OGGI IL VIA ALL’ASSALTO GIUDIZIARIO CONTRO BERLUSCONI
Pubblicato il 3 ottobre, 2011 in Giustizia, Politica | Nessun commento »
Oggi entra nel vivo a Milano il processo a Silvio Berlusconi per il caso Ruby. Qui non si parla di inchieste ma della più grande operazione di spionaggio messa in piedi da un potere dello Stato, la magistratura, contro un premier in carica. Spionaggio illegale non sulla sua attività pubblica o imprenditoriale ma sul suo privato. Manca il reato, mancano le presunte vittime. Nessuno degli oltre cento ospiti della villa di Arcore chiamati a testimoniare dopo essere stati intercettati e schedati, si è mai lamentato di alcunché. Anzi, semmai dagli atti risulta che Silvio Berlusconi è uno squisito e generoso padrone di casa. Lo dice anche la famosa Ruby, unica minorenne agli atti, la quale ha aggiunto di aver mentito al premier e a tutti sulla sua età e sulle sue generalità.
Quello che si apre è quindi uno spettacolo di giustizia mediatica, frutto del protagonismo e dell’odio di pm spregiudicati. Siamo al processo numero 26 in diciotto anni, senza che l’imputato sia mai stato condannato una sola volta. In compenso una condanna di fatto c’è stata eccome. Per difendersi Berlusconi ha dovuto sborsare oltre trecento milioni di euro ad avvocati e consulenti. Che se sommati al risarcimento- rapina di seicento milioni nella causa civile con De Benedetti, fanno un miliardo di euro (duemila miliardi di lire). È una cifra spaventosa – sarebbe un pezzo importante della manovra economica – pari a venticinque anni di utili che Berlusconi ha guadagnato come imprenditore. Mezza vita lavorativa bruciata per difendersi dall’accanimento giudiziario.
Ma non paga di avergli messo pesantemente le mani in tasca e impunita per i suoi errori, oggi su Berlusconi la magistratura mette in scena il suo ultimo spettacolo. Un branco di guardoni in toga proveranno a farci entrare nel letto del presidente. Per poi dire, assieme ai loro soci dell’opposizione, che un Paese normale non può rimanere inchiodato ai fatti privati del premier. Appunto, non può. In un Paese normale nessun pm avrebbe potuto fare come la Boccassini e compagni. Li avrebbero cacciati con infamia dalla magistratura per attentato contro lo Stato. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 3 ottobre 2011