Francois Hollande Uno schiaffo in faccia all’Europa. Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi ha questo significato profondo. Il risultato di Francois Hollande, quello straordinario di Marine Le Pen e lo stesso voto del Front de Gauche di Melenchon sono non solo la bocciatura di Nicolas Sarkozy – primo presidente uscente dal 1958 ad arrivare secondo nel primo turno – ma dell’asse Parigi-Berlino e delle politiche di Angela Merkel che ha fatto campagna elettorale per Sarkò. In altri tempi sarebbe «un campanello d’allarme», ma il quadro è così fosco che la scelta dei francesi diventa salutare. Parigi val bene una scossa, speriamo che a Bruxelles l’abbiano sentita o l’Eurozona fa crac. Al contrario di quel che pensano i progressisti italiani – i cui potenti binocoli si fermano a Roma – non è l’avvio di un nuovo ciclo delle sinistre (che in Francia restano minoritarie con il 39,9% dei voti), piuttosto è l’inizio di una forte ondata antieuropeista. Il cuore della Francia continua a battere a destra (seppur divisa, ha il 46,5% dei voti), ma lontano dalla retorica europeista e vicino ai temi dell’identità nazionale. Hollande prende i voti perché vuole demolire il fiscal compact e chiede una revisione del patto economico di Bruxelles. Le Pen alza la bandiera della Patria, attacca la turbofinanza e le politiche migratorie. Dieci anni di Euro senza governo, di crescita che non c’è, di burocrazia bizantina ed egoismo teutonico hanno prodotto questo risultato: vincono i partiti che prendono le distanze da tutto ciò che ha una relazione con Bruxelles, la moneta unica e la Banca centrale europea. Sono i popoli che votano, non i consigli d’amministrazione. Accade in Francia, ma il fenomeno cresce anche in Inghilterra e presto sarà così anche in Italia. Sarkozy paga la sua vicinanza ad Angela Merkel. Gli elettori non sono dei bifolchi ai quali si possono vendere collanine spacciandole per oro, vedono bene cosa sta accadendo nel Vecchio Continente. Chi afferma di voler salvare la Grecia strangolandola ha creato un mostro che ora si aggira per l’Europa: nessuno dà fiducia a chi affama un popolo. Ha ragione Sarkozy quando dice che questo è «un voto di crisi», ma dovrebbe interrogarsi su chi l’ha alimentata e sul grande errore commesso da un politico così ricco di talento come lui. Doveva riformare la politica europea, battere i pugni e piantare la bandiera dell’identità politica, economica e culturale. Ha sbagliato tutto il possibile e assecondando i piani egemonici tedeschi s’è quasi giocato l’Eliseo. Al secondo turno può ancora succedere di tutto, ma difficilmente gli elettori della destra stavolta lo voteranno, proprio perché rifiutano la regia di Berlino. Non si fidano. E per convincerli Sarkozy dovrà fare una giravolta spaziale rispetto a tutte le sue scelte politiche. Vedremo se sarà capace di cambiare passo. In ogni caso, il risultato è cristallino e in Italia il governo e i partiti dovrebbero riflettere. L’ondata non si fermerà a Parigi. A Palazzo Chigi appuntino sull’agenda il fatto che la cancelliera Merkel da oggi è più debole. In questo scenario vantarsi di essere «tedeschi» è un boomerang. Cerchiamo di essere italiani, perché stanno tornando le nazioni. Mario Sechi, Il Tempo, 23 aprile 2012

…………..Tutto vero e tutto giusto nella analisi del voto francese da parte di Sechi. Ed è certo che i voti dei francesi che hanno votato Marine Le Pen mai andranno a Sarkozy al secondo turno. Non perchè essi non siano di destra e quindi più politicamente vicini a Sarkozy che ad Hollande, ma perchè essi sono sopratutto e innanzitutto  antieuropeisti, anzi contro questa Europa germanizzata e bancherizzata , oltre che cinicamente burocratizzata, come è l”Europa che protende i suoi artigli sui popoli che hanno aderito all’Idea europea pensando non all’Europa delle banche e dei più forti, ma immaginando e sognando  l’Europa dei Popoli e delle Nazioni. Noi stessi siamo cresciuti fortemente pervasi di questa Idea, convinti ieri come oggi, che solo una Europa unita avrebbe potuto contrastare e contrapporsi ai due bloccchi egemonici che dopo la seconda guerra mondiale si erano spartiti il mondo, ignorando e calpestando, una parte in nome del dollaro, quindi della finanza, l’altra parte in nome di una  falsa unità proletaria,  le attese e gli interessi di popoli che pur avendo subito i danni della guerra, erano culla non solo dell’Ocicdente ma anche e sopratutto testimoninaza di cultura e progresso. Tutto ciò è stato disatteso e oggi l’Europa che ci troviamo di fronte è qualcosa di assai lontano dai sogni antichi, compresi quelli mazziniani, una entità fredda e lontana, solo regole e diktat che annullano le identità nazionali senza sostituirle con una comune identità europea che al più  si vorrebbe fosse quella tedesca. Così non va e gli elettori francesci, sia quelli che hanno votato per Hollande, sia quelli che hanno votato per la determinata signora bionda ma non arcigna Marine Le Pen, lo hanno detto chiaro e tondo e lo confermeranno nelle urne il prossimo 6 maggio, dando mandato a chi si insedierà all’Eliseo non di propugnare politiche di sinistra all’interno della ridotta dimensione nazionale, ma di farsi interprete di una voglia di nuova Europa che rinasca dalle sue ceneri e si restituisca in qualche modo all’Idea che pervase non solo gli europeisti del 19° secolo, ma anche quelli del 20°,  Aldice  De Gasperi ,  Adenauer,   Schuman  che pensavano e agivano da statisti e non da ragionieri. Noi ci contiamo. g.