Ogni volta che Berlusconi dice «non molliamo, c’è ancora il rischio che comandino i comunisti», i più sorridono come se si trattasse di una barzelletta trita e ritrita.

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Sarà, ma né Marchionne né Monti sul tema hanno voglia di ridere. L’amministratore delegato di Fiat ieri ha infatti posto il problema a modo suo: se sinistra e sindacati continuano così, Fiat non si farà condizionare e lascerà l’Italia. Il governo del neo premier non è meno duro con i sindacati: trattare sulle riforme?

Non se ne parla neppure, qui decidiamo noi.
Cambiano gli uomini, i governi, i contesti e le necessità, ma il problema resta sempre lo stesso. Cioè la pretesa dei sindacati di comandare in fabbrica e nel Paese. Una dittatura delle minoranze per impedire quei cambiamenti che la maggioranza chiede ed esige. Una continuazione di una lotta di classe ideologica che ha già devastato l’Italia una volta. E il Pd pare proprio incapace di spezzare il cordone ombelicale con le ali radicali. Con chi starà Bersani? Con Monti o con la Camusso? Voterà la riforma delle pensioni o scenderà in piazza per contestarla?

Si diceva che il governo Monti avrebbe messo in crisi il centrodestra, aprendo la strada alla sinistra. A naso, sta succedendo l’inverso. È la sinistra che si sta avviando verso il bivio della vita. Cioè scegliere se imboccare la nuova strada, per esempio quella che indica Renzi, di un moderno partito socialdemocratico, oppure continuare su quella vecchia del post comunismo nostalgico in compagnia di neo comunisti rancorosi.
Che cosa succederà nei prossimi giorni nelle aule parlamentari e nelle piazze è presto per dirlo. Ma una cosa è certa.

Se al termine di questo tsunami sarà spezzata l’insana subalternità della politica ai sindacati, il governo Monti una medaglia se la meriterebbe comunque. Anche se, questa volta, voglio proprio vederli i sindacati incendiare animi e piazze. Contro chi? La crisi? Napolitano che ha voluto e imposto Monti? Contro Monti che è l’unica garanzia contro un ritorno anticipato di Berlusconi? Se la sentirà Bersani di rinnegare quasi un mese di osanna e salamelecchi al governo dei tecnici salvatore della patria? Del resto, i casi sono solo due. O la Camusso starà dalla stessa parte di Berlusconi, o Bersani si schiererà con Bossi contro Napolitano. Due spettacoli, comunque vada, da non perdere. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 2 dicembre 2011