LA FARSA DEI TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA, di Vittorio Feltri
Pubblicato il 30 aprile, 2012 in Politica | Nessun commento »
Amministrare il Paese non è come giocare a poker, ma per il governo è giunto il momento di mettere le carte in tavola. Basta con i bluff. I primi sei mesi sono serviti a Mario Monti per portare le tasse italiane al massimo mondiale.

E i motivi che hanno indotto il presidente a farlo sono noti: lo spread (che poi sale lo stesso), la Borsa (che poi scende lo stesso), il debito pubblico (che si è impennato lo stesso) e il denaro fresco (che poi manca lo stesso).
Il premier esordì in autunno lanciando uno slogan: rigore ed equità. Che il popolo ha preso per buono. E, con rassegnazione, ha pagato tutto ciò che gli è stato chiesto di pagare. Se rigore deve essere – ha pensato- che rigore sia. Ma finora si è assistito a uno strano fenomeno. I sacrifici sono toccati soltanto ai cittadini: Iva, benzina, tabacchi, Imu eccetera. Lo Stato, invece,riforma dell’età pensionabile a parte, non ne ha fatti; non ha tirato la cinghia e ha continuato a spendere e spandere.
Anche l’equità, quindi, è andata a farsi benedire. Un esecutivo che usa il bastone fiscale contro i contribuenti, e si guarda dal tagliare la spesa corrente, causa del bilancio in rosso, è iniquo e stolto.
Il rigore è tale se uguale per tutti. Se, invece, chi ce lo chiede, e lo ottiene, non lo applica anche per sé, è un furfante che non merita rispetto. Ma non è mai troppo tardi per riparare. Concediamo ai professori i tempi supplementari che, comunque, hanno una scadenza: facciamo un mese a partire da oggi, visto che stasera il Consiglio dei ministri è chiamato a spiegare in cosa consista la sua spending review . Già. I tecnici parlano in inglese per apparire sapienti e perché fa figo, però, in questo caso almeno, sotto la lingua di Shakespeare c’è il nulla, mentre dovrebbe esserci la revisione della spesa.
Infatti, il ministro Piero Giarda, incaricato di individuare i rami secchi, ha svolto egregiamente il suo lavoro, ma i politici gli hanno riso in faccia: secchi o non secchi, quei rami non vanno neppure sfiorati. E allora, che si taglia? Siamo alle solite. Bisogna riflettere, ponderare, valutare le conseguenze di un’eventuale potatura. In che senso? I partiti, in parole povere, temono che ridurre le spese significhi scontentare chi riscuote e perderne il consenso. E l’esecutivo, senza l’accordo dei partiti che lo sostengono, cadrebbe. Ecco perché la spending review rischia di rimanere un esercizio platonico, puramente teorico, privo di effetti pratici.
In altri termini. I docenti si limiteranno a qualche piccola recisione, simbolica, indolore, insomma inefficace ai fini della sistemazione dei conti. Per aggiustare i quali, pertanto, essi non avranno altra scelta che sfilare dalle nostre tasche i pochi euro salvati. Vittorio Feltri, Il Giornale, 30 aprile 2012
E per tagliare, i tecnici ora si affidano a un altro tecnico, ovvero la farsa nella tragedia di un governo di incapaci
Tutto rimandato al Consiglio dei Ministri per i tagli alla spesa pubblica al 31 maggio. Entro quel giorno ciascun ministro dovrà proporre un piano di risparmio. A prevederlo è la direttiva del presidente del Consiglio Mario Monti che, dopo un Consiglio dei ministri di svariate ore, ha preferito rimandare i tagli alla pubblica amministrazione (l’ormai nota spending review) a data da destinarsi.

Nell’intento del governo c’è ancora l’idea di trovare almeno quattro miliardi di euro per scongiurare l’aumento dell’Iva e un altro miliardo per stimolare le imprese e rilanciare l’economia del Belpaese. Dove? Non si sa.
E il fatto è che non solo non lo sappiamo noi, ma sembra non saperlo nemmeno il premier Mario Monti che decide di affidarsi a un altro tecnico, un super commissario: Enrico Bondi.
Il rapporto che il ministro per i Rapporti con il parlamento ha presentato ai colleghi è la base per la discussione sui possibili tagli ai costi, necessari per recuperare qualche miliardo da utilizzare per abbattere la crisi economica e rilanciare la crescita. Il governo starebbe valutando anche la possibilità di tagliare le Province, soprattutto dopo il richiamo della Bce. Per scongiurare l’aumento dell’Iva di altri due punti, Monti ha chiesto a ciascun ministro di proporre un piano di risparmi entro il 31 maggio. I criteri alla base del documento partono dal “riconoscimento dell’attività di revisione di spesa come prioritaria”. Il primo criterio operativo riguarda – appunto – la revisione dei programmi di spesa. Il secondo il ridimensionamento delle strutture dirigenziali. Poi, il premier propone di intervenire sui servizi razionalizzando sul personale e centralizzando gli acquisti. E ancora: il compattamento degli uffici, la riduzione delle consulenze e l’eliminazione delle spese di rappresentanza.
Per il momento il governo sta ancora valutando se intervenire con un decreto legge o con un disegno di legge. Ad ogni modo Monti punta a mettere insieme una sorta di task force interministeriale formata da tecnici con l’obiettivo di ridurre di circa 13 miliardi le uscite dei ministeri entro l’anno prossimo. La squadra sarà appunto guidata dall’ex commissario straordinario della Parmalat, Enrico Bondi, che sarà nominato subito con un decreto legge.
.….Che dire? Ora bisognerà prima stanziare i soldi jnecessari a pagare il supertecnico che dovrà dire ai tecnici di serie B come e dove tagliare, ovvero intanto che si trova la medicina l’ammalato, cioè gli italiani, muoiono strangolati dal fisco. Andatevene! g.