“TUTTI PER L’ITALIA”, LA NUOVA IDEA DI BERLUSCONI
Pubblicato il 2 marzo, 2012 in Politica | Nessun commento »
Sciogliere il Pdl, tendere la mano a Pier Ferdinando Casini e a Gianfranco Fini, salvare il bipolarismo: tutti in un nuovo cartello elettorale dal nome patriottico, evocativo, ecumenico. Questo: “Tutti per l’Italia”. L’idea circola dentro e fuori della nomenclatura di partito, impegnata in questi giorni con i congressi e il tesseramento del Pdl. Berlusconi ci pensava e ieri l’ha confidata in giro: il Cavaliere è pronto a buttarla lì, tra le gambe dei moderati italiani del Terzo polo, di Francesco Rutelli, di Casini, di Fini. “Il Pdl appartiene al passato”, ha esaurito la sua forza propulsiva, pensa il Cavaliere, che più volte nelle ultime settimane ha ripetuto che “quel nome non mi piace e non funziona”. Torna dunque la parola “Italia” nel simbolo elettorale, affiancata alla parola “tutti”; perché – dicono – “non è una di quelle cose alle quali si può dire di no. E non è contro nessuno, ma aperta a chiunque”.
Ieri pomeriggio hanno squillato in sequenza i telefoni del segretario Angelino Alfano, del coordinatore Denis Verdini, e del gran visir del berlusconismo, Gianni Letta. Drin drin, drin drin. Sono stati informati. Il Cavaliere vuole battezzare una “cosa” nuova, vuole chiudere in bellezza la sua storia politica, da regista, vuole rifondare il centrodestra con (e per) Casini e Fini (se ci staranno). Comunque vada, nel 2013 ci sarà un nuovo cartello elettorale pronto a sostenere ancora un governo Monti (se necessario) anche in un rapporto di grande coalizione con il Partito democratico (se possibile). E stavolta senza predellini, nessuna prestidigitazione che possa irritare le legittime aspirazioni, e le ambizioni, di Casini e di Fini. Berlusconi offre ai leader dell’Udc e di Fli la formula che anche gli ex amici e alleati cercano, il rassemblement (ma non il partito) dei moderati italiani. La leadership? Aperta, contendibile, americana.
Il Cavaliere ha già fatto il suo passo di lato ed è pronto a fare anche il passo indietro se questa dovesse essere la condizione per recuperare gli ex alleati – che diffidano – e salvare, con il bipolarismo, anche la sostanza, leggera e fantasiosa, del berlusconismo. Sarà un processo lungo, complicato. Negli ambienti dell’Udc chiedono retoricamente: “Di chi è l’idea?”; “Di Berlusconi”, gli si risponde; “ecco, appunto”. Ieri sia Casini sia Berlusconi erano insieme a Bruxelles, alla riunione dei leader del Ppe. “Non farei mai un partito con Berlusconi. Ma con il Pdl non posso escludere di continuare a sostenere il governo Monti anche dopo il 2013”, ha detto il leader dell’Udc. Mentre il Cavaliere si è lanciato: “Sì, sono favorevole all’ipotesi di una grande coalizione”. Tuttavia non sarà facile capirsi, e per questo la mediazione, la mano tesa, dovrà essere quella di Alfano e non quella di Berlusconi. Il Cavaliere non ci sarà nella foto inaugurale di “Tutti per l’Italia”, reclama per sé soltanto la proposta, l’idea – a suo avviso l’unica – che possa seppellire definitivamente la strisciante guerra civile, sociale, politica e culturale di cui l’Italia è rimasta vittima: una mossa rigeneratrice di tutti i soggetti in campo, cattolici, liberali, socialisti e repubblicani.
Berlusconi rimuoverà definitivamente la sua icona vecchia, incarnazione di ogni divisione politica degli ultimi vent’anni. L’opzione delle liste civiche, da affiancare al Pdl, rimane in campo: saranno costituite per le elezioni amministrative di maggio. Ma nella logica del Cavaliere sono poco più di un espediente, mentre il grande cartello elettorale “Tutti per l’Italia” è la soluzione di sistema per le elezioni politiche del 2013, l’investimento duraturo, la conclusione gloriosa di una carriera. Nel Pdl c’è già chi applaude (tutti quelli che non hanno investito particolari attenzioni nel processo del tesseramento e dei congressi) e chi, invece, intravvede il proprio incubo nel sogno del Cavaliere. “Qui stiamo costruendo un partito, anche al di là di Berlusconi”, diceva ieri Fabrizio Cicchitto a quanti gli facevano notare come il Cav. sbadigliasse al solo sentir parlare di tessere e congressi.Salvatore Merlo, Il Foglio quotidiano, 2 marzo 2012
………..Ieri siamo stati colti da improvvisa delusione. Il fatto che Berlusconi proponesse per dopo il 2013 una grande coalizione tra PDL, PD e Terzo Polo, ci ha infastiditi, per usare un eufemismo. Era l’ultima cosa, anzi era una cosa che mai avremmo ritenuto possibile che potesse accadere. Già vedere il centrodestra sostenere lo stesso governo con il centrosinistra non è facile da digerire, perchè a prescindere da tutto, sono siderali le distanze tra centrodestra e centrosinistra rispetto ai problemi del Paese e alle soluzioni adottabili. Immaginare che questa esperienza innaturale possa protrarsi nel tempo, anche dopo il ritorno alla normalità democratica dopo l’attuale periodo di commissariamento della politica e degli organi istituzionali – Camera e Senato - ci è parso del tutto impossibile e siamo stati colti dal dubbio che Berlusconi volesse in tal modo fra prevalere le effimere ragioni della (sua) quotidianità a quelle immanenti della politica che si proietta nel futuro. L’abbiamo temuto e abbiamo trovato in ciò una ragione di più per sentirci slegati da vincoli di solidarietà che ci sono sembrati essere stati amaramente traditi proprio da chi aveva pur realizzato un grande sogno, quello di un grande e unitario movimento di centrodestra al quale avevano lavorato, senza successo, purtroppo, e per decenni, illustri e autorevoli esponenti moderati. Un sogno che è sembrato svanito per sempre, con il conseguente frammentamento del pur vasto mondo di centrodestra. Quanto scrive Salvatore Merlo sembra rimettere le cose a posto. Lo ha fatto direttamente Berlusconi questa mattina ritornando sull’argomento e precisando meglio il suo pensiero circa la “grande coalizione”, tranquillizzando l’elettorato di centrodestra, anche attraverso l’ipotesi, che viene resa pubblica da Merlo, di un grande raggruppamento – molto simile al degolliano raggruppamento per la Repubblica che battezzò la V° Repubblica francese – che Berlusconi vorrebbe promuovere sotto il nome di “Tutti per l’Italia”. Abbandonando al suo destino una creatura politica, il Popolo della Libertà, che non ha portato fortuna e che sopratutto si sta trasformando in un totem elitairo preposto solo ad assicurare e garantire ai notabili il loro posto al sole. Vedremo se questa idea di Berlusconi si trasformerà in qualcosa di concreto e se riuscirà nell’intento di arginare il deflusso dal centrodestra verso altri lidi politici di valanghe di elettori, sfiduciati e delusi. In attesa congeliamo la nostra delusione di ieri. g.