L’Italia domani deve presentarsi al vertice europeo con un pacchetto di riforme credibile. È il nodo previdenziale quello che va sciolto subito. In Europa siamo noi quelli che sbagliano, non gli altri. La coesistenza delle pensioni d’anzianità e di vecchiaia deve finire. Per il bene dei conti dello Stato e delle generazioni future.
Scaricare il debito sui giovani è un delitto. C’è una generazione – quella dei nati tra il 1940 e il 1950 – che ha beneficiato della spesa senza controllo (cioè del debito) per finanziare il proprio impiego nel settore pubblico e il pagamento della propria pensione, spesso baby. Basta leggere un ottimo studio su lavoce.info per rendersene conto. I figli di quella generazione cresciuta a debito non solo non hanno alcun beneficio, ma pagano il debito accumulato dai padri. Come? Con l’inasprimento delle tasse e l’aumento del costo dei servizi, dalla scuola ai trasporti. É un gioco al massacro del futuro che va interrotto e non proseguito con i nipoti.
La Lega, la sinistra e i sindacati mettono i padri contro i figli. Come fanno questi campioni di solidarietà ad appoggiare gli indignados, ammesso che questi ultimi abbiano capito la vera posta in gioco? Su questo tema la consapevolezza rasenta lo zero. Ma sono altrettanto certo che se a un genitore viene spiegato quel che sta accadendo al figlio, egli non si sentirà per niente rappresentato da questo blocco conservatore e irresponsabile. Come faccia invece Bossi a difendere l’indifendibile invece per me resta un mistero.

La riforma da fare è di una semplicità disarmante, ma i piccoli calcoli elettorali finora hanno offuscato i grandi scenari sul futuro del Paese. Allinearci all’Europa significa cancellare l’anomalia delle pensioni d’anzianità. Il governo studi una transizione – ho scritto «transizione» non «diluizione» – e dia l’annuncio ai mercati. Berlusconi non può accontentarsi di una riforma mite, senza ambizioni. Un ritorno alla legge Maroni, giusto per intenderci, è un brodino che non risolverebbe il problema dei conti e ci lascerebbe lontani dalla media europea del collocamento a riposo. La sinistra tutto questo non può farlo. Al Cavaliere basta il coraggio.  Mario Sechi, Il Tempo 25 ottobre 2011