Indignati a Roma, black bloc nel corteo. Guerriglia e cariche in centro Dialogo o repressione? Se si vuol sperare di potere parlare, se si conta di potere ascoltare e comprendere le idee altrui, deve essere chiaro che non si sfonda, non si brucia e non si aggredisce. Chi lo fa va dritto in galera, non a un dibattito. Già in passato c’è chi s’illuse di convivere con “compagni che sbagliano”, e fu una tragedia. Tollerare oltre quel che succede è un oltraggio alla legge, ai cittadini e anche ai manifestanti che vedono compromessa e corrotta la loro protesta. Mi preoccupano i gruppi organizzati, che partecipano ai cortei al solo scopo di scatenare la violenza, ma mi preoccupa anche il giustificazionismo, il farsi belli nello stare dalla parte di non si sa chi, il moto snob del dire: avete ragione, ma, suvvia, cercate di non rompere troppo. Chi ragiona così è il degno padre di giovani indirizzati allo scontro con il muro della realtà. Con una differenza: quei padri disgraziati si mantennero a carico della spesa pubblica e contraendo debiti, questi figli, doppiamente disgraziati, non solo vengono da cotanta schiatta, ma tocca loro pagare. I giovani hanno molte ragioni per ribellarsi e per voler svellere il mondo dei loro padri. Ma in direzione opposta a quel che gridano. Si guardino dai cattivi maestri, che sono i somari e i profittatori di sempre. Le “avanguardie” di un tempo sono finite a far lobby per se stesse, riuscendo a farsi pagare per far finta d’essere “contro”. Non invidiateli, compiangeteli. I cortei del nuovo secolo assediano le società di rating e le banche, quando non le sfondano. Sbagliano indirizzo. Certo, l’economia finanziaria ha provocato guasti enormi. Talmente grandi che anche chi vi ha partecipato ritiene prudente star dalla parte dei manifestanti. Ma la causa è nella debolezza della politica (dello Stato), nella sudditanza delle idee agli interessi immediati, nell’avvizzirsi della progettualità a favore della convenienza. Guardate, cari ragazzi, che potreste trovarvi con i vari governi al vostro fianco, nel mentre insultate gli gnomi della finanza. Se pretendete di restituire alla Banca Centrale Europea la lettera che ha inviato al governo italiano (dove sono scritte cose giuste e ovvie) va a finire che un bacio sulla fronte ve lo danno Berlusconi e Tremonti, che, come voi, preferiscono prendersela con chi indica i vincoli, piuttosto che con chi non rimedia ai mali (ovvero loro stessi e i loro colleghi d’inutile opposizione). Certo, si deve bloccare la speculazione sugli spread, ma questo non eliminerà affatto il bisogno di tagli alla spesa pubblica. Spesa che, ove mai vi fosse sfuggito, è pressoché totalmente corrente e finanzia le vostre famiglie a scapito del vostro futuro. La realtà, come vedete, è un filino complessa. Stesso discorso sulle pensioni: in famiglia avete gente che ci campa, mediamente bene e mediamente per troppo tempo, voi, invece, ci camperete poco e male, tendente a pochissimo e malissimo. Però, vi siete accorti che a darvi ragione ci sono gli stessi che hanno creato questo sistema? Non so quanti di voi credano alla moltiplicazione di pani e pesci, ma sappiate che la pratica non è consueta, sicché se non volete pagare a vita la pensione degli altri, per poi non averla, se non vi piace che lo scalone per chi va in pensione troppo presto venga tagliato (come è stato fatto) a spese dei co.co.co, che ingiustizia più grande era difficile, dovete chiarire e chiarirvi che i vostri interessi sono antagonisti alla conservazione di questo esistente. Attenti ad abboccare alle minchionerie di chi vi indica il “grande nemico occulto”, il “grande manovratore del mondo”. Non esiste. Già prima di voi in molti credettero di doversi battere contro il Sim, lo Stato imperialista delle multinazionali. Fecero una pessima fine, e non poteva essere diversamente. Gli interessi forti sono diffusi, ecco perché fare le riforme è difficile. Non distraetevi con le bubbole, andate al sodo, chiedete quel che avete diritto ad avere: scuola formativa, mercato competitivo, meritocrazia. Al tempo stesso: solidarietà verso i più deboli e giustizia che funzioni, per e su tutti. Se, invece, sfascerete per rivendicare l’illusione di potere avere senza produrre, discettando di diritti e dimenticando i doveri, sarete i degni figli dei vostri padri. E non è un complimento. Davide Giacalone, 16 ottobre 2011