La secessione è un sogno e non si arrestano i sognatori, caro presidente della Repubbli­ca, Giorgio Napolitano. Che poi i sogni sia­no realizzabili o meno, questo è un altro di­s­corso di cui il capo dello Stato non si dovrebbe occu­pare. Si occupi piuttosto della sua sudicia Napoli che, al contrario del resto d’Italia, non riesce a smalti­re i propri rifiuti dovuti ad eccesso di consumi pagati da chi? In buona parte dai padani che lavorano sodo e che, in cambio, ricevono sputi e sfottò. Caro Napolitano, se i nostri problemi fossero tutti qui, nei vagheggiamenti di Umberto Bossi, nei suoi progetti onirici di indipendenza, saremmo un Paese fortunato. Invece siamo un Paese sfigato perché la metà di esso produce più del resto d’Europa e l’altra metà tira a campare alle sue spalle. I nordisti bronto­lano, protestano, si sono dati la Lega per illudersi, un giorno, chissà, di potersi organizzare in Repubblica autonoma che consenta loro di sgravarsi dal fardello meridionale. Ma si sono appunto limitati al mugu­gno, che è sempre stato un diritto dei popoli anche sotto le monarchie assolute d’altri tempi, e non han­no mai fatto del male a nessuno. Si sono sempre com­portati civilmente, sopportando con pazienza perfi­no gli insulti di Roberto Saviano, quello di Gomorra , che ha dipinto la Lombardia quale terra di mafia e ‘ndrangheta, come se i picciotti non fossero importa­ti dal Sud, ma allevati in Valtellina e in Valbrembana. Lei, caro presidente, dovrebbe avere la delicatez­za di non nominare invano la secessione e sapere che non sono i leghisti a minacciare la sopravvivenza dello Stato, ma i lazzaroni che sfruttano il Settentrio­ne e gli sputano addosso. Arrestare Bossi? Ma non ci faccia ridere. Lo ha guardato in faccia quest’uomo che, nonostante gli acciacchi e le malattie e pure l’età, è ancora lì a tenere insieme un popolo incazza­to nero, impedendogli di abbandonarsi alla dispera­zione? Le sembra un tipo che si arma e parte alla con­quista della Padania? Cerchiamo di essere seri: per commettere un reato bisogna disporre dei mezzi ido­nei a commetterlo. E a lei pare che la Lega abbia una forza anche solo poten­ziale per minare l’Unità d’Italia? Le pa­re che sia in grado di fare una rivoluzio­ne? O anche solo di vincere un referen­dum, che si ignora attraverso quali pro­ce­dure potrebbe svolgersi e dove svol­gersi? Non le viene il sospetto che il suo in­tervento inopportuno, in cui ha ram­mentato l’arresto di Aprile ( il separati­sta siciliano attivo oltre cinquant’anni orsono), serva soltanto a esacerbare gli animi anziché favorire la concordia nazionale? La colpa di Bossi è quella di ostinarsi a ostacolare la riforma dell’ età pensionabile e non quella di parla­re in modo suggestivo alla sua gente della Padania che, peraltro, non è vero sia un luogo della fantasia leghista, ma è un’espressione geografica autenti­ca, come ha precisato ieri sul Giornale il professor Stefano Bruno Galli. Non capisco perché si continui a questionare sul punto. La Padania c’è. D’altronde se c’è la Valpadana, dove si addensa la nebbia segnalata dai bollet­tini meteorologici, se c’è il Grana pada­no, se c’è il Gazzettino Padano , ci sa­ranno anche i padani, perdio. E allora la si smetta di prenderli in giro e, sem­mai, vengano ringraziati perché sono la spina dorsale di un Paese che da Ro­ma in giù ne è privo. Perdoni l’ardire, presidente. Ma invece di intossicarci l’anima con questa storia della seces­sione, rifletta piuttosto sul comuni­s­mo di cui lei è stato per decenni un ba­luardo. Quello sì era un pericolo