L’UNICA SOLUZIONE E’ IL VOTO
Pubblicato il 12 novembre, 2011 in Politica | Nessun commento »
Il Giornale e il Foglio in campo a Milano per dire no al governo tecnico. Sul palco del teatro Manzoni di Milano sono saliti Alessandro Sallusti, Vittorio Feltri, Giuliano Ferrara, Gianfranco Rotondi e Daniela Santanchè per dire no all’esproprio della democrazia e ribadire che la strada maestra rimane quella delle urne.

“Dobbiamo smascherare un grandissimo imbroglio: affidarci a un banchiere economista è come affidarsi a un piromane dopo che è scoppiato un incendio”, ha detto il direttore del Giornale. Attesi anche alcuni ministri e sottosegretari. Un happening, un’assemblea, un dibattito in nome della libertà e dell’opinione che non si piega al pensiero dominante.
Apre le danze Giuliano Ferrara, mentre tra il pubblico rumoreggia qualche contestatore, in platea arrivano anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Daniela Santanché e il ministro per l’attuazione del Programma Gianfranco Rotondi.
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Una breve analisi sui diciassette anni di berlusconismo, dalla discesa in campo del 1994 fino alla giornata di oggi, poi il direttore del Foglio attacca: “Non si può sospendere la democrazia politica, una volta per farlo si usavano i carri armati, oggi si usa lo spread”. Poi la parola passa a Vittorio Feltri, Gianfranco Rotondi e Daniela Santanchè. “Il governo tecnico è un golpe bianco – attacca Rotondi -. E’ inquietante che il presidente della Repubblica tratti la nomina a senatore a vita prima di un incarico”.
“La sinistra che risolve la crisi? Una contraddizione comica” Vittorio Feltri va subito all’attacco: “La sinistra si è accorta dopo 40 anni che esiste il debito pubblico e ha una gran fretta di fare un nuovo governo per iniziare ad azzerarlo, ma come si può affidare alla sinistra e a una buona parte di democristiani di risolvere il problema che loro stessi hanno creato?”. E Mario Monti? “Nulla di personale contro Mario Monti, ma il suo sarebbe un governo tecnico per modo di dire. La maggioranza sarebbe politica perché il Parlamento è lo stesso di oggi. La sinistra che ha bocciato la lettera della Bce dovrebbe ora realizzarla. È una contraddizione comica alla quale si aggiunge il fatto che dovremmo affidare la regia a Cirino Pomicino. La sinistra era in piazza fino a ieri per difendere l’articolo 18. È un’operazione che ricorda Zelig”.
Poi tocca al direttore del Giornale: “La cosa che spicca nel curriculum di Monti è il suo ruolo della Goldman Sachs, la Goldman Sachs è un covo di criminali veri”. “No al partito dello spread, trasversale e europeo, al netto degli errori, ha ancora un risultato importante” da difendere, cioè il consenso di tantissime persone comuni, nonostante l’avversione dimostrata dal mondo della finanza. Se Berlusconi non approvasse questa linea avrebbe avuto modo di farcelo sapere. Non l’ha fatto e per questo immagino e credo che sia d’accordo”, ha proseguito Sallusti. 12 novembre 2011
……Non useremo molte parole per dirci totalmente d’accordo con Ferrara, Feltri e Sallusti: l’unica soluzione è il voto. Tutto il resto, compresa l’ipotesi di un governo extraparlamentare guidato dall’uomo venuto dalla luna, cioè Monti, è del tutto inaccettabile. Basta una sola considerazione. In queste ore la parte del Parlamento che uscirebbe schiacciata da un governo del presidente, cioè il centrodestra, sta responsabilmente votando le misure eccezionali richiesteci e concordate con l’unione Europea per uscire dalla crisi mondiale, figlia dei guai finanziari americani, mentre la parte del Parlamento che si atteggia a protettore del governo che dovrebbe venire non partecipa al voto, coerentemente, va detto, con le sue posizioni di netto contrasto con le misure adottate dal governo uscente e volute, lo ripetiamo, dall’Europa. Ma le forze politiche che non partecipano al voto perchè non condividono ciò che in approvazione, da lunedì mattina sarebbero chiamate a sostenere un governo che deve attuarle, peggiorandole, per esempio con la patrimoniale che Monti vorrebbe imporre, in sintonia con la sua cultura economica, a tutti, patrimoni mobili ed immobili, la cosiddetta patrimoniale, quindi ancora una volta a carico di milioni di cittadini che dopo aver sudato settecento camicie per farsi la casa la vedrebbero assoggettata all’ennesima imposta. E’ una situazione che qualcuno, più colto di noi, definirebbe kafkiana, per non scendere sul concreto definendola assurda, se non ridicola. E in tutto ciò la dirigenza del centro destra, o parte di essa, vorrebbe che si facesse parte del governo che verrà a prescindere dal programma e dalla sua composizione, non rendendosi conto del paradosso nè della stupidaggine di questa scelta. No, noi non ci stiamo. Non condividiamo in alcun modo questo indirizzo che segnerebbe, nel breve, la morte politica del centrodestra così come abbiamo sperato che si consolidasse. Vedremmo il centrodestra ridotto a reggicoda della sinistra la quale ci tratterebbe così come ha fatto l’altra sera da Vespa il responsabile economico del PD, tal Passina, con disprezzo e disgusto, nei confronti del ministro Gelmini che per una volta abbiamo visto spaesata e disorientata. Ecco, così ci appare ora il centrodestra: disorientato e spaesato. E magari pronto al karakiri giapponese. Beh, noi non ci stiamo. Noi pensiamo che dobbiamo reagire, respingendo e vanificando il tentativo di ridurre il nostro Parlamento a zerbino prima di Germania e Francia e poi di un Capo dello Stato, che con passo felpato, ma deciso, vuole imporre al Parlamento eletto dal popolo un governo fatto da lui in barba alla Costituzione che affida ai partiti la scelta del govenro e del suo Capo.Senza dimenticare che quello proposto da Napolitano sembra debba essere composto da gerontocrati tipo Amato che con i suoi 31 mila euro al mese di pensione, in un mese percepisce due anni di una normale pensione di un lavoratore che ha gettato lascrime e sudore e che tra poco sarà ulteriormente vessato da questo stesso signore, lo stesso che nottetempo rapinò gli italiani con il prelioevo forzoso sui conti corrent nel 1992. E tanto basta perchè noi si sia d’accordo con Ferrara e Feltri: al voto, al voto, al voto. g.