Irremovibile. Almeno fino alla prossima tornata elettorale. La Lega Nord rimane ferma nella sue posizioni: sarà l’unica forza all’opposizione dell’esecutivo Monti. E con il Pdl al momento la rottura sembra irreparabile.

Ne è sicuro il ministro dimissionario dell’Interno Roberto Maroni.

“Abbiamo registrato il cambiamento del Pdl che segna una rottura con la Lega e che ci assegna un ruolo all’opposizione”, ha dichiarato in occasione della presentazione del libro di Bruno Vespa. Il riferimento è all’apertura del Pdl nei confronti di Monti espressa oggi dal segretario politico Angelino Alfano, anteponendo però la condizione che ci sia Gianni Letta nella compagine governativa.

E a proposito di totoministri, Maroni non ha lesinato una sua velata considerazione mista a suggerimento e auspicio. “Non ho partecipato alle consultazioni ma dico che se i nomi circolati e riferiti ai prefetti Cancellieri e Mosca, saranno scelti, si farà fare una bella figura al ministero dell’Interno”. Per quanto riguarda l’ipotesi di Gianni Letta, per Maroni, “sarebbe buona notizia” anche se “non ci farebbe cambiare idea sul sostegno all’esecutivo Monti”. L’importante, secondo Maroni, è che “questo governo si faccia in fretta perché sono tre giorni che aspetto per lasciare le consegne”.

Tornando alla frattura tra Carroccio e Pdl, Maroni non ha comunque escluso che in futuro possa essere risanata. Questo perché, nel caso in cui il governo Monti dovesse arrivare alla fine della legislatura, “ci sarà un anno e mezzo di tempo per capire se l’alleanza Lega-Pdl si potrà ricostruire oppure no: ma oggi si è interrotto il percorso iniziato nel 1994. Siccome Casini ha detto che si vota tra un anno e mezzo utilizzeremo questo tempo per capire se ci sarà ancora un’alleanza con il Pdl, un’alternativa o se la Lega correrà da sola.

Roberto Maroni

In questo momento io dico 1 X 2″.

Quel che è certo è che di qua alla fine dell’esperienza montiana, “la Lega non farà sconti a nessuno, anche se Mario Monti è una persona che conosco e stimo, poi è varesotto come me, valuteremo di volta in volta e viste le premesse diremo più no che sì”, ha precisato Maroni. E il primo no è già arrivato. “Ora non si può pensare che super Mario riesca a ridurre la spesa delle Regioni con un decreto – avvisa Maroni – è una cosa che non si può fare. Su questi temi siamo pronti a discutere ma non a scatola chiusa”

“La Lega – ha aggiunto Maroni – ha deciso subito non di rompere con il Pdl ma di stare all’opposizione. Siamo stati coerenti con le valutazioni fatte con Berlusconi prima che il Pdl cambiasse atteggiamento nei confronti di Monti. Per mesi è stato sollecitato Berlusconi a dare le dimissioni sull’esempio di Zapatero per ridare fiato alle Borse, oggi mi pare che stia avvenendo il contrario a conferma che il problema non era Berlusconi”. E poi l’ex titolare del Viminale rivendica la decisione del suo partito e spiega: “Io sarei preoccupato se un Parlamento fosse composto solo dalla maggioranza, sarebbe come quello di Gheddafi: noi faremo opposizione”.

Infine, tornando ai festeggiamenti di piazza per le dimissioni sdi Silvio Berlusconi, il leghista ha detto: “Una brutta immagine di piazza, di linciaggio di una persona che ha ancora la maggioranza non essendo mai stato sfiduciato in Parlamento ma ha deciso lui di fare un passo indietro. È stata una cosa brutta e ingiusta”. Il Giornale, 16 novembre 2011

.……….Rompere con la Lega per fare..lega con il PD è una grossa fesseria da parte del PDL. Il PD sta facendo una scelta tattica assumendo, come ha fatto ieri sera a Porta a Porta la  normalmente agguerrita  sen. Finocchiaro, un atteggiamento morbdo che più morbido non si può  con parole tutte latte e miele che nascondevano, come solo sanno fare i comunisti, ex o post,  il veleno pronto ad essere iniettato nelle vene dell’avversario quando se ne ravvisa il bisogno. Sbagliato “concertare” questa ammucchiata in cui riecheggia il ricordo di quello che un tempo si chiamava consociativismo tra DC e PCI. Al momento della resa dei conti fu solo la DC ( e tutto il pentapartito) a pagare, con i suoi leaders sottoposti a linciaggio (ricordate Andreotti e Forlani?)! e alle persecuzioni giudiziarie, e il partito al tracollo elettorale. Il PCI invece, sebbene consociato con la DC, la fece franca, sia sotto l’aspettto giudiziario che sotto quello elettorale. E meno male che scese in gioco Berlusconi  nel 1994 impedendo alla gioiosa macchina da guerra di Occhetto di vincere…se fosse accaduto,  addio democrazia. E’ il rischio che corriamo ancora oggi. Oggi Napolitano ha commissariato di fatto le istituzioni parlamentari, domani un PD rinvigorito dalla gestione sottobanco del potere attraverso  i cosiddetti tecnici che solitamente si posizionano a sinistra, vincerà a man bassa le elezioni, grazie anche ad un risultato insperato, cioè la rottura tra PDL e Lega, obiettivo strategico sempre perseguito ed ora colto. Unica speranza è che il PDL rinsavisca, prima che sia troppo tardi, prima cioè di varare il governo, perchè se lo fa nascere mettendo la testa sotto la sabbia,  dopo buttarlo giù sarà peggio che non averlo fatto nascere. g.