IL “CAROGNISMO2 DI SINISTRA TRIONFA…MA NON PASSERA’
Pubblicato il 21 settembre, 2011 in Costume | Nessun commento »
La carogna è in agguato. Quando muore un animale politico, un’ideologia,una passione civile, lascia la carcassa con i suoi miasmi. Finisce un’idea, resta un rancore. Dopo il comunismo viene il carognismo. Vedo crescere il carognismo intorno a noi. L’antico spirito di guerra civile, l’odio e il disprezzo assoluto verso chi non è dalla parte tua, il proposito di eliminarlo si incarogniscono quando non hai un movente positivo e costruttivo, ma solo la sua carcassa, cioè resta il suo involucro di negazione e si sprigiona il gas mefitico della distruzione. Questo accade nei nostri giorni e non parlo solo della caccia al premier.
Dico, per esempio, la censura e il rogo per Falce e Carrello, che documenta i malaffari delle Coop e le loro sinistre protezioni, sono l’ultimo segnale inquietante. Il carognismo non entra nel merito dei dati e non contrappone altri documenti, no,chiede la riduzione dell’altro a cenere e silenzio. O il killeraggio incivile del ministro Sacconi impiccato a una battuta e umiliato, offeso e trattato da Sofri su Repubblica come un volgare demente e additato alla ferocia del pubblico come un losco servo della reazione.
O per farvi un esempio più piccolo e più vicino, gli insulti, le aggressioni incivili che ho subito per aver raccontato semplicemente la verità storica su una pagina bieca dell’ Avanti e di Pertini: quell’elogio infame di Stalin,dittatore sanguinario. La reazione non è stata di confutarlo, anche perché così evidente da non poterlo fare, e nemmeno un’assurda ma coerente difesa di Stalin, (di cui esistono ancora da Bologna a Savona vie Stalingrado). No, solo insulti e minacce, non ti permettere, non osare di sporcare il suo nome purissimo, vergognati, tu ignobile, tu venduto.
Mi era già capitato una volta a Genova in un convegno su Pertini, dove avevo ricordato accanto alle luci, le sue ombre e nessuno le contestava sul piano storico, no: chiedevano semplicemente di togliermi la parola, rumoreggiavano, qualcuno inveiva. E la volta successiva che tornai in quella città i nipoti dei predetti compagni assediarono l’università per non farmi presentare un libro. Sono episodi che se fossero accaduti a parti invertite, avremmo mobilitazioni mediatiche e culturali, agitazioni politico-sindacali. Non esiste qualcuno che possa avere idee diverse dalle loro e attingere a fonti storiche da loro ignorate; no, è sempre e solo, per definizione e a priori, un servo losco, un mercenario. Quel che spaventa è il dispositivo mentale che è alla base: se non la pensa come noi, eliminatelo, non fatelo parlare, bruciategli i libri, non fate circolare le sue idee o semplicemente i fatti che racconta. Di questa condanna a morte civile ne sanno qualcosa gli autori non allineati, totalmente cancellati dal carognismo culturale.
Non mi interessa stabilire se sia un residuo o un rigurgito di comunismo, di estremismo giacobino, di brigatismo o altro. La definizione riassuntiva è carognismo. Ai tempi di Stalin o delle Br si eliminava fisicamente il nemico, e poi magari lo si faceva sparire anche dalle foto; oggi lo si elimina mediaticamente, politicamente, giudiziariamente, culturalmente. Mi spaventa che ciò accada e abbia anche un suo consistente pubblico, eccitato dagli agitatori. C’è un carognismo passivo e un carognismo attivo. Se il carognismo spaventa, il pilatismo sconforta. Mi riferisco al silenzio ossequioso e omertoso degli altri, quelli di mezzo, appena interrotto da isolati e defilati vocii di dissenso. Temono di essere accusati di complicità col Male, e allora tacciono.
È lo stesso meccanismo del passato: se difendi il diritto di Caprotti, di Sacconi o di chi volete voi, sei dalla parte oscura delle forze maligne. Ti scoppia una grana che non ti dico, per quieto vivere e più quieto sopravvivere nelle posizioni di comando meglio abbozzare. E per timore di ritorsioni, i sé-pensanti, versione egoistica dei benpensanti, lasciano fare, dire, eliminare, anzi si accodano a fingere l’inesistenza di fatti, autori e storie differenti. Così nasce l’egemonia culturale del carognismo. Non concludo omeopaticamente, non chiedo di rispondere a carogna con carogna e mezzo.
Dico da un verso di continuare incuranti delle carogne a testimoniare quel che si ritiene essere la verità e dall’altra a non riprodurre il meccanismo carognesco gettando nel baratro chi non la pensa come te. Combattiamo il carognismo ma non pestiamo le carogne. Sforziamoci di pensare che anche i più subdoli e furenti carognisti hanno il loro lato buono, credono in buona fede alle loro convinzioni, non si può ridurre l’intera loro biografia morale, intellettuale ed esistenziale al lato carogna. È un esercizio duro e difficile di civiltà prima che di carità, a volte munito dei conforti religiosi… MARCELLO VENEZIANI