MONTI SFOTTE I PARTITI, di Alessandro Sallusti
Pubblicato il 29 marzo, 2012 in Politica | Nessun commento »
Monti alza la voce con i partiti. Io piaccio alla gente, voi no, ha sentenziato ieri dal Giappone dove si trova in visita di Stato. Un altolà soprattutto a Bersani che minaccia di non votare la riforma del lavoro.
Ma più in generale un chiaro sintomo di insofferenza verso i suoi azionisti, cioè la maggioranza che lo sostiene e gli permette di governare. Vorrebbe, Monti, decidere senza la politica tra i piedi. È un lusso che in teoria può permettersi perché, primo vero caso nella storia repubblicana, lui è lì per chiamata diretta, come avveniva per i dittatori nell’antica Roma che prendevano momentaneamente il potere nei momenti di particolare crisi. Come Grillo, Monti fa leva sull’antipolitica per aprirsi la strada del consenso. Gioco facile, ma pericoloso.
E non soltanto perché, sarà solo una coincidenza, senza la mediazione della politica piccoli imprenditori in difficoltà hanno cominciato a uccidersi. Sputtanare chi ti tiene in vita non è mai cosa saggia. E non fare distinguo è un po’ omertoso. Già, perché Monti dovrebbe dire chiaramente quali forze politiche stanno ostacolando e boicottando sottobanco il suo lavoro. Dovrebbe fare nomi che noi ben conosciamo ma che se pronunciati da lui avrebbero un effetto ben diverso sulla famosa opinione pubblica. Dovrebbe dirci, Monti, da che parte gli stia tirando la giacchetta il presidente Napolitano, e noi sospettiamo che il Quirinale lo stia tirando dalla parte del Salva Sinistra più che del Salva Italia.
Sarebbe meglio sapere dalla sua viva voce quanto il Pdl debba ancora pazientare per vedere varata la riforma del lavoro, visto che il partito di Berlusconi e Alfano non ha frapposto il minimo ostacolo allo sciagurato aumento della tassazione sul quale non era per nulla d’accordo, cosa che ha fatto girare i santissimi ai suoi elettori non meno di quanto l’articolo 18 lo faccia a quelli del Pd. Insomma, se vuole fare il duro, Monti abbia il coraggio di farlo fino in fondo e non si nasconda dietro battutine che ci riportano alla Prima Repubblica più che proiettarci nella Terza. Di giochetti alla democristiana ci bastano quelli di Casini. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 29 marzo 2012
…..Tutto giusto, meno una cosa. Non è vero che gli elettori del PDL siano incazzati solo per la salatissima tassazione imposta da Monti con decreto legge, lo siono anche per l’art. 18 perchè anche i lavoratori eventuali destinatari delle conseguenze delle modifiche alll’art. 18 relative al mancato reintegro per i licenziamenti operati dietro la maschera delle ragioni economiche sono elettori del PDL che ritengono cretino da parte del PDL non solo condividere la riforma cosi come l’ha fatta il duo Monti-Fornero, ma addirittura dolersi che l’abbiano fatta non con cdecreto legge ma con un disegno di legge che forse si perderà nella palude del Parlamento. Forse Alfano avrebbe fatto bene a non condividere quewsta parte della riforma così da indurre Monti a modificarla e qiuindi ad utilizzare il decreto legge per ilr esto della riforma che se non sarà l’elica ella crescita, potrebbe per il futuro costituire un buon supporto. Diteglielo ad Alfano e ai suoi consigliori. g.