Gianfranco Fini l’altra sera a Ballarò se l’è presa con la pensione baby della moglie di Umberto Bossi, che quiesce dalla verde età di anni 39 al pari di altri 500mila dipendenti pubblici o parastatali che poterono approfittare della legge Rumor. Almeno avesse citato la fonte della notizia, che è il libro Sanguisughe di Mario Giordano. Quando il ministro Mariastella Gelmini gli ha rimproverato la caduta di stile, il presidente della Camera ha risposto parafrasando Caterina Caselli: la verità ti fa male, lo so.
E allora, verità per verità, parliamo della pensione e dei privilegi di Gianfranco Fini. Che non sono paragonabili nemmeno alla lontana con le somme percepite dalla sciura Bossi. Fino a non molti anni fa, i parlamentari prendevano il vitalizio e il cosiddetto assegno di solidarietà (una sorta di liquidazione) anche senza mettere piede nei palazzi del potere, come fece Toni Negri.
Oggi le regole sono più severe. Ma non così rigorose come quelle che il leader di Futuro e libertà invoca per i lavoratori normali, magari sbertucciandoli se hanno un impiego al Nord e votano Lega. E questa severità tocca solo parzialmente Fini. Infatti la riforma del 1997 (vitalizio non prima dei 60 anni e con una legislatura completa alle spalle) ha salvaguardato i diritti acquisiti. Cioè, vale soltanto per chi è entrato in Parlamento per la prima volta nel 2001. E l’ex delfino di Almirante calca il Transatlantico dal lontano 1983.
Per i comuni mortali, Fini propone di elevare l’età pensionistica a 67 anni abolendo la pensione di anzianità. Viceversa, se la legislatura finisse domani, il presidente della Camera (che compirà 60 anni tra due mesi, il 3 gennaio 2012) avrebbe già diritto alla pensione e alla «liquidazione». Immediatamente, a prescindere dall’anagrafe.
Non è il solo a fruire di questo trattamento: per fare un esempio fra i tanti, il suo braccio destro Italo Bocchino, se non fosse rieletto dopo la scadenza naturale di questa legislatura (cioè nella primavera 2013), potrebbe godersi la pensione a 45 anni.
A quanto ammonterà la pensione di Fini? Il calcolo è abbastanza semplice. Considerati i lunghi anni di presenza in Parlamento, il numero di legislature (questa per lui è l’ottava) e l’ammontare delle indennità percepite, il leader del Fli potrà contare sul massimo previsto dalle leggi, cioè al 60 per cento dell’indennità di parlamentare. Il che equivale a 10.631 euro lordi al mese, pari a 6.434 euro netti. Non rientra in questo computo l’indennità di presidente pro tempore di Montecitorio, che è pari a quella di un ministro e che va a sommarsi alle numerose voci dello stipendio di parlamentare.
Al vitalizio si aggiunge l’assegno di fine mandato, quello che una volta i lavoratori chiamavano liquidazione. Per i nuovi parlamentari tale assegno non può superare l’80 per cento dell’indennità lorda moltiplicata per i cinque anni di legislatura, all’incirca 45mila euro netti. Ma Fini godrebbe di una somma molto maggiore in quanto, come già visto, a un vecchio parlamentare non si applicano le sforbiciate apportate dalle nuove norme. Per avere dei paragoni, nel 2008 Violante incassò 271mila euro, Mastella 307mila, Sanza 337mila e il recordman Cossutta ben 345mila. Fini è sulla buona strada per battere questo primato.
Non è finita. Perché la pensione da parlamentare gode dell’ineguagliabile facoltà di sommarsi ad altri eventuali redditi. E Fini potrebbe cumulare la pensione da giornalista erogata dall’Inpgi, l’istituto previdenziale autonomo. Il giovane Gianfranco fu assunto al Secolo d’Italia, l’organo di stampa del Movimento sociale, nel 1977 come praticante; divenne professionista nel 1980 e si mise in aspettativa nel 1983 dopo l’elezione alla Camera.
Infine, in qualità di ex presidente dell’assemblea di Montecitorio, Fini avrà diritto – come i suoi predecessori – a ulteriori privilegi esclusivi come l’auto blu, la scorta, uffici riservati, personale di segreteria, viaggi gratis per un certo numero di anni. Il Giornale, 27 ottobre 2011
……FINI APPARTIENE ALLA CONGREGA DEL FAI COME TI DICO E NON FARE COME FACCIO. E I SUOI SEGUACI SONO TUTTI COME LUI, DA ROMA A TORITTO….g.