Napolitano si fa da parte. Non si ricandida per un secondo settennato e vedrebbe bene una donna al suo posto. La notizia è stata fatta trapelare in modo inusuale e temporalmente sospetto: una chiacchierata con studenti in visita al Quirinale registrata dalla Rai i primi di gennaio e chissà perché mandata in onda solo ieri, direi proprio ieri, all’indomani del Consiglio dei ministri che ha varato il discusso disegno di legge sulla riforma del lavoro.

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Che segnale ha voluto lanciare il Quirinale, e a chi? Perché è fuori dubbio che sulla riforma del lavoro non ce la stanno raccontando giusta, o quantomeno tutta. Il sospetto è che tre ex comunisti, Napolitano, Bersani e Camusso, stiano facendo il gioco delle tre tavolette per rimbambire opinione pubblica e avversari politici. L’urgenza di mettere mano a quel settore appare e scompare in un gioco delle parti ben coordinato e alla fine lo spettatore non sa più dove sia. C’è ma non c’è, carta vince carta perde e intanto il tempo passa. Obiettivo: salvare la sinistra da sicura implosione e possibile estinzione, almeno negli assetti (e nelle persone) che oggi la rappresentano. Perché è ovvio che se Monti avesse fatto quello che aveva in testa (varare la riforma per decreto, cioè renderla immediatamente esecutiva) dalle parti di Bersani ci sarebbe stato un terremoto.

A fermare Monti, e a imporre un lento e farraginoso disegno di legge con la clausola del «salvo intese», è stato il Quirinale che non solo vuole una sinistra unita, ma la sta pure preservando da contraccolpi elettorali ( sia alle imminenti amministrative che, in prospettiva, alle politiche) inevitabili in caso di riforma dell’articolo 18. Attenzioni che certo il Colle non ha avuto col centrodestra quando si è trattato di dare il via libera a un decreto urgente per aumentare le tasse. Qualcuno è andato a piangere sul Colle ed è stato accontentato. La sensazione è che ci sia ancora una volta un arbitro imparziale che ora dice: ragazzi, tranquilli che tanto io tra poco me ne vado. E forse si vuole sottrarre al sospetto, in un momento così delicato, di barattare una sua ricandidatura con favori a destra o a manca. Vedremo, basta che la donna che Napolitano ha in mente per il suo posto non sia la Camusso. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 25 marzo 2012

.………Alla tesi di Sechi sulle annunciate rinuncie (future)  di Napolitano,  ecco contrapporsi la tesi e l’interpretazione di Sallusti che pone interrogativi e svela retroscena che riducono l’annunzio della “rinucia” di Napolitano all’ennesimo pateracchio della politica che rimescola nel torbido per fare  gli interessi dei partiti. Chi vivrà vedrà se ha ragione Sechi e Salluasti. g.