Un Grillo spaventa il Palazzo. E questo la dice tutta sullo stato di crisi dei partiti. La giornata di ieri è la metafora di una perdita d’identità costante. Abbiamo registrato che Di Pietro litiga con Grillo, Casini parla di Grillo e Bersani bacchetta Grillo. E qui sta il primo grosso errore di comunicazione perché significa dargli più forza, alimentarne la vis polemica e la capacità distruttiva. Il movimento politico del comico non propone alcuna alternativa, ma semplicemente la demolizione del sistema. Non è un programma politico, ma una carica a testa bassa. E dopo? Si vedrà, nel frattempo avanti e via tutto quello che c’è in mezzo. Tra Grillo e i partiti ci sono le istituzioni e – per quanto abbiano molti problemi – andrebbero salvate. L’errore grande dei partiti è proprio quello di continuare a pensare di cavarsela con un maquillage. Agli elettori non basta. È vero che forse non basterebbe neppure una cura radicale per fermare la burrasca dell’antipolitica, ma è chiaro che la risposta data finora è insufficiente.
</DC>I sondaggi sono sotto gli occhi di tutti. Grillo viene dato al 7%, cioè come una forza capace di raccogliere circa tre milioni di voti, ma altre rilevazioni lo danno ampiamente sopra il 10%. Finché non si va alle urne, i numeri restano teorici e per fortuna i voti sono molto più difficili da prendere, ma a un anno dalle elezioni Grillo si autoalimenta con gli errori della politica. Lui ne compie di incredibili, ma lo scenario gioca a suo favore. Quando il comico dice che bisogna uscire dall’Euro, si mette sulla scia di un movimento ormai europeo che trova come unica risposta possibile alla crisi la fuga dal barocco sistema di Bruxelles. La recessione funziona da propellente per i razzi dei movimenti anti-sistema. La differenza che ha l’Italia con altri Paesi – come la Francia o l’Olanda – è che in Parlamento non c’è nessuna forza in grado di raccogliere questo malessere e costituzionalizzarlo, dargli forma democratica, farlo diventare qualcosa di costruttivo e non distruttivo. Il movimento di Grillo ha questo enorme limite e associa alla durezza del linguaggio un indistinto disprezzo per qualsiasi cosa rappresenti le istituzioni. Per questo quando Casini dice che Grillo «è meglio stia in Parlamento che fuori» non ha tutti i torti, ma dovrebbe anche chiedersi perché un comico comincia a riempire le piazze e come mai la tenuta dei partiti è messa a rischio da un fenomeno così debole dal punto di vista della proposta. È qui che c’è il Grande Assente di questa storia: la politica. Ha fatto il passo indietro lasciando al governo tecnico la responsabilità di guidare il Paese, ma così ha tolto ai partiti la risposta alla crisi di identità. Così tra Monti e il Grillo parlante c’è il vuoto. Mario Sechi, Il Tempo, 27 aprile 2012

………….E’ dall’insediamento, irrituale e per molti versi incostituzionale, del govenro dei cosiddetti tecnici che sosteniamo, insieme a tanti altri, che il passo indietro della politica è stato un atto di diserzione che i partiti avrebbero pagato duramente. Prima i sondaggi che davano la fiducia degli italiani nei partiti in caduta libera, poi le contorsioni dei partiti intorno ai loro mali interni, poi, ancora, gli interventi sopra le righe del presidente della Repubblica  solo mirati a giustificare le scelte irrituali e fuori dal contesto parlamentare operate dal Qurinale in funzione irrituale di supplente della politica e delle Istituzioni preposte, infine Grillo. I sondaggi che lo danno al 7-10% sono destinati a salire, non perchè Grillo dia affidamento ma perchè dice le cose che gli italiani dicono ogni giorno, anzi gridano ogni giorno, in casa, in piazza, nei bar, dinanzi allee dicole dei giornali, sui treni, al lavoro, ovunque, imprecando non solo contro Monti, ma sopratuttio contro chi ce lo ha messo, perchè si perpetuassero antichi e ormai insopportabili privilegi di caste che se ne fregano dei mali del Paese e del pesente  rubato ai padri con l’alibi, falso e pretestuoso,  di non rubarlo ai figli. La gente lo ha capito, ha capito che il governo di questi  tecnici pasticcioni,  tra l’altro – ed è la peggiore delle ironie – vissuti e cresciuti all’ombra dei politici che ora li hanno incaricati del lavoro sporco, perpetua nel tempo il sistema dei partiti che promettono e impongono  sacrifici per tutti meno che per se stessi. Cosa accadrà nell’immediato futuro? Dice il saggio che il futuro degli uomini è nel grembo di Giove ( noi che siamo credenti pensiamo che sia nel grembo di Dio) ma dobbiamo anche noi fare la nostra parte per raddrizzare il futuro e indirizzarlo nella direzione più giusta. E se per dare una scossa al sistema asfittico dei partiti che giocano alle belle statuine o a mosca cieca bisogna tifare per l’antipolitica, ebbene tifiamo pure,  contro e nonostantre gli anatemi del solito Napolitano che di questo sistem, non dimentichiamolo mai, a è figlio e frutto.  Nella speranza che prima o poi, per dirla con Eduardo, ha da passà la nuttata. g