non solo per la democrazia rappresentati­va (la dittatura del proletariato mica l’ho inventata io) ma anche per il siste­ma delle alleanze occidentali di cui l’Italia era una colonna, mentre il suo Pci faceva l’occhiolino all’Unione So­vietica, nostra nemica nella Guerra Fredda. Lei per questa sua scelta di allora, sbagliata e secondo me illegittima, fu forse intimidito dal Quirinale? Mac­ché! La dittatura del proletariato le ha addirittura spianato la strada per an­darci, al Quirinale. Le conviene sorvo­lare sui sogni di Bossi. Buon riposo. VITTORIO FELTRI, 2 OTTOBRE 2011
.…………..Era da mesi che non leggevamo un editoriale di Feltri altrettanto duro, anzi sanguigno, sul filo dell’ironia sfiorando il sarcasmo. Ma ci pare che Napolitano se la sia cercata questa “reprimenda” di Feltri che tra l’altro era emersa anche in un editoriale del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, che l’altro ieri si domandava: ma che c’è dietro questa improvvisa e piuttosto ingiustificata “uscita” di Napolitano contro la Lega che, pure, negli ultimi tempi, proprio per bocca di Bossi, non aveva lesinato elogi e attestati all’indirizzo dello stesso Napolitano? L’editoriale di  Sallusti si limitava a porre qualche interrogativo e a insinuare dubbi, oggi Feltri ha rotto gli argini ed è andato giù duro contro Napolitano. Certo ha esasperato i toni, sopratutto nella polemica contro i “sudisti” che non sono di certo tutti lazzaroni,  a favore dei “nordisti” che non sono tutti fior di galantuomini come li descrive nell’impetodella polemica  giornalistica Feltri. Ma c’è di certo che ha ragione Feltri quando sottolinea che il vagheggiamento leghista della secessione “padana” è appunto un vagheggiamento e paragonarlo al movimento secessioniosta siciliano  che fiorì e mori agli inizi degli  anni 50 dell secolo scorso,  guidato da Finocchiaro Aprile e sostenuto dalle “milizie” del bandito Giuliano,  è una assurdità storica, e sopratutto sinchè si limita ad essere vagheggiamento non è reato e non dovrebbe suscitare tanto clamore, alla luce, poi, delle altre ben sottolineate riflessioni di Feltri sulle contradditorie declamazioni secessioniste di Bossi che vanno a braccetto con le tante altre a cui Bossi ci ha abituato e verso le quali non ci sembra che ci sia stato nè preoccupazione nè interesse oltre quello fiolcloristico. Del resto, ben più gravi delle frasi di Bossi, sono gli incitamenti alla rivolta che vengono dal roberspierre de “noantri” Di Pietro,  rispetto ai quali Napolitano si è ben guardato dall’intervenire, neppure per condannarne duramente i toni. Perciò l’intervento a gamba tesa di Napolitano, ancorchè nel suo diritto, lascia perplessi e induce a chiedersi: cui prodest? Curiosità che si infittisce dopo la trasmissione di questo pomeriggio su RAI 3 “IN MEZZ’ORA” della solita Annunziata, dedicata oggi solo al gossip circa una presunta strategia della Lega per trasferire al Nord risorse industriali allocate nel Sud, strategia smentita categoricamente dall’amministratore delegato della industria chiamata in campo e supportata solo dai “si dice” di un ex leghista, l’ex direttore del quotidiano  della Lega, “Padania”, di certo non “terzo” nel riferire fatti che confermassero le tesi della giornalista comunista che ci è sembrata scesa in campo per dare una mano, diciamo così, a quella che Feltri ha definito “l’ipocrisia del Colle”. Ipocrisia che se consente a Napolitano di cogliere virtuali consensi non aiuta il Paese in questa fase assai delicata della vita politica e, sopratutto, economica. g.