NAPOLI: MENTRE I PM SPIANO IL GOSSIP, LA CAMORRA FA SOLDI E UCCIDE
Pubblicato il 28 settembre, 2011 in Costume, Cronaca | Nessun commento »

Ossessionati dal premier e dalle indagini sul centrodestra (P4, P3 bis, voto di scambio all’estero, le frequentazioni del Cavaliere con Sara Tommasi, Cosentino e i casalesi, Cesaro alla provincia, Caldoro indagato per epidemia colposa, i filoni sui consiglieri del Pdl, prima ancora Saccà e le starlet televisive, eccetera) i pm napoletani sembrano dimenticarsi di tutto il resto.
I dati scioccanti dell’Antimafia, delle forze di polizia, delle camere di commercio, delle associazioni antiracket raccontano di una città ostaggio della malavita ( oltre 100 clan)per un giro d’affari da decine di miliardi.
L’ultima analisi semestrale della Dia è impietosa nonostante si rifaccia ai soli reati denunciati (dato che non corrisponde ai reati effettivamente consumati pari al doppio se non al triplo). Offre uno spaccato che la dice lunga sullo stato dell’arte a Napoli e nel suo hinterland.
OLTRE CENTO CLAN PER UN MARE DI COCA
Come diretta conseguenza di una pax camorristica dovuta al riequilibrio delle forze in campo uscite malconce dalle guerre fratricide (su tutte quelle fra clan Di Lauro e Scissionisti) e dallo smantellamento di alcune importanti famiglie a causa dei pentiti, gli omicidi risultano in calo. «Solo» 68 rispetto ai 106 dell’anno precedente secondo i dati forniti dalla corte d’Appello di Napoli e spacciati per un successo della magistratura quand’invece non tengono conto delle dinamiche sotterranee di una criminalità camaleontica che si riproduce a ciclo continuo. Gli analisti della Dia, per dire, non esultano nemmeno un po’ posto che la camorra nel 2011 incassa utili per 13 miliardi di euro (di cui oltre otto e mezzo dalla vendita degli stupefacenti) e ad oggi «ha svariati elementi di criticità» in uno «scenario fluido e instabile» che potrebbe sfociare, nella zona nord,in una nuova guerra.L’ultimo omicidio di tre giorni fa conferma che gli equilibri nell’area nord di Napoli sono nuovamente saltati: si va verso una nuova faida, come quella del 2004 tra Di Lauro e Scissionisti. Il continuo sequestro di armi e munizioni (un attentato è stato sventato tre giorni fa, il 25 settembre, con il ritrovamento in un tombino di un lanciarazzi anticarro a San Giovanni a Teduccio) indica che i gruppi criminali si stanno di nuovo armando per combattere. Il più aggiornato screening sulle famiglie camorriste «operative» quantifica in 39 clan e 6 gruppi minori in città oltre a 41 clan e 17 formazioni di secondo livello dei dintorni più prossimi. E ancora. Nell’ultimo anno lo spaccio di droga, in centro e in periferia, secondo le statistiche dell’«Osservatorio sulla criminalità» è cresciuto del trenta per cento. Addirittura il 310 per cento in più a Scampia, «un mondo a sé», l’ha definito il presidente dell’associazione Noi Consumatori, Angelo Pisani, «perché, nonostante la fine della guerra di mafia, è diventato un vero e proprio fortino blindato, nella sua più fiorente attività redditizia: lo spaccio».
IMPRESE STROZZATE ED ECONOMIA MALATA
Se l’economia napoletana è malata terminale la ragione è da ricercare nel cancro camorristico che infetta e manda tutto in metastasi. Sfogliando il rapporto della Camera di commercio della provincia di Napoli, su un campione base di 500 imprese, il 30 per cento degli addetti ai lavori considera «determinante» il ruolo che la criminalità organizzata ha sul territorio. I clan imperversano nell’edilizia (58,9 per cento), nel commercio (32,3 per cento), nei lavori pubblici (33,3 per cento) per un ritorno economico del 34 per cento sul totale fatturato dalle imprese. A detta del generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Mango, l’evasione fiscale ai piedi del Vesuvio cresce ormai vertiginosamente. Per non parlare dell’evasione dell’Iva (45%) e dell’Irap per oltre 60 milioni di euro. I portabandiera sono i colletti bianchi e i liberi professionisti, i miliardi di euro sottratti a tassazione (quelli scoperti dalla finanza, sia chiaro) ammontano a 2,6 miliardi di euro. La cifra reale è dieci volte superiore. Non solo la grande evasione: l’emissione dello scontrino nei bar e nei negozi a Napoli è un optional. Su 34.966 controlli, solo il 60 per cento è risultato in regola.
