Leggere i commenti del Palazzo è meglio che andare a vedere uno spettacolo di cabaret. Lo stato confusionale della nostra classe dirigente è totale, mai visto niente del genere, neppure ai tempi di Tangentopoli. I parlamentari sfornano comunicati che oscillano tra il disperato, il comico, il grottesco e il tragico.
Il migliore della giornata ieri è stato quello del senatore Raffaele Lauro (Pdl), che ha la soluzione chiavi in mano del problema: una commissione parlamentare d’inchiesta sui bilanci dei partiti. È come chiedere ai polli di riunirsi e dare un giudizio sulla bontà del curry, o dare all’agnello facoltà di deliberare sul pranzo di Pasqua. Immagino l’impavida commissione al lavoro, istituita con grande tripudio, sobri comunicati, dotata di un presidente, due vicepresidenti, uffici ad hoc, segretarie, autisti, portavoce e portaborse. Mi fermo qui, per carità di Patria. Ne abbiamo visto un’altra all’opera in questi mesi, la famigerata commissione Giovannini sui costi della politica. Ha gettato la spugna, non è venuta a capo di un bel niente. Fallita. Kaputt. Nel frattempo altri cento milioni di rimborsi elettorali (leggere «finanziamenti mascherati») stanno per arrivare nelle casse dei partiti. Fossi nei panni dei presidenti di Camera e Senato, procederei di concerto con il governo a bloccare il superassegno. Non lo faranno, è in corso una melina vergognosa, un palleggio di responsabilità, uno scaricabarile e un tentativo chiarissimo di portare la discussione su un binario morto. E invece è giunta l’ora di darci un taglio.
L’istinto di autoconservazione dei politici sta producendo il risultato opposto: si stanno suicidando, ma così facendo rischiano di trascinare nel gorgo anche le istituzioni, che invece vanno salvate e messe in condizioni di essere più forti, stabili e credibili. Nessun partito può tirarsi fuori da questa storia. Il referendum del 1993 che aboliva il finanziamento fu aggirato con una legge-truffa. Solo i radicali si opposero. I partiti cercheranno anche stavolta di architettare un’altra fregatura. Quando compaiono comunicati del Palazzo che riportano la formula «serve una risposta alta», significa che si sta scendendo in basso. Un modesto consiglio da uno che legge cosa scrivono i lettori e sente l’aria che tira nel Paese: non provateci. Mario Sechi, Il Tempo,8 aprile 2012

…………….BEN DETTO, MA INTANTO…..

