Il segretario del Pdl Angelino Alfano, il premier Mario Monti e il ministro Andrea Riccardi L’Angelino e furioso. E fa bene ad esserlo. Qual è la missione del governo tecnico? Battere il partito dello spread, tenere in ordine i conti pubblici e mettere al sicuro i risparmi degli italiani. Mario Monti è arrivato a Palazzo Chigi -senza passare per le urne- con questi compiti e non altri. Tutto il resto, non è fuori dalla portata del governo, ma non è neppure scelta esclusiva del consiglio dei ministri. Ancor meno è possibile immaginare che il governo Monti sia espressione dell’opposizione, della tecnocrazia, della massoneria o della Spectre jamesbondiana: il professore ha la fiducia del Pdl, del Pd, dell’Udc e di chi ci sta. Senza il partito di Berlusconi Monti non c’è. Così come senza il Pd il prof evapora. Potrebbe invece esistere senza i voti dell’Udc. Ma non sarebbe coerente per un governo tecnico. La politica è fatta di rapporti di forza. Monti agisce in una condizione straordinaria che gli ha consentito finora di governare per decreto, laddove a Berlusconi e a Prodi fu reso difficile e a tratti impossibile.È bene ricordarlo, perché l’eccezionalità prima o poi finisce. Come ben sanno i nostri lettori, ho sostenuto la necessità del governo di transizione e non cambio idea, ma quando Angelino Alfano scoperchia il pentolone dell’accordo sottobanco per commissariare la Rai e fare qualche giochino sulla giustizia, penso che abbia fatto bene. Il Pd dovrebbe dedicare più tempo alla sua riorganizzazione (altrettanto deve fare il Pdl) e alle riforme istituzionali di cui il Paese ha necessità, e lasciar perdere la lottizzazione vecchia-nuova sulla tv e gli aggiustamenti sulla giustizia, da qualsiasi parte siano ispirati. La Rai non è oggetto di scambi con il governo. Lo dice la legge: è il Parlamento sovrano. E la giustizia, con tutta la storia che c’è dietro e gli ultimi diciotto anni di guerra che parlano da soli, forse merita qualche approfondimento a Palazzo Madama e a Montecitorio. Mettere in discussione il primato della politica è un errore. Sottovalutare il Pdl e il suo segretario anche. La prima vittima? Sarà Bersani, che di mestiere fa il politico e non il tecnico.  Mario Sechi, Il Tempo, 8 marzo 2012

…..Se Monti ha tentato di sottovalutare il segretario del PDL, un suo ministro, tale Riccardi, è anddato oltre. Lo ha insultato ed ha insultato un pò tutti avendo dichiarato ad un collega di governo, come lui non eletto da nessuno, che la politica fa schifo e che Alfano  la cecisione di Alfano era una mera strumentalizzazione. E’ insorto il PDL invitandolo a dimettersi. Perchè se il signor Riccardi, sconosciuto travet che ora grazie alla politica fa il ministro e percepisce 200 mila euro all’anno di stipendio che agigunge ad una non miserabile pensione che si aggira intorno ai 10 miula euro mensili, prova schifo della politica se nevada a casa, perchè nessuno lo trattiene. Ovviamente, come un consumato politico, di quelli che gli fanno schifo,  Riccardi è corso ai ripari dicendo di essere stato malinterpretato e che le frasi sono state estrapolate dal contesto dando loro un significato diverso. Ecco, quessto sconosciuto ex travet di quel singolare mondo del “volontariato” che prima pensa a se stesso e poi agli altri, ha fatto ricorso alla abusata tesi dei politici di professione che mettano la toppa aprendo buchi più larghi. Perchè le cose dette nella sostanza sono quelle riportate dalle agenzie di stampa e il loro significato non cambia, nè servono le scuse di rito che non mettono alcuna toppa: perchè le parole, dovrebbe saperlo il super cattolico Riccardi, sono come pietre. g.