Angela Merkel ieri ci ha informato che l’Italia sta per varare riforme impressionanti. Beata lo sappia lei. Noi, qui, in Italia, siamo al buio e pensavamo che il nostro presidente del Consiglio fosse Mario Monti.

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Il quale, evidentemente, ieri, al vertice con Francia e Germania, ha detto alla Cancelliera ciò che tace ai suoi concittadini e, cosa più grave, al suo Parlamento. Il portavoce del nostro governo si è affrettato a minimizzare, ma è ovvio che qualcuno ci sta prendendo in giro. La Merkel? Monti? Probabilmente entrambi, e un motivo c’è: non sanno più che pesci prendere per arginare la slavina della crisi.

Ormai siamo al tutti contro tutti. Monti è disposto a qualsiasi cosa pur di rimanere in piedi, Sarkozy implora un maggior intervento dell’Europa a sostegno della Francia (eurobond), la Merkel non vuole sentir parlare né dell’uno né dell’altro. La Germania è specialista nel fare la voce grossa in Europa. In altre epoche, così facendo, ha vinto anche importanti battaglie, ma le guerre le ha sempre perse, rovinosamente, con costi bestiali per il Vecchio Continente e per il mondo intero. La Merkel, incurante delle lezioni della storia, non si piega, e intanto le Borse calano e gli spread salgono.

E noi che facciamo? Oggi c’è il Consiglio dei ministri del governo di emergenza, messo su in due ore per disarcionare Berlusconi altrimenti eravamo morti. All’ordine del giorno ci sono tre decreti: uno riguarda gli accordi Italia-Mauritius, uno il riconoscimento dei titoli di studio con San Marino, un terzo le Isole Cook. Se a questo aggiungiamo che di sottosegretari ancora non c’è neppure l’ombra ( pare che molti tecnici di prestigio abbiano rifiutato perché si guadagna troppo poco, cioè 160mila euro), è chiaro che l’avventura di Monti parte in salita.

Crediamo, speriamo, che all’ultimo momento in Consiglio dei ministri entri qualche provvedimento più utile al nostro Paese del trattato con le isole Mauritius. Perché altrimenti la questione comincia a diventare imbarazzante. A meno che Monti, in realtà, abbia in testa di seguire il modello del Belgio, che è di fatto senza governo da oltre un anno e mezzo. E tutto sommato non è che le cose da quelle parti vadano poi così male. Ma allora, se la ricetta è questa, che bisogno c’era di fare tutto questo pandemonio e cancellare la volontà degli elettori? La risposta è ovvia. Ma non è detto che sia quella giusta. Alessandro Sallusti, 25 novembre 2011