Rimborsi elettorali del 2008

In arrivo altri cento milioni per i partiti

Il 31 luglio i movimenti politici otterranno 100 milioni di euro, l’ultima rata dei 503 milioni di rimborsi elettorali per le consultazioni del 2008. Peccato che li spendano in auto di lusso, lauree, viaggi e case. «Il governo riflette e prende posizione» assicura il premier Monti dal Libano dopo l’ennesimo scandalo, quello che ha costretto alle dimissioni il leader leghista Bossi. Ma non si muove una foglia. Anzi, in piena recessione, con le famiglie italiane alle prese con l’aumento delle aliquote locali, il pagamento dell’Imu e i rincari (a ottobre l’Iva passerà dal 21 al 23%), i partiti otterranno un’altra vagonata di soldi. Non sarebbe il caso di bloccarli? Di approvare un decreto per restituirli ai cittadini? Magari per finanziare contributi alle imprese o per i disoccupati? Nessuno, per ora, s’è posto il problema. E il Palazzo ingrassa. Soltanto per restare in Europa, le Camere basse di Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna insieme spendono quanto l’Italia. Un onorevole del Belpaese costa il doppio rispetto a un tedesco o un francese. E si capisce perché. Altro che tagli. Camera e Senato hanno deciso piccole riduzioni che non intaccano il tenore di vita dei nostri rappresentanti o, nel migliore dei casi, sono sforbiciate che comporteranno modesti risparmi nel futuro. Come la storia dell’abolizione dei vitalizi, sbandierata come esempio di addio ai privilegi. In realtà non avranno l’assegno soltanto quelli che saranno eletti per la prima volta nella prossima legislatura mentre gli italiani continueranno a pagare i vitalizi di 1.464 ex deputati e 843 ex senatori. Per coprire gli assegni, compresi quelli di reversibilità, ogni anno la Camera impegna 138 milioni di euro, il Senato 79 milioni. Qualcuno ha provato pure a guardarsi indietro ma non c’è stato niente da fare. L’ordine del giorno presentato da Borghesi (Idv) a Montecitorio chiedeva di abolire il vitalizio sia per i nuovi sia per i vecchi parlamentari. Voti favorevoli: 22. Voti contrari: 498. Muro di gomma. Ogni anno la Camera dei deputati spende quasi 1 miliardo di euro, il Senato più di 650 milioni. Alcune spese sono stravaganti: più di 7 milioni per stampare gli atti parlamentari della Camera, 743 mila euro di pedaggi autostradali, 530 mila euro per l’organizzazione di mostre e conferenze, 143 mila per i servizi di guardaroba. I gruppi parlamentari di Montecitorio ottengono più di 36 milioni: 11 milioni e 869 mila per il «funzionamento», 13 milioni 420 mila per il «personale» e altri 11 milioni per le «segreterie». Ma non potrebbero sborsarli i partiti, visto che ottengono centinaia di milioni di euro come rimborsi elettorali e hanno un avanzo mostruoso? Contiamo soltanto quelli assegnati ai movimenti per le elezioni politiche del 2008. Sono 503 milioni di euro. Troppi, dato che i partiti hanno dichiarato spese per 136 milioni. Gli altri 367 milioni sono rimasti nel loro portafoglio. Anzi, in quello dei loro tesorieri che, spesso, come nei casi della Margherita (Luigi Lusi) e della Lega Nord (Francesco Belsito) li hanno distratti per affari privati. Un arricchimento netto del 456 per cento. Pazienza se nello stesso periodo, come ha verificato la Banca d’Italia, il reddito delle famiglie italiane è diminuito del 6 per cento. Cose che capitano. Solo nei partiti. Ma c’è di più. Negli ultimi diciotto anni i partiti hanno avuto 2,25 miliardi di rimborsi, ma hanno documentato uscite per un quarto della cifra, 579 milioni. Geni della finanza. Mal di testa? Preparate l’aspirina. I partiti hanno incassato più di quanto costerà la riforma del mercato del lavoro. Ma quella la pagano i contribuenti con le tasse sulle case in affitto, sulle auto aziendali, sulle imposte d’imbarco all’aeroporto. Monti tassa, i partiti incassano e i politici spendono. Pagano sempre gli stessi: gli italiani onesti. Magna magna? Massì, tanto che il Senato impegna 40 mila euro all’anno solo per le posate. Sì, per forchette, coltelli e cucchiai. Spariscono ogni anno. Si mangiano pure quelli. Va tutto alla grande. Perché sono già due Parlamenti che vengono votati con il «Porcellum», cioè con la legge elettorale che prevede la lista bloccata che ha cancellato collegi e preferenze, eppure deputati e senatori fino al mese scorso hanno continuato ad avere in busta paga 3.690 euro al mese (4.180 per i senatori) come «rapporto eletto-elettori»: per coprire i costi di manifestazioni nel proprio collegio e per pagare i portaborse. Tra l’altro fino al 1° marzo 2012 non erano previsti controlli. Tanto che su 630 deputati soltanto 236 avevano contratti di lavoro con i collaboratori. Grande sacrificio. Hanno tagliato i benefit degli ex presidenti della Camera e del Senato. Prima avevano uffici, auto blu e segreteria a vita, adesso «soltanto» per dieci anni dopo la fine del mandato. Hanno litigato pure su questo. AlbertoDi Majo, 8 aprile 2012

…………..Il ministro Severino ha dichiarato: il Governo è pronto, attende l’imput dei partiti. Non sappiamo se prende in giro se stessa o prende in giro i cittadini. Se il govenro aspetta l’imput dei partiti dobbiamo attendere il diluvio universale. Se non sono solo i giullari dei partiti, i tecnici o quelli che tali si spacciano assumano per decreto legge immediatamente efficace l’abolizione della legge sui rimborsi elettorali, sospendano l’erogazione della tranche degli ulteriori 100 milioni, obblighino i partiti a restituire le plus valenze incamerate rispetto alle spese sostenute. Il resto è aria fritta. g.