L’USURA IMPERVERSA MA FA POCO NOTIZIA
La piaga delle piaghe, quella col minor numero di denunce, poco perseguita dall’autorità giudiziaria, riguarda il fenomeno dell’usura. Il rapporto dell’associazione «Sos Impresa- Confesercenti » posiziona la Campania (e Napoli la fa da padrone) fra le regioni col più alto numero di commercianti vessati dagli strozzini: 32mila le vittime presunte, un terzo dei titolari di attività commerciali, un costante versamento di liquidi per interessi anche del 300 per cento, pari a un giro d’affari che sfiora i tre miliardi di euro l’anno. Nell’apposita «mappa della delittuosità nelle province italiane» Napoli è assolutamente in testa per quanto riguarda le truffe e le frodi informatiche (5.301), la ricettazione (1.451) le estorsioni (294). Il «Comitato di solidarietà delle vittime dell’usura » nel 2010 ha raccolto appena 61 domande su 84 presentate da vittime di estorsioni (deliberando un ristoro per 4 milioni di euro) mentre per l’usura le domande accolte sono state 20 su 51.
In crescita l’usura mordi e fuggi, con la restituzione dei prestiti, rincarati da interessi folli, entro le 48 ore successive.
IL FALSO FA GRANDI AFFARI MA IN PROCURA NON È DI MODA
Il gigantesco business della contraffazione (vestiti, scarpe, utensili, farmaci) è poco perseguito dalla procura nonostante l’invasività del fenomeno visibile a ogni angolo di strada stia portando, scrive la Dia, a «pesanti conseguenze negative in termini di fatturato e di immagine per le imprese produttrici e di distribuzione. La problematica si riverbera sull’erario con riferimento al mancato versamento delle imposte sui redditi e dell’Iva e si riflette sul mercato del lavoro, traducendosi in danno occupazionale, perdita di posti di lavoro e incremento della manodopera al nero e/o clandestina, nonché in mancati investimenti dei produttori stranieri che non sono interessati a investire in paesi ove la contraffazione è dilagante». La catena illegale di distribuzione delle griffe false prevede la vendita porta a porta, attraverso migliaia di ambulanti, per corrispondenza, tramite internet «ma anche lo smistamento attraverso le grandi catene commerciali che pongono in vendita prodotti falsificati accanto a quelli originali». Le aree del falso industriale resistono e si ampliano ai Quartieri Spagnoli, a Ottaviano, Palma Campania, Terzigno e San Giuseppe Vesuviano. In materia di contraffazione, invece, picchi registrano a Ponticelli e Barra San Giovanni (250% in più) e nella zona del porto (+ 120%).
I DATI CONFERMANO: È LA PATRIA DI FURTI E SCIPPI
Rubare una macchina, a Napoli, è come bere un bicchier d’acqua. Nessuno può sorprendersi, dunque, se in Campania le statistiche evidenziano in oltre 20mila l’anno i furti di auto (moto e motorini ancora di più) come testimoniato dai dati incrociati fra Viminale, Viasat, Aci e rivista Quattroruote . Solo a Napoli l’ultimo rilevamento conteggia in 14.908 le vetture portate via: più di quaranta auto al giorno, due vetture l’ora. Altro dato sconcertante riguarda i colpi negli appartamenti privati che quest’estate hanno raggiunto vette incredibili nei quartieri collinari (il 25% in più rispetto a l’anno scorso) con 1.200 case svaligiate a fonte delle 900 «ripulite» l’anno precedente. Se è vero che il trend degli scippi appare in leggero calo, negli ultimissimi giorni le forze dell’ordine registrano un’impennata di «strappi» di orologi, anelli, bracciali e catenine dovute al prezzo dell’oro salito vertiginosamente. Crescono i furti con «spaccata » (distruzione della vetrina e asporto della merce esposta) e i cosiddetti «cavalli di ritorno» (furto di un’auto,richiesta di mille o duemila euro per riaverla indietro).
VARIE ED EVENTUALI: LE ILLEGALITÀ DIFFUSE
Sono tanti i campi dove la magistratura non incide come dovrebbe. L’abusivismo edilizio è straripante. E restando al tema «case», poco si fa contro i boss che decidono l’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare nei rionighetto di Scampia, Secondigliano, San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli. Che dire poi della piaga delle baby gang. O delle mafie straniere, specie quella albanese e nigeriana. L’illegalità diffusa raccontata con amarezza dal presidente della corte d’Appello, Antonio Buonajuto (abusivismo commerciale, parcheggiatori abusivi e via discorrendo) va di pari passo alla gigantesca offerta della camorra di servizi criminali all’apparenza legali, così ben descritta anche dal rapporto ecomafia di Legambiente.Il quadro d’insieme fa paura. Ma è nulla al confronto con le performance sessuali del nostro presidente del Consiglio. Il Giornale, 28 settembre 2011
………….Oggi è il 28 settembre, e un tempo si celebravano le 4 giornate di Napoli, la rivolta spontanea dei napoletani, sopratutto degli scugnizzi, contro i tedeschi che avevano fucilato alcuni marinai, iniziata all’alba del 28 settembre 1943 e conclusasi dopo 4 giorni, appunto, con la cacciata dei tedeschi da Napoli. Oggi a Napoli si combatte un’altra guerra, quella della camorra contro lo Stato e mentre questa guerra impazza per le strade della città più bella del mondo, mietendo vittime e distruggendo tutto ciò che incontra sul suo cammino, quelli che lo Stato ha delegato a custodi e a difesa della legalità passano il tempo a fare i guardoni e i sentoni ( se si perdona il neologismo) dal buco della serratura e dallo spiraglio delle porte, dimentichi di tutto il resto.Povera Napoli! e poveri noi. g.