Benzina: nuovi record per la verde, picco a 1,86 ROMA – Ancora record sulla rete carburanti italiana che naviga ormai senza freni verso i 2 euro al litro per la benzina. Secondo Staffetta Quotidiana si e’ raggiunto un picco di 1,861 euro presso i distributori Ip con un rialzo di 4 centesimi. La verde e’ sotto 1,8 euro soltanto in Veneto e Lombardia.

Le medie ponderate nazionali, salgono a 1,826 euro/litro per la benzina (+0,8 centesimi) e a 1,761 euro/litro per il diesel (+0,2 centesimi). Stando alla consueta rilevazione della Staffetta Quotidiana, questa mattina il market leader Eni ha messo a segno il diciassettesimo rialzo dell’anno: +0,7 centesimi sulla benzina (media nazionale Eni calcolata dalla Staffetta a 1,830 euro/litro), +0,4 centesimi sul diesel (media a 1,766 euro/litro). Sale anche Esso, i cui prezzi restano sempre al di sotto della media di mercato: +0,6 centesimi sulla benzina a 1,813 euro/litro. Per quanto riguarda IP viene messo in evidenza che la compagnia del gruppo Api “é in questo momento la più esposta agli umori dei prezzi e dei mercati internazionali, priva, fra l’altro, di attività di estrazione di idrocarburi”. ANSA, 6 marzo 2012

..……..Sin qui il comunicato dell’ANSA, asciutto ed estremamente chiaro. La benzina verde tocca il picco di 1 euro e 86 centisemi a litro, con pnte ancor più alte in alcune regione dove arriva a 2 euro a litro, cioè qualcosa come 4000  delle vecchie lire. L’aumento così vertiginoso e senza freni della benzina è il segnale di una economia che non cresce alla faccia di tutti i decreti di Monti trasformati in legge dopo essere stati retoricamente denominati “salva Italia”, “cresci Italia”, semplifica Italia”. L’aumento della benzina è di per sè indicatore dell’aumento generalizzato dei costi  delle merci perchè in Italia il 90% della merce viaggia su gomma,  a causa della scarsa qualità ed efficienza  dei trasporti alternativi – treni e navi – e per quanto attiene i treni a causa del quasi del tutto assente  carente miglioramento della rete ferroviaria che è ancora quella del primo dopoguerra. E ciò a differenza degli altri Paesi europei le cui vie di trasporto sono essenzialmente le ferroviarie. In Spagna, dieci anni fa, nel 2002,  la rete ferroviaria era stata rimodernata e in tutte le tratte, anche quelle interne  o meno frequentate, si viaggiava   su binari ad alta velocità ma mezzi altamente  moderni, nonostante la Spagna fosse giunta alla democrazia con 30 anni di ritardi rispetto all’Italia. E’ di questi giorni l’ennesima discesa in piazz<a dei cosiddetti No Tav, quelli che per giustificare la loro contrrarietà alla linea ferroviaria Torino-Lione obiettano che andarci in 4 ore piuttosto che in sette non è importante, ed è vero, ma è importante che siano le merci a viaggiare in metà temtpo e metà costi, il che favorirebbe sia l’interscambio, sia contribuirebbe alla riduzione dei costi. Per quanto rigiuarda il costo della benzina, sul quale grava pesantemente la tassazione dello Stato, qualsiasi economista punta il dito proprio sull’alta tassazione che fa lievitare il costo e determina l’aumento dei prezzi. Eppure Monti, il più illustre degli economisti italiani,  tanto che per fargli assumere il comando della nave Italia lo si è dovuto pagare con 25 mila euro al mese sino a fine vita, fa orecchi da mercante ed ignora il “grido di disperazione” che si alza da ogni parte d’Italia e da parte di ogni categoria del nostro Paese, meno quella dei boiardi di Stato e dei componenti delle numerose caste le quali o viaggiano gratis  o guadagnano abbastanza per non doversi preoccupare di “non farcela più″.   g