CARA ELSA MONTI, LASCIATELO DIRE: MONTI NON ERA UOMO DA SPOSARE
Pubblicato il 29 marzo, 2012 in Costume | Nessun commento »
Primo avvertimento. Se avete acquistato «Chi» per leggere l’intervista che Elsa Monti, moglie del premier, ha rilasciato ad Alfonso Signorini questa settimana, non vi fate ingannare dal rigido tailleur indossato dalla signora e dal maglioncino colorato indossato dall’intervistatore: la first lady è lei, non Signorini. Secondo avvertimento. Dopo la lettura potrebbero venirvi due sospetti: il primo è che questa donna fa una vita al cui confronto quella di un’addetta ai timbri alla dogana croata, prevede qualche momento di svago in più. Il secondo, più allarmante, è che se l’intenzione era quella di affidarci a un tecnico, ci siamo messi nelle mani sbagliate. Le indiscrezioni della signora Monti sui cinquant’anni trascorsi assieme al suo Mario infatti, mi hanno lasciata più perplessa che le spiegazioni di Emilio Fede sulla valigetta portata in Svizzera. E il ritratto che vien fuori del nostro premier non è poi così edificante. Roba che se è vero che dietro a un grande uomo c’è una grande donna, dietro a Mario Monti c’è una donna il cui processo di beatificazione andrebbe avviato entro le sei di domani mattina.
Tanto per cominciare, Signorini racconta che l’appartamento privato del premier a Palazzo Chigi conta in tutto cinque stanze: salotto, studio, sala da pranzo, camera da letto e cucina. Il bagno non viene citato, per cui il dubbio è che la signora lo abbia in comune in corridoio col portiere dello stabile. Ma questi sono particolari. Perchè la parte più inquietante riguarda il marito, definito da lei stessa «un uomo con poco spirito pratico che ha imparato a sostituire le lampadine un poco alla volta». Cioè, ci governa un uomo che se si fulmina l’abat-jour sul comodino legge facendosi luce col display del cellulare, e pretendiamo che risolva il corto circuito dell’economia italiana.
Ma fin qui. Signorini le chiede poi se lo stare accanto a suo marito le sia costato qualche sacrificio e la signora Elsa ribatte: «Ho avuto una vita molto piacevole. Beh, forse piacevole è esagerato. Interessante». Interessante. Che sostanzialmente è la stessa risposta che si dà alla domanda «Ma il tipo che mi devi presentare è figo?» per omettere l’amara realtà: è una ciofeca da rodeo. Del resto, di esaltante nella vita con quest’uomo, ci deve essere stato ben poco, visto che la povera Elsa racconta pure che la domanda di matrimonio l’ha fatta lei a lui. Sostanzialmente, quando Santa Elsa da Palazzo Chigi ha capito che Mario suo c’avrebbe impiegato tre settimane a finire la Bocconi comprese sei specializzazione e tre master all’estero ma ci avrebbe messo sedici anni a chiederla in moglie, è andata a ordinare le bomboniere.
Poi passa a descrivere la sua vita a Palazzo Chigi. «È come stare in un albergo senza la chiave della stanza, dopo una cert’ora qui non c’è più nessuno e mio marito rientra la sera verso le undici», dice. Una descrizione talmente lugubre, che verrebbe da chiederle se ogni tanto vede anche due gemelline in abito azzurro in corridoio e se Mario, quando litiga coi sindacati, torni a casa brandendo un’ascia. Sull’argomento figli la faccenda si fa interessante: «Si è appassionato ai figli tardi, finchè non c’è stato tra loro lo scambio intellettuale, non è stato un padre così presente».