IL PIENO DI CARBURANTE COSTA PIU’ CHE FARE LA SPESA. LA BENZINA VERDE TOCCA EURO 1,92! E MONTI DOV’E'?…AL MARE
Pubblicato il 27 febbraio, 2012 in Economia | Nessun commento »
Ormai fare il pieno costa più che fare la spesa. Avere un’automobile e spostarsi, magari per andare al lavoro, è diventato un lusso. Infatti ad oggi il costo del pieno per un’auto media (50 litri), ha superato i 90 euro, cioè più della media di quanto si spende per fare la spesa.
È quanto emerge da un’indagine della Coldiretti, secondo la quale il prezzo della benzina è aumentato del 17,4% in un anno, e quello del diesel è cresciuto addirittura del 25,2%. Insomma, il prezzo di un litro di benzina ha superato abbondantemente quello di un chilo di pasta o di latte.
La Coldiretti fa sapere che “Il costo familiare per trasporti, combustibili ed energia elettrica ha superato quello per alimenti e bevande”. Per di più in un Paese in cui “L’88% dei trasporti commerciali avviene per strada, il record dei prezzi dei carburanti ha un effetto valanga sulla spesa, con un aumento dei costi di trasporto oltre che di quelli di produzione, trasformazione e conservazione”, afferma l’associazione.
Durante il fine settimana i prezzi dei carburanti hanno registrato un rialzo, in seguito al secondo aumento consecutivo deciso venerdì da Eni: la media nazionale dei prezzi, tra i diversi marchi in modalità servito, vede la benzina a 1,811 euro al litro e il gasolio a 1,754. Una media data dai prezzi registrati nelle varie zone del Paese, dato che al Sud il gasolio arriva a costare 1,79 al litro e la verde al Centro costa anche 1,92 euro al litro.
……………..e Monti dov’è? A far finta di governare nell’interesse del Paese. Ma l’interesse del Paese è di non essere affamato. Invece siamo alla canna del gas della sopportazione. La benzina non è un lusso, è uno strumento di lavoro in senso lato. Tassare la benzina significa colpire le fasce popolari del nostro Paese, colpire, cioè, al cuore il sistema Paese, bloccarlo, bloccandone i consumi, e quindi la crescita. Ma Monti si diletta ad occuparsi di fatti marginali, di varare improbabili liberalizzazioni, salvo fare marcia indietro, come è accaduto anche con le due o tre che erano riuscite a passare il filo spinato dell’OK dei partiti della maggiorazna (sic!), Infatti marcia indietro sulle farmacie e marcia indietro pe ri tassisti, a prescindere che entrambe le strambalate liberalizzazioni proposte da Monti e compagni non producevano alcun vantagigo per i cittadini comuni, cioè per il popolo che paga le tasse senza neppure poter vantare il diritto al mugugno riconosciuto da Mussolini, in pieno regime fascista, ai portuali di Genova. Nè se ne rendono conto i partiti, specie quelli che sostengono Monti, tutti impeganti in una loro personale partita a scacchi proiettata al futuro, con obiettivo il potere dopo Monti. Non se ne rendono conto, ma sopratutto non si rendono conto che questo disinteresse alla tutela delle attese dei cittadini elettori potranno essere chiamati a pagarlo, salatamente, in termini di consenso elettorale allorqando si tornerà alle urne, nelle quali non saranno nè Napolitano, ne le tante caste a deporre le schede, ma i cittadini tartassati e stremati dalla pressione fiscale che colpisce solo le categorie che mai si sono sognate o si sognerebbero di ingrossare le file degli evasori, oltretutto perchè non potrebbero.g.