EFFETTO MONTI: UN FLOP, di Nicola Porro
Pubblicato il 15 novembre, 2011 in Economia, Politica | Nessun commento »
Ma questo spread proprio non lo vuole capire. I barbari sono fuori. Via, raus. È arrivata la Bocconi, laTrilateral, Cernobbio. Ma come diavolo si è permesso di toccare ieri la pericolosissima (almeno così veniva definita fino alla settimana scorsa) quota 500? Ueeee ragazzi sveglia, c’è Monti.
Ma non avete letto Repubblica ?E il Sole24ore?
E Le Monde ? C’è Monti. Snello (copyright Conchita), elegante, preparato, sobrio, rassicurante, con il trolley… E la Borsa? Quegli sciagurati ieri si sono azzardati a chiudere con un calo del 2 per cento: peggio dei grandi europei. Ma dove vivono? C’è Monti.
I mercati, purtroppo, cosa facilmente prevedibile da chi non abbia i paraocchi, se ne infischiano di Berlusconi e di Monti.
Anzi possiamo con certezza affermare che l’uscita di scena del Cavaliere un primo grande risultato l’ha ottenuto: sarà finalmente chiaro per tutti che la questione finanziaria ha poco a che vedere con la credibilità di chi ci guida. Certo essa ha un grande peso nel nostro giudizio politico. Ma il punto vero si chiama debito e comportamento della Banca centrale europea. Con l’uscita di scena di Berlusconi ci renderemo conto in che pasticcio siamo (questa sì vera omissione del governo, che fino a ieri sottovalutava la tempesta). E di come non sia sufficiente sbarazzarsi del premier per risolvere magicamente i nostri problemi.
Oggi i mercati potrebbero rimbalzare o di nuovo crollare. Non sarebbe merito di Monti, come ieri non era demerito di Berlusconi (ci siamo annoiati ormai a scriverlo). Ma in buona parte nelle incertezze di francesi e tedeschi nell’affrontare una crisi sia economica sia finanziaria che sta investendo rispettivamente l’Europa e l’euro. Ieri la mazzata finale è arrivata da Wolfgang Schäuble. Il potente ministro finanziario tedesco ha detto: «No al finanziamento del debito attraverso la Bce». Insomma no alla creazione di nuova moneta, così come stanno facendo tutte le altre banche centrali del mondo. E i mercati sono sprofondati. Colpa di Monti? Ma va là.
Tra pochi giorni sarà chiaro a tutti come i mercati siano stati, in fondo, la clava per far fuori un governo politico. Una clava in mano all’opposizione che l’ha utilizzata con spregiudicatezza. Le tensioni sui tassi potranno anche essere una buon incentivo a mettere mano alle riforme che si debbono fare per ridurre strutturalmente la spesa pubblica e dunque essere meno ricattabili in futuro. Ma il giochetto della credibilità alta di Monti, bassa di Berlusconi, già ieri si è ben capito conta poco. Molte delle cose che Monti ha scritto e detto nelle ultime settimane ( non certo la patrimoniale come bene continuano a scrivere Alesina & Giavazzi sul Corriere della Sera) saranno molto utili al risanamento strutturale di questo Paese.
Ci dobbiamo augurare che i temi delle liberalizzazioni, pensioni, mercato del lavoro e giustizia (cosa che caparbiamente i radicali continuano a buona ragione a porre al centro dell’agenda politica) siano affrontati con coraggio da Monti. Che riesca dunque nel miracolo di strappare i voti in Parlamento delle fasce più conservatricidellacoalizioneberlusconiana e dell’opposizione. Questo è il miracolo che ci possiamo attendere dal premier incaricato. Non quello assurdo e mal posto di rimettere in sesto i mercati per il solo fatto di esistere. Quasi avesse una bacchetta magica.
P.s.: gli stessi banchieri che ci raccontavano dell’attacco speculativo all’Italia e di come fosse relativamente irrilevante il suo premier, ieri ci hanno soffiato un’indiscrezione che sta prendendo piede nei consessi che contano.
E cioè che il nuovo governo si appresterebbe a chiedere un prestito monstre al Fmi con il quale finanziare gran parte delle prossime emissioni. Ci auguriamo che sia una remota ipotesi di studio, come spesso se ne sentono in queste ore. Si tratterebbe altrimenti di una follia, di un vero commissariamento internazionale del nostro Paese. Una cambiale che ci darebbe ossigeno per qualche mese e ci strozzerebbe quando portata all’incasso. Nicola Porro, Il Giornale, 15 novembre 2011