LA RICETTA DEL GIOVERNO NON E’ LIBERALE, di Mario Sechi
Pubblicato il 22 gennaio, 2012 in Politica | Nessun commento »
Se il governo Berlusconi non era liberale e condizionato dalla dottrina di bilancio di Tremonti e dalla sua visione colbertiana dell’economia, il programma dispiegato da Monti e dai suoi ministri è di stampo dirigista, ispirato dal dogma della regolazione in un Paese che di regole soffoca e per non morire asfissiato le aggira.
L’indice della libertà economica della Heritage Foundation e dell’Istituto Bruno Leoni è un buon metro per valutare lo stato di salute dell’Italia. I dati sono stati diffusi qualche giorno fa: siamo al novantaduesimo posto, preceduti di un gradino dall’Azerbaijan e lontani da Paesi come la Giamaica, il Kazakhstan, la Slovenia, Capo Verde e molti altri che fanno sorridere i benpensanti. Questo non schioda di un millimetro il fatto che l’Italia è un gigante economico, è la terza economia d’Europa, ma deve farci riflettere sull’eccesso di regolazione di un Paese che ha potenzialità inespresse enormi e costi burocratici titanici. Bene, di fronte a tutto questo che fa il governo Monti? A parole liberalizza, ma in realtà regola, controlla, certifica, pianifica e dispone per l’oggi e il domani. Istituire un’Authority per i trasporti è l’esempio più lampante del sistema di pensiero. È una visione del mondo che fa parte della biografia e dell’esperienza del premier, ma è lontana da quella di un liberale. Nella mente del governo c’è sempre l’occhio dello Stato – o di un suo ente supremo – su ogni dimensione dell’economia. Siamo di fronte a un’idea non dinamica e naturale della concorrenza dove i prezzi dei beni e dei servizi sono frutto della domanda e dell’offerta. Se il governo Berlusconi non era liberale e condizionato dalla dottrina di bilancio di Tremonti e dalla sua visione colbertiana dell’economia, il programma dispiegato da Monti e dai suoi ministri è di stampo dirigista, ispirato dal dogma della regolazione in un Paese che di regole soffoca e per non morire asfissiato le aggira. Come spesso è accaduto in questi giorni, la metafora del cosa non va in Italia, di questa enfasi regolatoria, di questa volontà di dare a ogni manifestazione della realtà un quadro normativo, arriva dalla tragedia della nave Concordia. Dopo il naufragio Palazzo Chigi annuncia il varo di una norma per regolare le rotte a rischio. Ridicolo. Una materia che fa parte della cultura di ogni buon marinaio, punto e linea da carta nautica, bussola e compasso, diventa oggetto da Azzeccagarbugli. È la testimonianza di un governo che rischia di andare fuori rotta. Mario Sechi, Il Tempo, 22 gennaio 2012
………..Sechi si è totalmente ricreduto e sebbene mostri di sperare ancora che Monti cambi rotta, non disconosce che quella del govenro tecnico è una politica che non porta da nessuna parte e che le sue scelte non sono nè rivoluzionarie nè prodiuttive di effetti positivi per il Paese, per l’economia, per i cittadini su cui pesa una pressione fiscale senza precedenti. Sull’edizione di oggi di Libero un giornalista inglese scrive che Monti non sa parlare inglese, o meglio lo parla non come ci si aspetterebbe da un bocconiano che ha fama di essere un economista di ivello internazionale, campo, l’economia, dove la lingua ufficiale è l’inglese. Non sappiamo se quanto scrive il giornalista inglese sia vero o sia il frutto di antipatia per Monti, ma quel che è certo è che Mont, i che per anni è stato il sogno proibito nel cassetto della sinistra ci ha messo poco a dimostrare che si trattava di un sogno, appunto, un brutto sogno. g.