Il senatore del Pd Alberto Tedesco Sceneggiatura del film di una tranquilla giornata del Partito Democratico. Titolo: «Quel pomeriggio di un giorno da cani». Interno giorno. Parlamento italiano. Piano americano. Prende la parola un senatore della sinistra: «Sono innocente, arrestatemi». Manca solo il «viva Stalin!» finale per sprofondare nell’era delle purghe del Baffone. Il Senato della Repubblica vota. Il parlamentare del Pd Tedesco non va in carcere grazie ai voti del Pdl. Salvato dal nemico. Esterno giorno. Panoramica. Carcere di Poggioreale. Il deputato del Pdl Alfonso Papa varca la soglia del penitenziario. È la prima sera in cui non potrà riabbracciare i suoi due bambini. Il Pd ha votato per il suo arresto. Interno giorno. Parlamento italiano. Primissimo piano. Parla il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani: «Il Pdl, coerentemente ma in modo sbagliato, ha detto che i deputati non sono uguali ai cittadini: ha molti più voti al Senato e lì è passata la sua tesi». Libero Tedesco nel giacobino Pd. Interno giorno. Internet. Zoomata sul blog del Fatto Quotidiano. Scrive Debora Serracchiani, europarlamentare del Pd: «Chiedo al senatore Tedesco se la sua coscienza non gli imponga di dimettersi». Esterno giorno. Piazza Montecitorio. Dettaglio sugli occhi infuocati di Arturo Parisi, parlamentare democratico: «Troppe sono le domande che sulla vicenda Tedesco mi vengono rivolte: proprio in quanto suo compagno di partito». La sceneggiatura finisce qui, perché non c’è ancora il finale. Noi cinefili de Il Tempo ci auguriamo che questa pellicola ci restituisca un senatore che si dimette e si affida alla giustizia decantata dal Pd. Non si può pensare di sbattere in galera l’avversario e poi approfittare del suo onesto e drammatico voto per farla franca e sfuggire alle manette. Tutti dentro. Hanno voluto il cappio, hanno nutrito la bestia. Ora divorerà anche loro, che si dicono democratici. Mario Sechi, Il Tempo, 22 luglio 2011

…..Furbi e spregiudicati, come sempre, come nella loro lunga storia, i comunisti, post o ex. Con il concorso di disinvolti deputati  che nel segreto dell’urna hanno regolato i loro conti personali , hanno mandato in galera, senza processo e senza prove, il soldato Papa, deputato pdiellino, per dare più che una spallata, una lezione e un avvertimento a Berlusconi. Poi, al Senato, con il concorso dell’odiato nemico e facendo perno sul suo garantismo che non è a fasi alternate, hanno salvato l’altro soldato, Tedesco, dalla galera, peraltro “solo” domiciliare, benchè su di lui pesino ben più gravi indizi rispetto a Papa. Sono sciocchi i piedillini, o sono “banditi” i post o ex comunisti? Un pò l’uno e un pò l’altro. Ma in ogni caso ha ragione Sechi. La storia non può finire con Papa rinchiuso nel carcere di Poggioreale alla mercè di un PM le cui indagini sinora si sono rivelate grandi bluff e  con Tedesco parcheggiato comodamente nel gruppo misto del Senato. Se per Papa, stando al Supremo Tuttologo Fini,  il voto è stato “regolare” benchè, nonostante segreto e quindi affidato alla libera coscienza di ciascuno, sia stato di fatto “controllato” dai partiti che della libertà di coscienza hanno fatto strame,  per Tedesco è stato di certo “irregolare”, almeno sul piano della parità perchè il PD ben sapeva che il PDL,  ben più numeroso al Senato che alla Camera, sopratutto dopo il defilamento tattico e forse strategico della Lega,  avrebbe mandato “libero” il suo senatore. Sapendo ciò il PD ha fatto sì che la Camera si trasformasse in Tribunale anticipato ai danni dell’inerme Papa del quale non vogliamo difendere l’operato che non conosciamo ma il suo ruolo di vittima sacrificale sull’altare delle incongruenze. Ha ragione Sechi: tutti dentro. Altrimenti, per giustizia, o, almeno, per parità, tutti fuori. Anche Papa. g.