PIANGE IL GOVERNO, NOI DI PIU’, di Alessandro Sallusti
Pubblicato il 5 dicembre, 2011 in Politica | Nessun commento »
Dicono che siamo di fronte a una manovra equa. Sarà, a noi sembra più una manovra Equitalia, cioè da esattore delle tasse. Tasse sulla casa, sui consumi, sui beni finanziari, sulle barche, sulle auto di lusso e altro ancora (vietate spese in contante sopra i mille euro).
Ma guai a chiamarla patrimoniale. Mario Monti, presentando ieri sera la sua manovra, ha giocato con le parole e con una retorica un po’ pretesca, stando attento a non irritare i partiti che dovranno sostenerlo in Parlamento. Il centrodestra è riuscito a portare a casa che l’Irpef non si ritocca all’insù,la sinistra ha ottenuto una tassa aggiuntiva sui capitali scudati (odiosa perché annulla un precedente patto tra lo Stato e i cittadini). Ma il risultato non cambia. I sacrifici sono grossi, tanto che nell’annunciare quelli di sua competenza (riforma delle pensioni), la ministra Fornero si è messa a piangere. Che dire, se piange il governo, figuriamoci cosa dovremmo fare noi lavoratori contribuenti. Per indorare la pillola, la declinazione dei sacrifici è stata preceduta dall’annuncio di tagli alla casta della politica. In sintesi, le Province verranno ridotte al lumicino, non saranno più organi di governo (dieci consiglieri, nessuna giunta) e le poltrone di enti pubblici non costituzionali non saranno più retribuite. Nessuna parola sul Parlamento, forse per evitare di inimicarsi deputati e senatori. Al centrodestra questa manovra ovviamente non piace e di incentivi allo sviluppo se ne vedono ben pochi. Ma se non è ancora più punitiva per il ceto medio italiano forse lo si deve proprio al fatto che il Pdl ha accettato di sostenere il tentativo del governo Monti per condizionarne alcune scelte. È quindi probabile, anzi certo,che Alfano darà l’indicazione ai suoi di votare la fiducia che Monti chiederà in aula nei prossimi giorni. Il che non è propriamente un sì ai singoli provvedimenti, ma un secondo via libera al governo dei tecnici in attesa di vedere la prossima ondata di provvedimenti, tra i quali la riforma del mercato del lavoro. Se il centrodestra non ride, a sinistra si piange. La conferma di una riforma delle pensioni che tocca età e adeguamenti rende critico come non mai il rapporto tra la Cgil e il Pd che dovrà sostenerla in aula. Ma Bersani non ha via d’uscita, se non lasciare la protesta alla Camusso e a Di Pietro. Il vero capo del Pd, Giorgio Napolitano, non ammetterebbe colpi di testa. Alessandro Sallusti, 5 dicembre 2011
..……………..E’ vero, noi piangiamo di più, molto di più, e per di più con lacrime vere, non quelle di coccodrillo del neo ministro del Welfare, la professorona Fornero, che si è emozionata solo perchè stava per pronunciare la parola “sacrificio” che non la riguardava, perchè riguardava noi, la gente comune, quella che non può vantare stipendi e pensioni d’oro, come la Fornero e il superMonti, che in un sopprassalto di vergogna ha annunciato che rinuncerà all’indennità di primo ministro, 12 mila euro al mese. Ma il suo sacrificio, quello di uno al quale restano altri 60 mila euro, sempre mensili, è poca cosa di fronte ai milioni di pensionati al minimo, al doppio del minimo, e tra i mille e 1500 euro al mese. A questi ultimi il superMonti, d’intesa con la ministro Fornero, la superesperta che altro non ha saputo fare che tassare i pensionati, ha tolto per 2 anni l’adeguamento al tasso inflattivo, circa il 2% annuo, si e non una 50 di euro all’anno. Si vergogna Monti? Neanche un pò, se si è presa la briga di polemizzare con due economisti, bocconiani come lui, che ieri mattina l’hanno ferocemente bistrattato sul Corriere della Sera, il giornale portavoce dei poteri forti, della ricca e spesso improduttiva borghesia lombarda, accusandolo di aver saputo solo mettere tasse, tasse, tasse, e dimenticato i tagli. I tagli alla spesa improduttiva, i tagli ai costi veri e sopratutto ai privilegi della politica, alcuni dei quali ora sono appannaggio dello stesso Monti, nominato senatore a vita anteincarico di presidente del Consiglio. Avrebbe dovuto tagliare i mega rimborsi elettorali ai partiti, eliminare i vitalizi dei parlamentari e consiglieri regionali, ridurre drasticamente le indennità di carica ai professionisti della politica, non dimenticando che le indennità di carica sono, appunto, legate all’esercizio di una carica e cessata questa deve cessare l’indennità senza che questa si trasformi in vitalizio. Avrebbe dovuto salvaguardare il cetomedio, i soliti noti secondo il segretario del PDL Alfano, ma proprio sul ceto medio, lavoratori e pensionati, si è abbattuta ancora una volta la mannaia delle tasse statali, e questa volta con magggore virulenza sul bene principale, cioè la casa, sia con il ripristino della più odiata delle tasse, l’ex ICI, sia attraverso una rivalutazione degli estimi catastali che farà lievitare chissà dove l’importo della nuova tassa, l’IMU, che peserà sulle tasche del sempre più sfiancato ceto medio il quale non solo non riuscirà a far fronte alla quarta settimana del mese, ma forse non arriverà neppure alla seconda, dovendo stringere la cinghia. E i consumi? Non ci avevano sempre detto, in testa i professoroni alla Monti, che i consumi sono la benzina per lo sviluppo? E con quali danari il ceto medio, i milioni di lavoratori e pensionati italiani, potranno fare “consumo” e quindi far tornare a girare l’economia italiana? Nessuno lo sa e non ce lo ha detto nemmeno Monti che manca poco perchè sia già pervaso, come il famoso cane, dagli odori della casta e come questa pronta a ignorare il bene di tutti per fare solo il proprio. E allora è il caso di ricordare che a Roma, alla fine della guerra, sull’argine del Tevere un rinato Pasquino scrisse “annatevene tutti…fateci piangere da soli”: degno epitaffio per un Popolo che muore. Di tasse. g.