ZITTIAMO I NON TAV, di Alessandro Sallusti
Pubblicato il 5 marzo, 2012 in Politica | Nessun commento »
Ieri, ai funerali di Lucio Dalla, una piazza piena di italiani commossi e solidali ha riscattato le tante piazze che negli ultimi giorni sono state popolate da gentaglia violenta che il Paese lo vuole denigrare se non distruggere.
È la prova che c’è un’Italia assolutamente per bene e maggioritaria, che non ne può più di una esigua minoranza che monopolizza attenzioni e risorse. Manca solo il coraggio, o il pretesto, perché questa maggioranza silenziosa esca allo scoperto per smentire che usa il suo silenzio per sostenere che «l’Italia non vuole la Tav» o panzane simili. Successe già una volta, eravamo nel 1980, quando proprio in Piemonte, per la precisione a Torino, dirigenti, quadri e operai Fiat scesero in piazza per dire basta a un sindacalismo arrogante e violento che paralizzava l’azienda e l’intero Paese. Fu una svolta,l’inizio di una nuova stagione di pace sociale, fiducia e benessere, il famoso secondo miracolo italiano.
Qui non è più una questione di destra o sinistra, di berlusconiani o antiberlusconiani. Con i No Tav si sta toccando il fondo del barile, siamo alla negazione della democrazia e al limite della sopportazione. Ieri il loro eroe dal palco della Val di Susa ha paragonato i nostri poliziotti ai nazisti che rastrellavano le campagne e le montagne piemontesi trucidando donne e bambini. Io non so se questo è reato, ma certo non è più possibile sopportare in silenzio. Io spero che una frase del genere non resti impunita: i sindacati dei poliziotti, il ministro degli Interni dovrebbero passare alle vie legali. Per farlo non dovrebbero più sentirsi soli e l’unico modo è che sentano e vedano che la stragrande maggioranza dei cittadini è dalla loro parte.
Il governatore del Piemonte, Roberto Cota, sabato ha evocato una riedizione della marcia della maggioranza silenziosa.È un’idea da non lasciare cadere. Rimanere zitti vuole dire rendersi complici di chi ha preso in ostaggio la Val di Susa e con essa l’Italia tutta. Il giornale 5 marzo 2012