Meno sette giorni al voto amministrativo, primo test elettorale nell’era governo tecnico. In queste ore le parole della politica sono inquinate dalla campagna elettorale, affrontata senza entusiasmo da partiti provati dall’anomalia della situazione nazionale.

Non sempre si dice ciò che si pensa e si tace sulle reali intenzioni. La mamma di tutte le domande, cioè se il governo cadrà a ottobre o se si arriverà a fine legislatura, resta senza risposte certe.
Ieri Silvio Berlusconi ha rinnovato a Giorgio Napolitano la lealtà del Pdl al governo del presidente non senza ribadire alcuni paletti: stop a nuove tasse innanzitutto. Si deve poi mettere un argine all’ennesima offensiva politica dei pm (si è tornati a parlare di una legge che regoli la diffusione delle intercettazioni telefoniche e di atti giudiziari coperti dal segreto). Si dice che al Quirinale non tiri una bell’aria e che Napolitano sia molto nervoso. Il governo dei miracoli si sta impantanando, Monti appare personalmente stanco, l’ingloriosa bocciatura dei mercati e della finanza al suo (non) operato gli brucia più di una sfiducia parlamentare, la sua iniziale forza propulsiva è al lumicino.
Il presidente della Repubblica, dopo gli osanna di novembre, si è ridotto a litigare con il comico Grillo, segno che le cose proprio non girano come il Colle aveva immaginato. Più che antipolitica servirebbe ora un ritorno di politica. Tocca al Pdl trovare la soluzione, pena pagare dazio per sostenere l’insostenibile. Con la Lega quasi dimezzata da scandali veri o presunti, con Bossi sempre più isolato e in difficoltà («lui sapeva tutto» dichiarazione attribuita al cassiere Belsito), l’asse del Nord, architrave del centrodestra, è ormai un ricordo. Forse, per sbloccare la situazione, è arrivato il momento di rimettere sul tavolo con forza la proposta di una nuova legge elettorale. E chissà che non se ne sia parlato già ieri, negli ovattati saloni quirinalizi. Alessandro Sallusti, 29 aprile 2012

……Stamattina Palazzo Chigi ha diramato un comunicato nel quale si dice che Monti e i suoi passerotti sono impegnati a trovare il modo di evitare l’ulteriore aumento del 2% dell’IVA ad ottobre. Per farlo bisogna trovare 4 miliardi di spese da tagliare. Allora si può? Certo che si può, solo bisogna volerlo. E per volerlo basta che il governo si renda conto – e tema -  che i partiti che lo sostengono si siano resi conto che questo governo con in testa il suo ex competente Monti  non hanno nè voglia di spremersi le meningi nè fantasia sufficiente per andar oltre la strada semplicistica e inutile della vessazione tassaiola, e decidano di tagliare i ponti e prendere altre strade, cioè le elezioni, mandando in pensione (dorata)  questo govenro di inetti e di prosopopeici pseudo tecnici. Resisi conto di questo rischio, anzi di quanto sia molto più concreto di quanto le parole dei leader facciano intendere che sia giunto il momento di far saltare ilbanco, Monti e compagni hanno inprovvisamente trovato la via del buon senso: invece di aumentare le tasse, bloccando i consumi e provocando recessione, è meglio, come da tempo scrivono illustri e veri economisti, non quelli alla Monti, ridurre le spese e Dio sa quante spese improduttive ci siano da tagliare in questo Paese. Ed ecco che proprio all’indomani di questo editoriale di Sallusti che, non dimentichiamolo, dirige il quotidiano della famiglia Berlusconi, Monti, usando il fido ministro Giarda, ha annunciato oggi l’esatto contrario di quanto aveva dichaiurato sino a poche ore fa e cioè che la situazione è drammatica e che l’aumento dell’Iva non poteva essere annullato. Invece si può. Ed è una boccata di speranza, in attesa che diventi aria pura, per tutti, dagli imprenditori ai consumatori. Solo bisogna trovare 4 miliardi di tagli con cui sopperire al mancato aumento dell’IVA. E dove si dice che siano stati trovati? Nel taglio, anzi no, nella riduzione del numero delle Provincie, accorpando quelle inferiori a 350 mila abitanti….Andiamo, è una sciocchezza, peggiore dell’aumento dell’IVA al 23%. La riduzione di una ventina di provincie non procura 4 miliardi di tagli della spesa pubblica, ma solo, forse un centinaio di milioni di euro, come i tagli annunciati in un paio di ministeri che procurano una trentina di milioni, una goccia dei fiumi di danaro pubblico mal speso nel nostro Paese. E’ appena il caso, a mo di esempio,  di ricordare i 200 mila  euro che solo per fotografare se stesso ha fatto spendere il presidente della Camera….Non vorremmo che dopo aver versato momentanee lacrime di coccodrillo sull’IVA da non aumentare, fra qualche settimana il Monti  scopra l’acqua calda e, passato il pericolo di una ben assestata  pedata nel suo didietro per mandarlo a casa, candido e borioso ad un tempo, funereo e arrogante, informi che i tagli programmati non producono i risultati necessari, per cui ad ottobre l’IVA aumenta comunque. Una sorta di contrordine compagni  di guareschiana memoria che ormai sembra essere diventato il rituale di questo governo al vino bianco. Perciò, egregio Direttore Sallusti, lei che può spieghi a Berlusconi che se vuole chiudere la sua vita politica senza essere ricordato come l’affossatore numero uno del centrodestra italiano, non aspiri a improbabili, anzi impossibili intese bipartisan con la sinistra che in Italia non è diversa da quella ucraina che tiene in prigione e massacra di botte, Iulia Timoshenko,  la leader dell’opposizione liberale al regime comunista che governa oggi l’Ucraina, ma prima che sia tardi e prima che milioni di elettori sfiduciati e demotivati del centrodestra individuino un qualsiasi Grillo in un nuovo e moderno Gugliemo Giannini, l’Uomo Qualunque del 1948,  il cui simbolo, aihmè, era un torchio che stritolava, allora come oggi, gli italiani, faccia, se può, qualcosa di destra.  g.