sostituire il pasto. Purché sia buono e genuino. Purtroppo, più gli ingredienti sono sani e più il gelato costa. Ma il prezzo dipende anche da dove si acquista. E in fatto di gelati il federalismo è già diventato una realtà. Al Nord (manco a dirlo) si spende molto di più. Da un’indagine di Altroconsumo emerge che Milano è la città più cara dove concedersi un cono: qui i prezzi oscillano tra 1,70 e i 2,50 euro per un cono piccolo e tra i 2,20 e i 3 euro del cono medio. Per acquistare un chilo di gelato, invece, si possono spendere dai 14 ai 24 euro, quanto un chilo di pesce spada. Un vero salasso. Segue a ruota Sorrento, che si contende il primato del secondo posto con Santa Margherita Ligure. Seguono Rimini e poi Roma. Per risparmiare bisogna scendere al Sud, molto al Sud. E arrivare a Palermo, città godereccia dove un cono piccolo a due gusti si può rimediare a un euro, mentre per un cono medio si spende dall’euro e cinquanta ai due. E poi ci sono le vie di mezzo. La campionatura è stata effettuata su 7 capoluoghi (Milano, Roma, Napoli, Bari, Genova, Rimini e Palermo) e 5 località di mare (Lido di Ostia, Sorrento, Santa Margherita, Mola e Mondello). E il costo varia molto, con una differenza vicina al 40% tra prezzo minimo e prezzo massimo.

Un’ingiustizia vera e propria per i golosi indefessi. Che si consolano almeno sulla scelta. Sono circa seicento i gusti disponibili (ne hanno fatto uno anche al pollo, per gli amici a quattro zampe) e dunque si può spaziare dalla liquirizia al puffo, dalla crema di riso al croccantino.

I gusti preferiti? Tengono testa, senza rivali, i classici. I più gettonati rimangono cioccolato, nocciola, limone, fragola, crema e stracciatella. Le soluzioni più creative, compreso le misture alla frutta esotica e non, scendono in secondo piano. Regge bene il pistacchio, ma solo se genuino e se fatto con i famosi pistacchi siciliani di Bronte. E visto che l’offerta diventa sempre più creativa, la domanda cresce di anno in anno. Tra gelati artigianali e industriali, le famiglie italiane spendono in un anno 1,9 miliardi di euro, per un totale di 82 euro a famiglia. Al Nord si scuce mediamente di più. Qui, per una media di 94 euro a famiglia, la spesa rappresenta il 52,9% del totale. Quella del Mezzogiorno è invece il 24% della spesa nazionale e si scende al 17% nel Centro Italia.