Da sinistra il cancelliere Merkel e il premier Monti Lo scenario europeo dopo il primo turno presidenziale in Francia e la crisi del governo in Olanda è vulcanico: è iniziata un’ondata antieuropeista di cui non conosciamo gli esiti ma possiamo immaginare la rapida ascesa. Di fronte a questo fenomeno, dobbiamo chiederci che cosa succederà in Italia. I sintomi del malessere sono manifesti: recessione, tassazione record, divario Nord-Sud sempre più grande, larga disoccupazione tra i giovani e le donne. I rimedi sul piano della politica di governo per ora non ci sono. Preoccuparsi dello spread era ed è importante, ma poi si vive di lavoro. E su questo fronte non ci siamo. Monti l’altro ieri ha escluso un aumento della spesa pubblica in investimenti per stimolare la crescita. Niente ricetta keynesiana. Bene. Allora ne resta solo un’altra: il taglio della spesa improduttiva e l’abbassamento della pressione fiscale. È un punto sul quale insistiamo da sempre e siamo in buona compagnia. Lo hanno ribadito ieri sia la Corte dei Conti che Bankitalia. Il peso delle tasse su lavoratori e imprese deve scendere. A questo va aggiunto un altro punto chiave: le banche devono tornare a fare il loro mestiere, cioè prestare soldi a famiglie e aziende meritevoli di fiducia. Il denaro deve essere impiegato nell’economia reale e non nella finanza per la finanza. Senza queste misure, parlare di crescita è una presa in giro. Senza una risposta concreta, i partiti della protesta demagogica prenderanno il largo.Lo scenario italiano rischia di essere ben più grave di quello francese e olandese. Noi non abbiamo una destra identitaria come quella guidata da Marine Le Pen, il Belpaese presenta una Lega in fase di autodistruzione, un’Italia dei Valori che semina spesso livori, una sinistra altermondista con idee fuori dal mercato e, soprattutto, un movimento guidato da un comico, Beppe Grillo, accreditato dai sondaggi come una forza da tre milioni di voti. Questo scenario fumante ci dice che consegnare il Paese al caos è semplice: basta continuare a prendere ordini da Berlino e «fare i compiti a casa». Salvarlo non è impossibile: bisogna dire alla maestra Merkel che ha esagerato. E ricordarle che non comanda la finanza, ma i popoli. La politica può andare in letargo, ma prima o poi torna. E ruggisce. Mario Sechi, Il Tempo, 24 aprile 2012

.……………Non va detto solo alla Merkel, ma notificato anche al suo plenipotenziario italiano, cioè il prof. Monti, il quale o non capisce niente di economia o è agli ordini di una potenza straniera come al tempo delle spie. In un caso e nell’altro deve togliere le tende e poco male se questo significa andare al voto. Votare è una delle più determinanti ragion d’essere della democrazia e nulla può essere più essenziale del voto per un popolo che deve avere il diritto alla autodeterminazione. Interessatamente  i partiti che quattro mesi fa rinunciarono alle loro prerogative e nel contempo ai loro doveri per affidarsi nelle mani di un gruppo di disperati (non quelli dannunziani…) insigniti della legion d’onore del toccasana, ora continuano a ciurlare nel manico ma solo per ragioni di bottega. Le loro scelte non sono dettate dagli interessi generali ma solo dai propri e l’opzione del voto non è subordinata ai parametri degli interessi generali ma solo ai propri. Ecco perchè,  benchè sia chiaro a tutti che Monti e compagni sono solo dei volgarissimi dilettanti allo sbaraglio, addirittura peggiori dei pur tanto spregevoli politicanti che si aggirano per le stanze del potere, nessuno si decide a dar loro gli otto giorni, restituendoli alle loro attività e alle loro presunte competenze. Ma così facendo il quadro, nero, che disegna Sechi è destinato ad annerirsi sempre di più, con esiti e conseguenze indeterminabili nella loro concretezze e nella loro pericolosità. La responsabilità dei partiti in questo frangente è enorme e occorre che chi ha gli strumenti per  richiamarle agli occhi dei partiti e delle loro sconquassate classi dirigenti deve farlo, senza giri di parole ed eufemismi di qualisiasi genere. Si dica pane al pane e vino al vino, costringendoli a scendere degli olimpi sui quali si sono rinchiusi per confrontarsi sul terreno dei problemi quotidiani. Una cosa sopratutto va detta: la democrazia è scelta del popolo e assunzioone di responsabilità da parte dei prescelti. Il popolo voti e chi verrà scelto dovrà farsi carico delle decisioni necessarie. Compresa una. Notificare all’Europa, della Merkel come di chiunque altri, che o si fa l’Europa dei popoli e delle nazioni, o ciascuno per la propria strada. g.