Silvio Berlusconi imbraccia le forbici e, nel suo discorso alla Camera, annuncia una raffica di tagli e di decise misure anticasta. Il menu è nutrito e va dal tetto europeo agli stipendi degli elettì e dei vertici della Pubblica Amministrazione fino a una nuova disciplina, ovviamente restrittiva, sull’utilizzo di auto blu. Senza dimenticare l’annuncio di una verifica sull’utilità di società ed enti pubblici con loro eventuale fusione e la promessa di una «razionalizzazione» delle province, tema su cui da mesi è in corso un braccio di ferro con la Lega.
Il premier, dunque, sceglie di tornare a un punto a lui caro e non estraneo al suo curriculum politico, visto che al di là delle tante chiacchiere e promesse firmate a turno dai vari partiti, i due grandi, veri provvedimenti «taglia-politica» vennero firmati dai governi da lui presieduti: il primo fu la riforma del 2006 che ridisegnava l’assetto istituzionale e dimezzava i parlamentari; il secondo la riforma dei servizi pubblici locali del 2008 che abbatteva il giardinetto di sottopotere delle società municipalizzate. Riforme entrambe bocciate attraverso referendum appoggiati da coloro che oggi cercano di indossare il vestito dei paladini anticasta.
«Il governo ha istituito una commissione per contenere gli emolumenti dei titolari di cariche elettive e dei vertici delle amministrazioni italiane riconducendoli ai valori medi europei» annuncia Berlusconi in aula. Un organismo sul quale è il ministro Renato Brunetta a fornire maggiori dettagli. «La Commissione governativa provvederà a raccogliere le informazioni necessarie a livellare – rispetto al livello medio dei sei principali Paesi dell’area euro – le retribuzioni dei titolari di cariche elettive e delle figure apicali dell’amministrazione. La Commissione è presieduta dal presidente dell’Istat Giovannini ed è composta da un rappresentante di Eurostat e da altri 3 esperti di chiara fama. Non prevede alcun compenso per i propri componenti. Entro il 1 luglio di ogni anno (quest’anno entro il 31 dicembre), la Commissione Giovannini provvederà all’individuazione di questa media». Questa operazione di adeguamento coinvolgerà 945 parlamentari e 124.893 tra presidenti delle regioni e province, sindaci e consiglieri regionali, provinciali e comunali. Saranno interessati anche i vertici delle amministrazioni e i componenti di organismi, enti e istituzioni: la Corte costituzionale, gli Organi di autogoverno della magistratura, il Cnel, Civit, Digitpa, l’Aaran, l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione, le Autorità indipendenti, la Consob e le Agenzie governative (ad esclusione della Banca d’Italia).
Linea dura anche sulle auto blu, con l’obiettivo di arrivare a una pesante riduzione delle circa 72mila vetture circolanti. D’ora in poi nei ministeri avranno diritto alle auto solamente ministri, viceministri, sottosegretari, capi di gabinetto, di dipartimento e del segretariato generale. Grazie a queste misure si prevede una riduzione di circa il 70% degli attuali beneficiari e, nel triennio 2012/2014, un risparmio complessivo di circa 900 milioni di euro. Berlusconi promette poi un intervento sulle province, «attraverso la cui riorganizzazione il governo potrà pervenire a un ulteriore contenimento della pressione fiscale e a una maggiore efficienza». Il premier ricorda anche che il Consiglio dei ministri ha già approvato la riforma costituzionale «che porterà a dimezzare il numero parlamentari e a contenere i costi dell’attività legislativa». E invita a procedere a una «verifica congiunta sulla ragion d’essere di società ed enti pubblici allo scopo di procedere a liquidazioni e fusioni». Un programma ambizioso sul quale è facile prevedere, fin da ora, il fiorire di un ginepraio di feroci quanto inevitabili resistenze.
……..La prova del fuoco l’avremo tra pochi mesi, cioè il 31 dicembre prossimo con la prima verifica  della commissione sugli stipendi di parlamenteri e burocrati. Vedremo se si è trattato solo di annuncio o di qualcosa di serio. Berlusconi con questo impegno si sta giocando il credito del PDL verso gli elettori di centrodestra che non gli rinnoveranno più la fiducia se anche questa volta le promesse non saranno mantenute. g.