Roma - Altro che tagli e sacrifici per tutti. Altro che trasparenza e contenimento delle spese nella pubblica amministrazione. Alla Regione Lazio sarebbe pronta una delibera per raddoppiare quasi lo stipendio ai dirigenti del Consiglio: da 4.500 a 7.500 euro netti al mese, con un lordo annuo che passerebbe da 100mila a 175mila.
Secondo le nostre fonti sarebbe stata già discussa dall’Ufficio di Presidenza consiliare e ci si preparerebbe all’approvazione forse anche in settimana. Ma gli interessati ora assicurano che ancora non c’è la decisione definitiva.
Il fatto è che in questi anni, a via della Pisana, si è molto largheggiato nell’assumere dirigenti esterni all’organico regionale, con stipendi d’oro da 200mila euro lordi all’anno (circa 8.500 netti al mese) per la prima fascia e 100-110mila per la seconda fascia.
I dirigenti interni si sono risentiti e hanno chiesto un adeguamento economico. Due hanno anche fatto ricorso al giudice del lavoro contro l’assunzione ingiustificata degli esterni. Per evitare troppo can can attorno a questa storia ben poco edificante, la Regione vorrebbe metterli a tacere con il raddoppio di stipendio. L’assunzione di dirigenti esterni è consentita solo in casi straordinari (mentre qui parliamo anche di incarichi di nove anni) ed entro limiti precisi. «Ma oggi nel Consiglio regionale laziale ci sono cinque dirigenti esterni di prima fascia, invece dell’unico consentito. E ben sette di seconda fascia, «invece dei quattro massimo previsti dalla dotazione organica», dice Roberta Bernardeschi, segretario del sindacato dei dirigenti Direr. Che queste cose le ha già denunciate ad aprile in una lettera ai vertici di Regione, Corte dei conti, ministeri dell’Economia e della Pubblica amministrazione. Lettera caduta nel vuoto.
L’occasione per chiedere l’aumento di stipendio ai dirigenti interni è stata fornita su un piatto d’argento dal prepensionamento di alcuni colleghi e dal blocco del concorso per 25 nuove assunzioni, per una serie di ricorsi al Tar. Lamentando di dover lavorare di più, a causa dei posti vacanti, hanno preteso di arrivare ai livelli retributivi dei dirigenti esterni. Chi in Regione ci lavora assicura che il doppio carico di lavoro è fittizio. Ma se anche fosse diversamente, un aumento così sarebbe straordinario. Anche senza crisi.
Visto che nulla è ufficiale e trasparente non si sa quanti sono gli interessati: tra gli 11 e gli 8. Ed è facile immaginare che un così pesante scatto retributivo per loro provocherebbe un effetto a cascata, con pretese da parte di altri dirigenti. Magari anche i 17 capi di segreteria scelti da esponenti politici di tutti i partiti, equiparati ai dirigenti senza averne i titoli e premiati con stipendi di 4mila euro netti al mese. Per fare la proposta all’Ufficio di presidenza, una ventina di giorni fa, si è mosso il segretario generale del Consiglio regionale, Nazzareno Cecinelli, un signore da circa 11mila euro netti al mese, visto che ai suoi 210mila euro annui (il tetto massimo) ha aggiunto da ottobre (ma con decorrenza da luglio) altri 50mila, perché ha assunto l’interim di Direttore di servizio. Ora c’è un bando e questo secondo incarico andrà ad un altro dirigente esterno, sempre da 200mila euro all’anno.
Tutta l’operazione si è svolta in gran segreto per non far scoppiare polemiche. Ed è stato abbastanza facile perché l’interesse è trasversale ai partiti, come i dirigenti interessati. Il presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese (Pdl), sembra qualche dubbio l’abbia avuto, ma non ha detto di no. «Per ora è tutto fermo – spiega al Giornale – dobbiamo discuterne. E si tratterebbe solo del 25 per cento di stipendio in più». «Ci rendiamo conto – assicura il vicepresidente Bruno Astorre (Pd) – che in questo momento si chiedono sacrifici ai cittadini per la crisi, ma c’è una carenza dei dirigenti in pianta organica e aumenta il carico di lavoro sugli altri. Comunque, si tratterebbe di una delibera a tempo determinato, massimo un anno». Giuseppe Rossodivita, capogruppo dei radicali in Consiglio, dice di non saperne nulla: «Solo voci. Se fossero vere, si aggiungerebbe un altro tassello alla totale mancanza di trasparenza in cui vive la Regione. Oggi non dovrebbero aumentare di un centesimo la spesa per il personale, per evitare un possibile danno erariale».
.…..Ma sarà vero?! Se lo fosse non di impazzimento si tratterebbe ma di una vero e proprio atto delinquenziale per il quale occorre che intervengano i carabinieri (la Guardia di Finanza è impegnata in altre attività) per prenderli e portarli tutti a Regina Cieli. E avanti a tutti la signora Polverini, cioè l’ex capo di un sindacato che un tempo si fregiava dell’aggettivo “nazionale” intendendolo come valore e non come specificazione territoriale. Quella signora Polverini che negli ultimi tempi si è fatta notare,  più che per provvedimenti tesi a sanare vecchie questioni del Lazio e promuovere iniziative  di sviluppo in sintonia con quel che conclamava dai salotti televisivi nei quali, nel recente passato,  spesso era ospite,  per le arroganti aspirazioni a capeggiare nuovi movimenti politici e per le attrettanto arroganti arringhe infarcite di parolacce e romaneschi sberleffi rivolte ai suoi oppositori. Ebbene, la signora Polverini che era una signora nessuno sino a quando Berlusconi non ha deciso di adottarla e farla eleggere a capo della regione più “centrale” d’Italia,  se la notizia di questa delibera fosse vera, farebbe bene a intervenire e a impedire che essa sia adottata e resa operativa. Ovviamente ci auguriamo che la cosa sia finita sul tavolo del presidente Napolitano che dopo aver rinunziato a 68 euro mensili di aumento del suo appannaggio ha titolo a impedire che altri non lo imitino. Non fossaltro per ragioni di equità. g.