FINI FURIOSO CON CASINI: PERCHE’ MI HAI LASCIATO?
Pubblicato il 10 maggio, 2012 in Politica | Nessun commento »
Chi la fa l’aspetti. Il destino di Gianfranco Fini non poteva essere che questo: dopo aver mollato (il Cavaliere), essere mollato (da Casini). Il quale Casini, ieri, vista la scoppola elettorale beccata dall’Udc, ha deciso unilateralmente che il Terzo Polo non ha più motivo di esistere, senza consultarsi prima con Rutelli (che conta come il due a briscola) e con Fini. Obiettivo: liberarsi dai due fardelli (pesanti come immagine ma leggerissimi in termini di consensi) per poter liberamente scegliere se cedere alle lusinghe di Berlusconi in vista delle politiche 2013. L’Udc è tornato a essere ago della bilancia e vuole liberarsi dal giogo terzopolista che rischia di mandarlo a fondo sotto i colpi dell’antipolitica grillina. Italo Bocchino ha detto che “andiamo a avanti nella costruzione del Fli, a cosa miri l’Udc non ci è chiaro”. Ma, dicono i ben informati, Fini l’avrebbe presa con minor filosofia. Trovatosi di fronte al “de profundis del Terzo Polo, il presidente della Camera si è molto arrabbiato: “Gridava come un pazzo, diceva che Casini e inaffidabile, un irresponsabile” raccontano nel Fli. Fini e Casini, ieri, hanno avuto un faccia a faccia a Montecitorio, ma il leader dell’Udc è apparso irremovibile: “Ognuno porti avanti il suo progetto, poi si vedrà“. LIBERO, 10 MAGGIO 2012
.……………Povero Fini. Da ducetto di Alleanza Nazionale, a delfino di Berlusconi, infine a covice di Casini a mezzadria con Rutelli ed ora, a metà corsa, irrimediabilmente solo, con Casini che pensa a se stesso e sinanche Bocchino, il luogotenente finiano – ciascuno ha il luogotenete che si merita!- che al Corriere della Sera ha dichiarato oggi che il futuro di Futuro e Libertà, la creaturina di Fini, è nel PD, come è già accaduto in Puglia, dove in molti centri dove si è votato domenica scorsa i finiani sono scesi i campo nelle coalizioni guidate dai post comunisti, un tempo alternativi ai postfascisti. Che fine squallida per i resti di quello che fu un partito modesto ma tenace nella sua fede e nelle sue battaglie, cioè il MSI, il Msi di De Marsanich, di Roberto Mieville, di Michelini, di Almirante, di De Marzio, di Roberti, e di Pinuccio Tatarella. Il quale si sta rivoltando nella tomba al pensiero che il suo nome campeggia su insegne che si apprestano a unirsi a quelle del PD , cosa che mai e poi mai egli avrebbe voluto o consentito, perchè pur nel suo ben noto pragmatismo una cosa aveva ben ferma: la sua fede e la sua idea di destra. Del resto, quando si arruolano mercenari di ogni risma, da Roma a Toritto, per favorire le ambizioni e gli arrivismi ( e magari gli affari) di qualche terza o quarta fila, questi sono i risultati. g.