A un mese dalle elezioni amministrative tre inchieste giudiziarie mettono contemporaneamente sotto tiro la Lega. I pm di Milano, Napoli e Reggio Calabria hanno fatto irruzione, come si dice in gergo, nella sede del Carroccio per acquisire carte e documenti.

Bossi e Belsito

Bossi e Belsito
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Situazione delicata, complessa e anche un po’ sospetta. Mi riferisco ai tempi, ai modi e alla presenza sul luogo del presunto delitto del pm Woodcock, quello delle inchieste spettacolo che mediamente finiscono in nulla.

A differenza di quanto è accaduto coi casi Bersani- Pd e Lusi-Margherita, a pochi minuti dal blitz già si sapevano tutti i dettagli delle accuse, quasi che qualcuno volesse garantirsi un buon risultato mediatico: i soldi distratti dal tesoriere Belsito (che in serata si è dimesso) e finiti in parte alla famiglia Bossi, i rapporti con emissari di ’ndrangheta e camorra. In un attimo, dopo 18 anni di onesta e specchiata attività, il Carroccio è diventato il centro di ogni malaffare. Possibile? Dubito anche se, essendo i bilanci dei partiti un buco nero alimentato per legge e dalla legge protetto, tutto può essere.

Io credo che il problema della Lega, più che con la magistratura (vedremo che fine farà l’inchiesta), sia al suo interno. Veleni, spiate, malelingue e trabocchetti: la guerra tra le varie anime (bossiani e maroniani in primis) ormai è senza quartiere e non mi meraviglierei se si scoprisse che le procure hanno avuto qualche aiutino (leggi soffiate) dall’interno del movimento. All’origine del caso c’è però la grande contraddizione della Lega, movimento di lotta in Padania ma di supergoverno a Roma, al punto da non rifiutare il fiume di soldi che lo Stato centralista e cattivo versa a ogni tornata elettorale nelle casse dei partiti. E, come è noto, dove c’è tanto denaro gratis i pasticci sono all’ordine del giorno.

Può cambiare tutto questo il corso della politica? Possibile, anche se è presto per dire come. Bossi è ferito ma non ancora fuori gioco. Maroni è come il funambolo che cammina sulla corda sospesa in equilibrio instabile. Potrebbe raggiungere la meta (controllo totale del partito) e cambiare lo scenario delle possibili alleanze elettorali. Ma anche mettere il piede in fallo e scivolare di sotto. Berlusconi, unico tra i leader di partito, ha dato la sua solidarietà incondizionata a Bossi. Il Pdl osserva preoccupato: la Lega è avversario nelle imminenti elezioni amministrative e lo scandalo può quindi essere un vantaggio. Ma con Maroni alla guida, potrà mai il Carroccio tornare alleato? Il Giornale, 6 aprile 2012