Angelino Alfano Fli perde in un giorno solo “tre pezzi”: Andrea Ronchi, Adolfo Urso e Pippo Scalia. Un ex ministro, un ex viceministro e il coordinatore regionale della Sicilia per Futuro e Libertà hanno così deciso, dopo un periodo vissuto da separati in casa, di abbandonare Fini per approdare, almeno per il momento, al gruppo misto in attesa di aderire al progetto lanciato da Angelino Alfano di riunire tutti i moderati in una «costituente popolare». E così, quello che qualcuno definisce già come «effetto Mirabello», inizia ad incassare proprio il sostegno dei tre ex finiani. Un annuncio che fa esultare il Pdl (la notizia dello «strappo» la dà Ignazio La Russa dal palco di Mirabello con una platea che si alza in piedi per applaudire) e che getta nell’agitazione i «futuristi» i quali, nonostante fossero preparati all’imminente rottura, si stanno interrogando sulle strane coincidenze di una decisione ufficializzata proprio nella cittadina ferrarese considerata «sacro» alla destra finiana. Fu infatti a Mirabello che Giorgio Almirante passò il testimone dell’Msi all’attuale presidente della Camera e fu qui che Fini fece il suo discorso più importante dopo la rottura con Berlusconi lo scorso settembre. Così, se da una parte Alfano difende a spada tratta la posizione dei tre («Si tratta di una decisione libera, scevra da interessi di parte, dettata da un importante segnale di condivisione di un progetto ambizioso, quello di riunire i moderati, e per questo coinvolgente»), i vertici di Futuro e libertà fanno quadrato attorno al loro leader nel tentativo di sminuire l’accaduto. «L’uscita da Fli di Urso, Ronchi e Scalia è una non-notizia, essendosi posti da tempo fuori dal partito. La notizia, semmai, sarebbe stata la loro volontà di lavorare per il partito» è il commento del vicepresidente Italo Bocchino. Qualcuno si chiede, invece, se dietro questa mossa c’è lo zampino del Cavaliere. Tra questi Roberto Menia che sottolinea «la singolare coincidenza» di lasciare Fli proprio in questi giorni di fuoco per Berlusconi, dal Lodo Mondadori alla bufera giudiziaria del caso Milanese: «Sembra che abbiano deciso di andar via su sollecitazione di qualcuno che oggi è in grossa difficoltà…». Nessuna sorpresa, dunque, anche se l’immagine di un partito che perde pezzi non è piaciuta a nessuno. «Loro hanno ritenuto di tornare sotto l’ala berlusconiana – commenta il capogruppo di Fli alla Camera Benedetto Della Vedova – Noi no perché non faremo mai la riserva berlusconiana». Eppure ora per Futuro e Libertà la faccenda si complica. Perdendo tre parlamentari il gruppo a Montecitorio passa da 29 a 26 deputati è in base ai regolamenti dovranno essere rivisti, in ribasso, i contributi economici dati dalla Camera al partito. Ma la cosa che più potrebbe spaventare i finiani è la perdita di peso nelle Commissioni parlamentari e nei rapporti con i colleghi dell’Udc. Per quanto riguarda le Commissioni ci potrebbero essere problemi in quella per le Attività produttive dove siede Urso e in quella per le Politiche dell’Unione europea dove ci sono sia Scalia che Ronchi anche se, almeno per quest’ultimo, già si ipotizza un prossimo rientro al governo. Ovviamente al ministero per le Politiche europee che da quando lui stesso lasciò il 17 novembre scorso non è stato più assegnato. Un posto che comunque Ronchi dovrà contendersi con il leghista Marco Reguzzoni che dovrebbe lasciare il posto al maroniano Giacomo Stucchi alla guida del gruppo alla Camera. Più delicata la situazione con l’Udc che non solo sta prevaricando su Fli per la gestione e organizzazione della costituente del Terzo polo che si terrà a Roma il 22 luglio, ma è mira delle attenzioni da parte del Pdl che commenta: «Lo sgretolamento di Fli si ripercuoterà anche sul progetto del Terzo polo, e Casini si sfilerà prima che sia troppo tardi». Alessandro Bertasi