Ora è il professor Monti a rifilare una poderosa stangata a tutti i contribuenti (quelli che pagano le tasse, gli altri si vedrà in un molto ipotetico futuro). Un colpo duro a tutti i pensionati e pensionandi, pubblici e privati, maschi e femmine.

Mario Monti

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Ai proprietari di quel bene rifugio universale chiamato prima casa, agli utenti dei pubblici servizi sanitari e di trasporto, agli enti locali territoriali e alle Regioni. Un prelievo rapace nelle tasche dei cittadini, e una intrusione forte nei modi di vita di tutti gli italiani, che farà rimpiangere le morbidezze dei Prodi, dei Padoa- Schioppa, dei Tremonti e dei Berlusconi.

La stangata è sostanziale e procedurale. La sostanza è nella corrosione di interessi corposi, difesi fino ad ora male e in modo corporativo, ma difesi con le unghie e con i denti, e con la famosa concertazione, un modo di impedire sistematicamente la decisione politica a vantaggio di una inerzia nichilista che dura da decenni. Questi interessi adesso verranno travolti. Le conseguenze saranno purtroppo di lungo periodo, e solo la proverbiale pazienza degli italiani, e la loro prostrazione di fronte alle lezioni di declinismo e catastrofismo oggi in auge, eviterà guai sociali seri. La forma procedurale è addirittura ferina per quanto risulta crudelmente offensiva. La consultazione informativa al posto della negoziazione, questo offre la ditta tecnocratica.

Di fronte a un governo tecnico e alla sua missione di salvezza nazionale ed europea concordata con il Quirinale, con l’Eliseo, con la Cancelleria federale di Berlino e con la Casa Bianca, ma cosa volete che sia se non una fastidiosa formalità un colloquio seriale, nel week end, con Casini, Alfano e Bersani, seguito da un giro di tavola con Camusso, Angeletti e Bonanni, per non parlare della Marcegaglia e altri minori.

«Venite che vi spiego quel che ho deciso, non c’è tempo per troppe vostre domande, il sapere non si contratta, non sono forse un professore? Non mi avete forse incaricato di fare al posto vostro quello che non avete saputo e voluto fare fino ad ora? Non mi avete appena votato la fiducia? Non sono forse stato cortese con voi, non ho forse proclamato la necessità di riconciliare cittadini e politica, rispettando il ruolo di Parlamento e partiti? Adesso incamerate tutto il rispetto che vi è dovuto, e fatemi fare la mia parte, perché avete appena accettato di assistere alla commedia, siamo solo al primo atto, non è tempo di buuuuuh e di fischi, lì fuori ci sono i corazzieri dei mercati, se non bastassero quelli del Quirinale». Also sprach Herr Professor Monti. Così parlò il professor Monti.

Messi davanti alla verità, strillano adesso quelli che fino a ieri ci hanno rimproverato, a noi pochi refrattari, quelli che fino a ieri ci hanno spiegato sussiegosi che la democrazia non è sospesa, che è tutto regolare, che i partiti sono in gran forma, che è avviata una spirale virtuosa di riforme di struttura anticrisi, e che le istituzioni impedendo il libero voto dei cittadini si preservano, si lustrano, si conservano in naftalina per un inverno duro, poi nella primavera del 2013 le si ritirerà fuori e, zacchete!, vedrete come ricominceranno a funzionare carburate dal consenso civile.

La posizione dei sindacati, senza distinzione, è ridicola. Si sono comportati da combriccola classista o corporativa, fa lo stesso, e si sono dimostrati meno democratici dei sindacati greci e dei centri sociali che tirano le molotov contro le banche, per dire di due cattivi soggetti ormai famosi nel mondo. Avete accettato il governo tecnocratico, il piglio di Passera a Termini Imerese vi è piaciuto, si può sempre fare roba con gente nominata come voi siete, meglio di un presidente eletto con un suo programma e una sua maggioranza, e adesso volete pure negoziare come se fossimo nella prima o nella seconda Repubblica? No cari, ora sbrigatevi, fate in fretta, esaurite il tempo concesso per la consultazione, e poi buttatevi dalla finestra di opportunità che, come ha scritto la vignettista Elle Kappa, il professore ha appena aperto per voi e per le altre parti sociali.

Dei tripartiti della maggioranza tecnocratica tripartita non mi va nemmeno di parlare. Sbuffano, rognano, rosicano, approntano le Camere per trappole che non scatteranno, perché sanno benissimo di essere del tutto impotenti, sono potenziali capri espiatori se qualcosa andasse male al cospetto dell’Europa e dei nuovi maestri di palazzo, questo sono,e non si azzardino a fare alcunché a parte un po’ di ammuina, chi sta sotto va sopra, chi sta a destra va a sinistra, e chi sta sopra va sotto e chi sta a sinistra va a destra; c’è chi vuole la patrimoniale per fare il rosso sulle barricate al grido di «equità», chi vuole difendere il ceto medio produttivo e l’imprenditoria diffusa ma si accorge che è un po’ tardi per battersi contro le tasse a chi le paga, oltre la frontiera del prelievo tollerabile, ma molto oltre; e infine, minoranza di opposizione leghista a parte, ci stanno i demo-centristi che sguazzano nell’equivoco della democrazia sospesa e dell’inciucio permanente e legittimato dalla tecnica, e se la ridono in fila indiana davanti all’ufficio di Monti.

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Ora pagate il fio della vostra dabbenaggine, sindacati e partiti che avete steso il tappeto rosso davanti al Preside e al suo Consiglio di facoltà. Noi che la fiducia non l’abbiamo votata, ora ci leggiamo le carte di Monti, vediamo se ci sia qualcosa di serio per lo sviluppo e la libertà economica competitiva, e poi giudicheremo come si fa agli esami. Siamo professori anche noi, mica assistenti del colpo di mano che ha portato al governo i professori. Giuliano Ferrara, 4 dicembre 2011