MELANDRI, DEPUTATA DEL PD, VUOLE IL VITALIZIO A 50 ANNI. ALLA FACCIA DEL RIGORE E DEL’EQUITA’ SI SAN MARIO MONTI
Pubblicato il 30 gennaio, 2012 in Costume, Politica | Nessun commento »
Dopo il ricorso alla riforma dei vitalizi di venti deputati, tra cui esponenti di Pd, Pdl e Lega, un altro nome noto si erge a difesa dei privilegi dei parlamentari. Il suo nome? Giovanna Melandri, 50 anni, deputata Pd, ministro della Cultura con D’Alema e Amato e responsabile dello Sport con Prodi. La parlamentare non si vergogna a dire di aver lasciato il suo lavoro d’economista alla Montedison per entrare in politica, forse attratta dai possibili facili guadagni. L’onorevole, per giustificare la sua levata di scudi in difesa degli emolumenti ai deputati, tira in ballo addirittura Berlinguer e Fanfani. “Loro erano d’accordo sulla nozione di vitalizio – ha detto al Corriere della Sera - e anche io penso che quel concetto non sia sbagliato. Non ho da recriminare nulla, ma ho paura di quello che resterà sotto le macerie del populismo”. La Melandri ovviamente ha il suo perché nel lamentarsi. Due giorni fa ha compiuto 50 anni. Con le vecchie regole avrebbe avuto già diritto ad una corposa pensione, mentre ora? “La prenderò fra dieci anni, nel 2022″ dice sconsolata la deputata Pd. La Melandri al tiro al bersaglio contro il politico non ci sta e accarezza l’idea di presentare ricorso anche lei. “Gli estremi ci sarebbero e non solo per i contributi già versati. Non mi piace l’idea del forcone contro i politici e la logica in cui stiamo entrando”. Pur di non vedere il suo vitalizio sparire, la deputata rivela la sua ricetta per risparmiare “Ci sono tante forme per ridurre i costi ad esempio il taglio dei parlamentari”. Ma guai a toccarle la dorata pensione. “Va bene invece di darci 5.000 euro di pensione a cinquant’anni potrebbero darcene la metà. Ma eliminare i vitalizi no – dice agguerrita la Melandri – Io non sono d’accordo”.
………….E brava l’on. Melandri! Già si era fatta notare per le vancanze in Kenia ospite di Briatore e per quelle nell’esclusiva isola di Lampedusa, alla faccia dei lavoratori che questa vacanze non se le possono permettere. Ora recrimina contro la decisione di modificare la normativa sulle retribuzioni e sopratutto sui vitalizi dei parlamenteri. Senza arrivare alle chiassose e sconce dichiarazioni della sua collega Alessandra Mussolini che lamentava il rischio di finire sul lastrico (sic!), la Melandri lamenta il fatto che con la riforma del vitalizio lei dovrà aspettare i 60 anni, nel 2022, per poterlo percepire, sia pure, forse, ridotto. E nemmeno le passa per il cervello che a causa dei diktat del suo amato San Mario Monti milioni di lavoratori e soprattuo lavoratrici dal 2018 se non avranno compiuto 67-68 anni non potranno andare in pensione, qualsiasi lavoro, fisico o intellettuale, abbiamo svolto. Lei tutto sommato svolge un lavoro poco pesante e molto ben remunerato, e a 60 anni, senza che il suo fisico avrà risentito (e non fatichiamo ad augurarglielo) più di tanto delle fatiche della vita lavorativa, potrà godersi la sua pensione, comunque assai più congrua rispetto a quelle delle tante lavoratrici dell’impiego pubblico e privato, magari accompagnata da quella della Montedison dalla quale è probabile sia solo in aspettativa. E si lamenta pure e anzi minaccia di ricorrere alla legge. Ci asteniamo dal commentare la protervia della signora Melandri, perchè dovrenmmo far ricorso al più volgare dei linguaggi, ma non possiamo far torto ad un nostro amico che ci legge e che ci ha rimproverato per aver usato, di recente, lo stesso del capitano De Falco verso il comandante Schettino, pur magnificato dai mass media. Noi non siamo De Falco e la Melandri non è Schetttino, ma la rabbia è la stessa. g.