Mentre il caos avanza, gli autori classici vengono in nostro soccorso con frasi che emergono dalla memoria e assumono significati fino a quel momento sconosciuti. Mentre infuria una sanguinosa battaglia politica, mentre i partiti si avviluppano nel deserto delle idee, mentre là fuori i forconi avanzano, mentre l’economia è spread e bufera, ecco farsi vicino Shakeaspeare, con il foglio animato dal turbine nero di Macbeth, metafora del potere, delle sue brame, dei suoi errori ed orrori.
Macbeth: «Vi sarà sangue, dicono: sangue vuol sangue, si è saputo di pietre che si sono mosse, e di alberi che hanno parlato; àuguri e ben intesi raccostamenti, per mezzo di piche, di gracchi e di corvi, hanno fatto scoprire l’assassino il più nascosto. A che punto è la notte?».
Lady Macbeth: «Quasi alle prese con la mattina, per decidere chi sia delle due».
A che punto è la notte dell’Italia? È quasi alle prese con la mattina, per decidere se restare buio e dissoluzione o rinascere e regalarci un’alba e un nuovo inizio. La cronaca è impietosa e i personaggi sono quelli di una tragedia.
Una delle donne del «cerchio magico», Rosi Mauro, è artefice, complice e caprio espiatorio di una storia di familismo amorale e distrazione di fondi. Non si dimette, senza misura e umanità amici e avversari la chiamano «la strega» e il Senato della Repubblica la «brucia» e sostituisce per salvaguardare «il decoro dell’istituzione», come se a Palazzo Madama tutto splendesse d’oro e d’argento. C’è un capo carismatico in declino, Umberto Bossi, che guida una gattopardesca operazione di «pulizia» del suo clan con i fedelissimi di sempre. C’è un delfino, Roberto Maroni, che nuovo non è, al fianco del capo da vent’anni, che quando parla condivide pulsioni secessioniste, mitologie posticce, ampolle, scudi e spadoni. C’è un Nord in cerca di rappresentanza, di lavoro e giustizia fiscale. C’è una nuvola grigia di comparse che va e viene sul palcoscenico, c’è la moltitudine impaurita dei partiti in cerca di un copione, di una storia nuova da raccontare, di una scena non strappata dalla scure della giustizia, un informe teatro che attende un autore che sappia dargli vita, scienza e coscienza.
C’è un Paese, l’Italia, da reinventare. Mario Sechi, Il Tempo, 12 aprile 2012

.…C’è solo da chiedersi se ci sia il tempo prima della catastrofe e chi e come  si debba fare. g.