Comunicato della Camera in risposta al rapporto della commissione Giovannini. “Al netto stipendi da 5.000 euro”

Montecitorio non ci sta, "indennità inferiori ai colleghi Ue"
Roma, 3 gen. (TMNews) – Le indennità dei deputati risultano inferiori a quelle dei colleghi europei. E’ quanto precisa una nota dell’ufficio di presidenza della Camera a proposito del rapporto della commissione Giovannini. I dati dell’organismo guidato del presidente dell’Istat dimostrano, secondo Montecitorio, che i parlamentari italiani hanno stipendi più bassi rispetto ai Paesi più ricchi dell’Unione europea e che i 16mila euro su cui insistono i media sono in realtà cifre lorde. Secondo l’ufficio di presidenza della Camera “va innanzitutto sottolineato – si spiega nella nota – che dalla tabella di comparazione contenuta nella relazione della commissione, che conferma quanto emerso dallo studio effettuato dagli uffici della Camera, si ricava che il costo complessivo sostenuto per i deputati italiani in carica è inferiore rispetto a quello sostenuto dalle assemblee dei Paesi europei con il Pil più elevato”. Montecitorio sostiene anche che “nel documento l’importo dell’indennità spettante ai deputati italiani (pari a 11.283,28 euro) è indicato al lordo delle ritenute previdenziali, fiscali e assistenziali”. Al netto di tali ritenute l’importo dell’indennità parlamentare, secondo i conti di Montecitorio, è pari mediamente a 5.000 euro. “Tale somma – prosegue la nota – si riduce ulteriormente per i deputati che svolgono un’attività lavorativa per la quale percepiscono un reddito uguale o superiore al 15% dell’indennità parlamentare”. “Sono queste, dunque, le cifre cui bisogna guardare per individuare quanto effettivamente viene posto a disposizione dei deputati a titolo di indennità parlamentare”. “Comparando tale dato con quello degli altri Paesi europei – sottolinea l’ufficio di presidenza della Camera – tenendo conto dei differenti regimi fiscali, l’ammontare netto dell’indennità parlamentare erogato ai nostri deputati risulta inferiore rispetto a quello percepito dai componenti di altri Parlamenti presi a riferimento”. FONTE ANSA, 3 GENNAIO 2012, ORE 20,30
…..Il comunicato dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati, cioè di Fini, è eloquente: a ridurre gli stipendi dei nostri deputati e, ovviamente, dei senatori, non “passa manco per la capa” a nessuno, alla luce, si legge fra le riga del comunicato, delle  (non) conclusioni  cui è giunta l’apposita commissione presieduta dal presidente dell’ISTAT. Eravamo stati facili profeti nel commentare le dichiarazioni rese da quest’ultimo nel prevedere che le (non) conclusioni  della commissione avrebbero fornito l’appiglio a questi signori per sottrarsi con l’impudenza e l’arroganza dei prepotenti ai sacrifici che invece sono stati imposti a tutti gli italiani . E siamo stati facili profeti, anzi ancor più profeti, nel preannunciare che a sostenere l’appiglio sarebbe stato lo stesso Fini, l’ex fascista antisistema, ormai sprofondato nel ruolo,  negli agi e nei privilegi della casta, tanto da difenderli con spudorata faccia tosta. Nè possiamo sperare che quel fregnone di Monti, ormai ben calato nel ruolo di pupazzo nelle mani dei “soliti noti” , intervenga con decreto, come ha fatto per tassare, anzi supertassare i lavoratori e i pensionati italiani, per ridurre d’ufficio gli stipendi di questi riscaldasedie: non è stato capace di eliminare i gettoni ai consiglieri circoscrizionali, figuriamoci se gli riesce di avere il necessario coraggio per  intervenire su deputati e senatori. Se lo facess, un secondo dopo se ne va a casa, lui e i suoi ministri da barzelletta. E’ vero che lui non ci rimette poi troppo, anzi ha già visto saldato in anticipo il suo conto, con la nomina a senatore a vita con relativo e congruo compenso, però il piacere di definirsi “il genero della Germania” non lo potrebbe avere più. E allora cosa resta da fare? Una sola cosa. Far sbocciare una primavera mediterranea. Ma questo è un sogno di una notte di inizio d’anno. g.