Esiste un’ipotesi più sana e più credibile di Silvio Berlusconi al governo? Meglio le elezioni anticipate, un governo tecnico o un governo di unità nazionale? Il professor Gianfranco Pasquino e il professor Alessandro Campi, due politologi di diversa estrazione culturale, l’uno di centrosinistra ed ex senatore del polo progressista, l’altro di centrodestra ed ex consigliere di Gianfranco Fini, accettano il gioco di società (non così peregrino) del Foglio e si scoprono d’accordo: lo scenario più naturale e credibile è quello di un governo del centrodestra, con Pdl e Lega, allargato alle forze del Terzo polo e guidato da un uomo del Pdl, anche da Angelino Alfano. “Ma l’operazione richiede buon senso da parte di Berlusconi”, dice Pasquino. “Spetta agli amici del Cavaliere convincerlo a fare un passo indietro. Dentro il Pdl c’è gente capace, che potrebbe guidare un governo. Penso ad Alfano, ma anche a Formigoni e ad altri. Il premier sbaglia a rifiutare questa ipotesi che salverebbe la sua storia personale e politica, il suo partito e anche l’Italia nella difficile contingenza della crisi economica. Riportando nel centrodestra l’Udc di Casini e conquistando anche l’Api di Rutelli, Berlusconi chiuderebbe il proprio ciclo al governo completando una interessante operazione di ‘rifondazione’ del centrodestra. Penso che Gianni Letta e Fedele Confalonieri debbano insistere con il Cavaliere nel dire quello che pensa anche l’avvocato Gaetano Pecorella, non certo un nemico di Berlusconi, ovvero che il premier deve farsi da parte. Mi preoccupa che Berlusconi rifiuti questa ipotesi. Forse significa che non si fida nemmeno del suo partito e dei suoi uomini”.

Alessandro Campi, che ha da poco inaugurato un centro di studi politologici, l’Istituto di politica, descrive un’ipotesi del tutto simile a quella del professor Pasquino salvo aggiungervi una sfumatura: “Gli uomini intorno al premier devono ottenere questo risultato ‘convincendo’ Berlusconi, ma anche un po’ ‘costringendo’ Berlusconi. E’ necessario che si crei un grande centro nel Pdl, una forza capace di premere anche con le maniere forti, se necessario. Ma per arrivare a questo risultato nel Pdl dovrebbero riuscire a liberarsi dall’idea della mistica berlusconiana, ovvero dal riflesso che porta alcuni di loro a credere che prima di Berlusconi non ci fosse nulla e che dopo Berlusconi non ci sarà nulla. Non è così e alcune personalità politiche del Pdl credo lo sappiano bene, mi riferisco a Formigoni, ad Alemanno, ad Alfano, a Claudio Scajola, ad Antonio Martino che rappresentano gruppi organizzati. E poi a personalità singole, ma rappresentative come Giuseppe Pisanu”. Sia Pasquino sia Campi escludono ogni altra ipotesi: governi di unità nazionale ed elezioni incluse. “Le elezioni, con quaranta giorni di campagna elettorale e gli speculatori a volteggiare sul nostro paese, sarebbero un disastro”, dice Pasquino.

E l’unità nazionale? “Presuppone una cultura politica ormai uscita dal nostro orizzonte. Da anni, se maggioranza e opposizione collaborano, si parla di ‘inciucio’”, dice Campi. E Pasquino rafforza: “Si tratta comunque di un’ipotesi che avrebbe bisogno del consenso di Berlusconi. E se lui non è d’accordo a un governo del Pdl, figurarsi se vuole un governo col Pd”. Per entrambi i politologi il Cav. resta, dunque, la figura centrale, ancora padrone del proprio destino. Ha scritto ieri Marcello Sorgi a proposito della capacità del Cavaliere di resistere: “Sembra impossibile che possa riuscirci anche stavolta. Eppure in queste condizioni sarà un disastro se non riuscirà”.