Un parlamentare appisolato nell'Aula vuota L’imperativo degli onorevoli è chiudere in fretta la questione. L’ondata di antipolitica è evidente e i toni sono già troppo alti. Dunque tra pochi giorni gli uffici di presidenza di Camera e Senato ritoccheranno gli stipendi dei parlamentari. La parola d’ordine è «adeguamento», che non significa riduzione. Sì perché è passato il principio che i compensi degli onorevoli italiani debbano essere nella media degli altri Paesi dell’Unione europea. Sulla carta l’idea funziona. Ma andando a confrontare gli stipendi la musica cambia. Deputati e senatori italiani, infatti, guadagnano più o meno come i colleghi degli altri Paesi. La differenza è che in Francia, Germania o a Bruxelles tanti servizi sono pagati e gestiti dal Parlamento e non direttamente dagli onorevoli. Lo stipendio vero e proprio si chiama «indennità» e ammonta precisamente a 5.486,58 euro netti al mese. La cifra è la stessa anche negli altri Paesi dell’Ue: 5.677 netti al mese per i deputati francesi, 6.350 per gli inglesi, 7.668, ma lordi, per i tedeschi. Un parlamentare europeo gaudagna, invece, 6.083,91 euro netti al mese. Ciò che fa lievitare lo stipendio degli onorevoli nostrani fino a 12 mila euro (non considerate le indennità aggiuntive come quelle dei presidenti di Commissione, dei segretari d’Aula o dei questori) sono le altre dotazioni: 4 mila euro al mese (ora ridotti a 3.500) di diaria, che serve a coprire le spese di soggiorno a Roma e 4.190 euro al mese per il «Rapporto eletto-elettori», utilizzati per pagare gli eventi politici e la segreteria (uno o due assistenti). A questi soldi si aggiungono i 3 mila euro all’anno per le spese telefoniche e i rimborsi per i trasferimenti da e per l’aeroporto. I viaggi, ovviamente, sono gratis. Tutti. Ogni onorevole, infatti, ha una tessera «magica». Funziona più o meno così pure negli altri Paesi, anche se la gestione è centralizzata: sono i singoli Parlamenti a pagare assistenti, uffici e trasporti ai deputati. Un sistema più trasparente visto che spesso alla Camera e al Senato i «portaborse» ricevono un compenso bassissimo. Stessa storia per i soldi che i parlamentari dovrebbero spendere per le iniziative politiche nel loro collegio di elezione. I fondi arrivano puntuali ogni mese, anche se la legge elettorale ha cancellato da tempo i collegi e dunque il rapporto con gli elettori. Salvo poche eccezioni. L’indennità dei parlamentari è equiparata allo stipendio dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di Cassazione e prevede dodici mensilità. È leggermente più alta per i senatori (circa 200 euro al mese). Dal 2008 gli aumenti automatici sono bloccati. I deputati e i senatori hanno avuto finora un unico grandissimo vantaggio rispetto a quelli degli altri Paesi dell’Ue: il vitalizio. Il triplo rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna. Ancora di più rispetto ai parlamentari europei, a cui spetta una miseria. Invece in Italia è stato possibile andare in pensione anche a 50 anni con una sola legislatura alle spalle (5 anni) con 2.500 euro al mese. Fino a pochi anni fa andava ancora peggio: ci sono stati onorevoli che hanno ottenuto il vitalizio con un solo giorno di legislatura. Come vincere la lotteria. Ma le norme sono cambiate. Dal 1° gennaio 2012 anche i parlamentari passeranno al sistema contributivo, come tutti gli altri comuni mortali. Dunque gli attuali inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama avranno un vitalizio leggermente inferiore (2.300 euro) mentre dalla prossima legislatura la pensione baby scomparirà. Dunque nei prossimi giorni gli onorevoli si «adegueranno» ai colleghi europei. Quindi, nella migliore delle ipotesi, rinunceranno a poche centinaia di euro al mese. Un trucco. Il provvedimento opportuno sarebbe piuttosto dimezzare il numero dei parlamentari o tagliare gli stipendi veramente, guadagnando di meno della media europea. Come succede a un operaio, a un professore o a un impiegato italiani. Categorie ben lontane dalla speranza di ottenere un «adeguamento» all’Ue. Alberto Di Majo, Il Tempo,13/12/2011

