L’abbraccio tra Silvio Berlusconi e Angeli­no Alfano è di quelli liberatori. Da pochi minuti il ministro della Giu­stizi­a è stato eletto per accla­mazione primo segretario del Pdl. È come se la cavalca­ta iniziata diciotto anni fa fosse arrivata alla stazione di posta dove, dopo tante av­venture e battaglie, cavalli e cavalieri un po’ acciaccati si rifocillano e riorganizzano per continuare il viaggio. La commozione di Berlusconi è inedita.C’è un misto di or­goglio, felicità e perché no, di invidia generazionale e malinconia. Perché qual­che cosa cambia per sem­pre. Il monarca assoluto non abdica, anzi, ma il pa­dre padrone del Pdl ricono­sce ai figli l’autonomia della maggiore età. Ad Alfano, Berlusconi ha consegnato la copia delle chiavi di casa. C’è da fidarsi. A differenza di altri che in un recente pas­sato le chiavi hanno cercato di rubarle dalla tasca del ca­pofamiglia (per chiuderlo fuori), oggi una nuova gene­razione, quella degli Alfa­no, entra davvero e senza traumi nella sala comando del partito e della politica italiana. Il ministro non tra­disce le aspettative. Parla a braccio per quaranta minu­ti. Il tono e il piglio sono da leader. C’è il piccolo, giusto tributo alla retorica che si esige in una messa cantata. Il resto è sostanza, i valori so­no gli stessi di sempre ma le parole sono nuove (quelle sulla giustizia inattese) e ac­cendono oltre dieci lunghis­simi applausi che appaiono sinceri.

Che il partito sia unito at­torno al re Berlusconi e al suo progetto di monarchia parlamentare è un fatto che dopo ieri appare inconte­stabile. Il che non significa che quella di Alfano è una favola buonista con lieto fi­ne scontato. In politica non ci sono amici ma alleati e il comando lo si esercita non in base al potere formale ma a quello reale e ai risulta­ti. Tradotto: dentro la galas­sia del Pdl il neo segretario dovrà cercare il sostegno di una maggioranza interna che ancora deve uscire allo scoperto. Gli applausi di ie­ri non contraddicono ciò che accadrà da domani. Cioè che i vari capo corren­te, generali e colonnelli non faranno sconti a nessu­no. Esattamente come av­viene in tutti i partiti. La dif­ferenza rispetto al passato però è fondamentale: dalla questua lamentosa da pa­pà Silvio si passa al confron­to politico, dagli sgambetti tra bande clandestine alla conta tra correnti che si as­sumeranno pubblicamen­te la responsabilità delle lo­ro scelte.

Se il buongiorno si vede dal mattino, Alfano può far­cela. Anzi, deve farcela. Chi ancora ha qualche perples­sità se ne faccia una ragio­ne: non c’era e non c’è alter­nativa. Berlusconi cambia strada ma non molla. Come ha detto ieri il neo segreta­rio, nessuno ha fretta di ere­ditare lo scettro della guida.