La Commissione incaricata di indicare i tagli da fare: dati insufficienti a capire come tagliare i costi della politica. Insomma di tagliare gli stipendi dei parlamentari non se ne parla per ora, salvo che Fini e Schifani non mantengano le loro promesse e entro gennaio procedano comunque ai tagli. Vedremo!

La domanda è semplice: si possono tagliare gli stipendi dei parlamentari italiani? La risposta non lo è altrettanto. Secondo Enrico Giovannini, presidente Istat, che guida la Commissione incaricata di valutare la questione, il problema è che sì, i nostri deputati e senatori guadagnano più dei loro colleghi europei.

Ma se in termini di stipendio i nostri politici sono “più costosi”, a rendere più difficile il confronto è il fatto che ad abbassare i costi della politica nostrana sono il numero minore di assistenti, i portaborse e le minori spese aggiuntive.

A denunciare la situazione è il rapporto pubblicato sul sito della Funzione pubblica. Impossibile mettere a paragone la nostra situazione e quella degli altri Paesi dell’Eurozona. Difficile anche il lavoro della Commissione incaricata di occuparsi della questione, istituita già dal governo Berlusconi, che denuncia il troppo poco tempo a disposizione per giungere a un verdetto, che era atteso entro il 31 dicembre.

Qualche dato? L’indennità parlamentare per i deputati in Italia è di 11.283 euro, contro i 7.100 della Francia, gli 8.500 dei Paesi Bassi e i 2.813 della Spagna. E se le cifre in Italia sono già alte, all’indennità si deve aggiungere una diaria da 3.500 euro. Ma se le cifre italiane sembrano sproporzionate, è anche vero che non tengono conto delle minori spese accessorie.

In Italia ogni mese i deputati spendono in spese di segreteria e rappresentanza circa 3.690 euro, una cifra sensibilmente inferiore ai 9.100 che i francesi spendono per i collaboratori.

La camera dei deputati

Diversa la situazione in Austria e Germania. Nel primo caso i portaborse sono dipendenti della Camera, mentre nel secondo vengono pagati dal Parlamento, per un totale di 14.700 euro.

Non solo: ai politici di casa nostra vanno anche 1.331,7 euro per i trasporti, nonostante la possibilità di viaggiare gratis su treni, autostrade, navi e aerei, 258,2 euro per le spese telefoniche e 41,7 euro per la dotazione informatica. Molto diversa la situazione francese. I politici d’oltralpe percepiscono 6.412 per le spese di rappresentanza, ma non prendono nessuna diaria, che gli permetta di pagarsi un affitto nella capitale. Hanno però la possibilità di accedere ad alloggi a tariffe agevolate. Inoltre non hanno nessun rimborso per i trasporti, bensì un carnet di biglietti che gli consentono 40 viaggi da Parigi al proprio collegio d’appartenenza e una carta ferroviaria con sconti ulteriori.

E ad essere sproporzionato rispetto alla media europea è anche il vitalizio che ogni parlamentare riceve dopo cinque anni di mandato, ora sostituito dalla pensione con metodo contributivo, pari a 2.486 euro al mese. Per lo stesso periodo in Francia vengono corrisposti ai parlamentari 780 euro con un versamento del 10,5% dell’indennità legislativa.Ma la Commissione denuncia: “I dati raccolti sono del tutto provvisori e di qualità insufficiente per una utilizzazione ai fini indicati dalla legge“. Ovvero insufficienti perché si possa capire se, come e dove tagliare i costi della politica. Non è bastato “l’impegno profuso“, soprattutto “tenendo conto dell’estrema delicatezza del compito ad essa affidato, nonchè delle attese dell’opinione pubblica sui suoi risultati“, che non ha messo la Commissione “in condizione di effettuare il calcolo di nessuna delle medie di riferimento con l’accuratezza richiesta dalla normativa“. Andrea Cortellari, Il Giuornale, 3 gennaio 2012

……..E voilà! Per tagliare le pensioni, imporre le tasse, aumentare la benzina, e tutti gli altri aumenti che sono già scattati  da ieri l’altro senza nessuna preoccupazione per milioni di persone che se prima non potevano arrivare alla quata settimana del mese ora non sanno come arrivare alla seconda, non vi sono nè dubbi, nè incertezze; invece  per tagliare gli stipendi, le indennità, i benefit e i privilegi dei nostri parlamentari,  incapaci sinanche di esprimere un governo politico e ridottisi a subire i burocrati che magari essi stessi hanno aiutato a far carriera, non c’è commissione che sia capace di districarsi nella giungla deegli stipoendi europei.  Il presidente della commissione incarica di proorre i tagli,  che è anche presidente dell’Istat, ha fatto sapere che è difficile stabilire come e di quanto tagliare gli stipendi di loro signori. E ci pare sia  l’ennesima presa per i fondelli degli italiani da parte della casta. Vedremo se difronte a tale siffatta (e molta dubbia) dichiarazione di impotenza,  i due presidenti delle Camere, Fini e Schifani, sapranno mantenere il loro impegno di poche settimane fa quando hanno assicurato che se la commissione non avesse concluso i lavori, avrebbero provveduto loro  due entro gennaio. Non voremmo essere facile profeti ma si insinua il dubbio del solito sofisma nei quali è maestro più che Schifani, Fini, il quale potrebbe essere tentato dal distinguere tra conclusione dei lavori (che c’è stata ) e  esito  degli stessi che invece non ci sono. Per cui in mancanza di esiti non si può procedere…e gli stipendi della casta continueranno ad essere salvi e noi tutti rimarremo cornuti e gabbati.g