……….Ciò che scrive stamattina il Tempo lo hanno capito benissimo quelli che hanno assistito alla sceneggiata di ieri sera  alla trasmissione di Vespa dove da Lupi (PDL) a Buttiglione (UDC) da Passina (PD) a Di Pietro (idv) si sono ritrovati d’accordo a prendere per i fondelli gli italiani. Tutti d’accordo a ridurre lo stipendio ma in pratica,come dimostra l’articolo di Di Majo, la riduzione sarà di poche centinaia di euro perchè l’eliminazione dei circa 4000 mila euro a  cui si sono dichiarati favorevoli tutti riguarda l’indennità  che sinora i parlamentari hanno ricevuto per pagare i portaborse che spesso i nostri poco onorevoli deputati non assumevano o pagavano sotto costo: ora quel costo non sarà più pagato agli onorevoli ma ai gruppi aprlamentari che provvederanno ad assumere i portaborse. Insomma una vera e propria presa in giro per gi italiani, per i milioni di lavoratori e pensionati che invece il sacrificio lo devono fare di tasca propra e da subito, dal giorno dopo che il Parlamento di  questi furfantelli avrà approvato la manovra di tasse che il super Monti ha approntato mostrando in pieno la sua scarsa capacità di gestire il Paese insieme alla combriccola di professori traslocati dalle aule o dai ben pagati consigli di amminstrazione sulle poltrone di ministri e sottosegretari. E non è questa l’unica riprova che quando si tratta di tagliare i costi della politica Monti è uguale a tutti gli altri facendo parte  a pieno titolo della casta. L’annunciata dismissione delle Provincie, con l’azzeramento delle giunte e relativi stipendi,  è rinviata,  con un emendamento con cui il governo emenda se stesso,  al 31 marzo 2013 previo una legge ad hoc che dovrà essere approvata   dal Parlamento  entro il 31 dicembre 2012. Campa cavallo…intanto il cavallo, anzi l’asino prende tempo e poi ci penserà il tempo a cambiare le carte in  tavola perchè questo Parlamento, ammesso che duri insieme al governo, farà in tempo a dimenticarsi di quest’obbligo legislativo senza del quale le Provincie resteranno in piedi a far nulla. Se davvero il signor Monti che sa fare la faccia dura solo con i deboli, cioè i lavoratori e i pensionati, avesse voluto fare sul serio avrebbe potuto, in attesa della legge specifica, ridurre del 99% gli omulenti che percepiscono gli inutili riscaldasedie della Provincia perchè, eccetto quelle del Parlamento, tutte le altre indennità degli altri livelli istituzionali sono stabiliti con legge ordinaria   per cui nel decreto  “salva Italia” (sic!) che dopo l’approvazione del Parlamento diventa legge ordinaria poteva trovare spazio la riduzione delle indennità  del presidente e degli assessori, non solo della Provincia, ma di tutti gli enti locali. Invece Monti, che,  da neo zar di questa povera Italia ridotta a fotografia dell’unione societica staliniana, con cipiglio da napoleone in sedicesimo costringe la gente a lavorare sino a età da cassa da morto e blocca le indicizzazioni delle pensioni  cosicchè costringe ad ulteriori e spesso insopportabili sacrifici economici i pensionati mediobassi, non solo ha subito passivamente l’eliminazione dei tagli alla politica, ma addirittura li ha ripristinati. E’ il caso degli inutili e parassitari consigli di circoscrizone e quelli delle comunità montane ai cui consiglieri un emedamento del governo ha garantito lo stipendio sino alla fine del mandato attuale, stabiliendo che la norma della manovra che statuisce la gratuità delle cariche negli enti territoriali non previsti dalla Costituzione entrerà in vigore solo dopo il rinnovo delle cariche attuali. Niente paura. Anche in questo caso ci sarà tempo perchè la norma o venga dimenticata o venga soppressa cosicchè i soli tagli che resteranno della manovra del superMonti saranno quelli ai “soliti noti”, eufemismo in luogo dei “soliti fessi”. g.