Fininvest accusa: la sentenza della Corte d’appello di Milano che condannò il gruppo di Berlusconi a versare 560 milioni alla Cir di Carlo De Benedetti è stata stilata alterando, tagliandone i passaggi decisivi, una sentenza della Cassazione. Per questo Fininvest chiede al ministro della Giustizia e al procuratore generale della Cassazione di aprire un procedimento disciplinare a carico di Luigi de Ruggiero, Walter Saresella e Giovan Battista Rollero, i tre magistrati d’appello che nella primavera scorsa disposero il megarisarcimento a favore dell’editore di Repubblica. In sostanza, ai tre magistrati viene contestato “un errore grave e inescusabile”, se non addirittura la malafede. Al centro dell’esposto c’è un tema cruciale della causa tra il Cavaliere o l’Ingegnere relativa al controllo della casa editrice Mondadori. Nel 1991 una sentenza della Corte d’appello di Roma assegnò a Berlusconi la vittoria, aprendo la strada alla spartizione della casa editrice. Cinque anni dopo si scoprì che uno dei tre giudici che diedero ragione a Fininvest, Vittorio Metta, era stato corrotto. Dopo quella scoperta, la Cir di De Benedetti ha chiesto che le venissero risarciti i danni causati dalla sentenza di Metta: ed ha ottenuto il gigantesco risarcimento (750 milioni in primo grado, ridotti a 560 in appello) che Fininvest ha già provveduto a versare. Ma una delle tesi difensive dei legali di Berlusconi è sempre stata: prima di chiederci i danni, Cir avrebbe dovuto chiedere ed ottenere l’annullamento e la revoca della sentenza del 1991. Poichè questa domanda non è stata mai fatta, la richiesta di risarcimento è inammissibile. Questa tesi è stata respinta sia dal tribunale di Milano che dalla Corte d’appello. Ma oggi, con l’esposto disciplinare, Fininvest sostiene che la decisione della Corte d’appello è basata su un orientamento della Cassazione sforbiciato qua e là, e che letto per intero darebbe ragione al Biscione. Negli ambienti della Corte d’appello di Milano, si fa presente che in realtà la sentenza “sforbiciata” veniva citata in tutt’altro contesto, e per motivare tutt’altro passaggio della decisione. Ma la sostanza cambia di poco: l’esposto disciplinare contro i giudici della Corte d’appello milanese segna un altro passaggio dello scontro tra le imprese del Cavaliere e la magistratura, cui fa compiere un ulteriore salto di qualità. 4 OTTOBRE 2011