Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Le agenzie di stampa non avevano neppure finito di battere la notizia, che già nel Palazzo il tam tam risuonava come i cannoni nella battaglia di Okinawa. «Napolitano non si ricandida….». Qualcuno si sfregava le mani all’idea del Risiko che si stava aprendo. Altri si grattavano il capo: «E adesso?». Già, perché tutti finora hanno ragionato sullo scenario con la casella del Quirinale ben occupata da Napolitano. Ma nel momento in cui il garante dell’attuale equilibrio dice «avanti un altro», ecco che s’apre un nuovo capitolo. Definirlo incerto non rende l’idea di quel che accade. Si narra di aspiranti al pallottoliere: «Questo ce l’ho, questo no, questo devo convincerlo, di questo conosco la moglie…». Nessuno ha i numeri. E non parlo di quelli aritmetici, che possono pure arrivare, ma del talento, dell’equilibrio e della consumata esperienza che servono per andare sul Colle in questo momento storico. So bene di dare un dispiacere a Napolitano, questo articolo lo farà arrabbiare, ma credo che per il bene della politica, in assenza di soluzioni serie, «Re Giorgio» debba concederci un altro giro di giostra. Siamo in piena emergenza, in una transizione dagli esiti incerti, non ci vedo nessuno al suo posto e qualsiasi sostituzione dell’attuale ticket Quirinale-Palazzo Chigi è nitroglicerina. Provo a spiegare perché. L’attuale maggioranza si regge grazie al fatto che Monti sta buono a Palazzo Chigi, Napolitano media e rimedia ai disastri dei partiti e agli infortuni occasionali del governo, mentre i partitanti fanno finta di aver fatto un passo indietro, fanno finta di litigare e continuano a sperare nel domani. Ma se il futuro arriva troppo presto, sono guai. Perché la transizione italiana non è compiuta. Facciamo il giochino: Napolitano lascia. Chi sale sul Colle? Candidato number one: Mario Monti. Si libera la casella di Palazzo Chigi. Cambia tutto. Senza SuperMario non ha alcun senso l’ABC (Alfano-Bersani-Casini) e la maggioranza evapora. Chi va a Palazzo Chigi? Corrado Passera con uno schieramento neomoderato? Panico nel Pd. Pier Ferdinando Casini con un centrosinistra cossighianamente con il trattino? Berlusconiani in trincea. Grandi manovre. Compravendita bipartisan. Sgambetti. Colpi bassi. Campagne di stampa. Bisanzio all’ennesima potenza. In breve, il casino più totale, mentre la recessione non è finita, il nostro bilancio comincia a tirare il fiato e gli italiani pensano di chiudere la stagione della rissa. No, vi prego, ancora no. Mario Sechi, Il Tempo, 25 marzo 2012

…..………La democrazia, diceva un nostro antico e stimato “maestro”, è bella perchè ciascuno può dire ciò che vuole, senza, ovviamente offendere il comune senso del pudore. Sechi quindi è libero di esprimere la opinione che è meglio per tutti che Napolitano, tra l’altro alla venerdanda età che si ritrova, rimanga al suo posto per evitare che la “liberazione” della “casella Qurinale” provochi una specie di tsunami politico-istituzionale dalla conseguenze imprevedibili. E’ una opinione e quindi va rispettata. Ma allora, visto che ci siamo,  tanto vale anche rinviare di un quinquennio le elezioni politiche previste per il 2013. Anche quelle possono provacare uno tsunami e anche per quelle vale la tesi che al momento del (democatico)  pronunciamento degli elettori la crisi non sarà ancora  finita. E allora? Allora ci sembra che la tesi di Sechi, se pur rispettabile, faccia acqua da tutte le parti e cozzi non tanto con le regole  ma anche con il buon senso. E siccome non dubitiamo che Sechi di buon senso ne abbia da vendere ci chiediamo cosa abbia spinto il pur attento analista della politica quale è Sechi a spingersi su una strada che, ove percorsa, apre la strada a soluzioni che nulla hanno a che vedere con il sistema della democrazia parlamentare che l’Italia si è data dopo la seconda  guerra mondiale. g.