Non ci voleva il nobel per l’economia per capire che aria tirava con le agenzie di rating. E quel che avevo anticipato qualche settimana fa sulla base dei rumors del mondo finanziario è avvenuto: Standard & Poor’s ha declassato un’altra volta il debito italiano. Fin qui, il copione è stato rispettato. Quel che invece non possiamo prevedere è la reazione del governo Monti. Il professore è stato chiamato a Palazzo Chigi per tenere il bilancio in ordine e convincere i mercati sulla coerenza della manovra economica e la sua reale fattibilità. Nonostante la professione di sobrietà e altre dichiarazioni sopra e sotto il loden, l’esecutivo non ha convinto i mercati, cioè chi compra e chi vende i titoli del debito italiano e delle imprese quotate. Perché? Nel piano di Monti la parte dedicata alla crescita non si vede e quella dei tagli alla spesa pubblica è desaparecida. Siamo in recessione e con una manovra depressiva, taxi e aspirina non sono il rilancio del Pil, ma la botteguccia triste e un po’ polverosa del liberale alle vongole. Figurarsi quanto si impressionano davanti all’imperdibile «riforma del 3570» quelli delle agenzie di rating, abituati a bruciare i capitali delle nazioni e superare impuniti gli scandali dove c’è il loro zampino. È evidente che il Vecchio Continente così finisce a carte quarantotto e un capo di governo dovrebbe combattere con astuzia e coraggio. Qui emerge però il limite reale del governo tecnico. Nato per assecondare Bruxelles e tradurre in politica la lettera dell’austerità costi quel che costi, non può che ripeterne lo schema, non ha sufficiente autonomia, non può alzare la voce perché non conosce la durezza dell’arena politica e la dura legge del voto. Quel che invece serve è proprio la politica. A questo punto dovrebbero essere i leader di partito – Berlusconi, Bersani,Casini e chi ci sta – a riunire il Parlamento e dare al governo dei tecnici un mandato per rovesciare un tavolo europeo che così apparecchiato fa pena. E la Francia avrebbe un egoistico motivo per stare dalla nostra parte. Servono statisti. Con Winston Churchill un’agenzia di rating non avrebbe abbattuto un continente. Sarebbe semplicemente e per sempre fuorilegge.  Mario Sechi, Il Tempo, 14 gennaio 2012

.…….Il direttore de Il Tempo, dopo essersi arruolato nelle file dei sostenitori del governo dei tecnici, è tornato sui suoi passi e oggi scrive che Monti e il suo govenro non hanno combinato granchè, anzi hanno peggiorato la situazoione con interenti repressivi e depressivi che non sostengono la crescita. E chiede un governo politico. Anzi chiede uno statista alla Churchill, come se i Cghurchill nascessero a comando o si inventino allo stesso modo. Monti era un bluff e sotto il loden, di quelli che la gente comune non può permettersi, nascondeva solo il modesto travet che è sempre stato. I leaders e anor più gli statisti sono queli che hanno fantasia e nel loro lavoro, prima ancora che la scienza,  ci mettono passione. C’è qualcuno che abbia questi requisiti in questo momento nel nostro Paese. Se c’è si faccia avanti e per carità non ditelo a Napolitano che da ex uomo  del PCI  non ama nè la fantasia nè la pasisone. g.