Contro i delinquenti che sfasciano le città, l’onorevole Di Pietro ha proposto leggi speciali. Fa come il piromane che appicca l’incendio e poi invoca l’arrivo dei pompieri. Se lui, e i suoi soci di sinistra, non avessero dato in questi anni copertura politica a quei bravi ragazzi dei centri sociali, se avessero invocato la cultura della legalità non solo contro Berlusconi, se non avessero difeso una giustizia ideologica che non ha mai osato agire davvero contro violenti e mascalzoni, se non avessero santificato Carlo Giuliani e linciato i poliziotti e i carabinieri del G8 di Genova, se insomma questi signori si fossero comportati con senso di responsabilità nei confronti del Paese, oggi non saremmo qui a pensare a leggi speciali. Già, perché sarebbe bastato applicare quelle ordinarie per stroncare la nascita di cellule eversive.

E forse siamo ancora in tempo, a patto che da oggi si cambi registro. Non mancano le leggi. Manca chi le faccia applicare almeno con gli stessi rigore e severità usati nei confronti dei cittadini. I quali non possono occupare case abusivamente, non possono operare in un regime di non fiscalità come avviene nei centri sociali, non possono danneggiare beni pubblici e privati, non possono minacciare né portare con sé, e usare, armi improprie, né girare per le strade a volto coperto. A quando risale l’ultima perquisizione in uno dei tanti centri sociali dove è noto a tutti che ci si allena alla guerriglia?

L’eventuale legge speciale dovrebbe comporsi di un solo, semplice articolo: la ricreazione è finita. E se poi ci scappa il morto? Peggio per loro. Anche i rapinatori mettono in conto che possono morire sul lavoro, non per questo abbiamo abolito o lasciato nel limbo il reato di rapina. Se invece di intercettare il presidente del Consiglio (cosa illegale), i pm spiassero i leader dell’autonomia, farebbero certo miglior servizio al Paese tutto e forse riuscirebbero a sventare agguati come quello di sabato. Ma non illudiamoci. Se non si rompe la cappa di buonismo ipocrita che soffoca il Paese (lo stesso che ha permesso l’invasione impunita di migliaia di clandestini) le cose non cambieranno.

Già in queste ore ci sono segnali di voler ribaltare sul governo e su altri la responsabilità di quello che è successo. Come la ridicola caccia a fantomatici infiltrati o il processo a presunte responsabilità di chi ha gestito l’ordine pubblico.Non vorremmo che, come già visto al G8 di Genova, a pagare, in ogni senso, alla fine fosse solo chi stava dalla nostra parte. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 18 ottobre 2011